Due anni fa, il 20 giugno 2006, si spegneva Tonm Benetollo

Tom Benetollo: l’impegno fra Utopia e Realismo.

Tom Benetollo

Tom Benetollo

A due anni dalla scomparsa la figura di Tom Benetollo ci riporta al senso primordiale dei valori politici e culturali della lotta di classe. Ciò viene imposto clamorosamente dall’attualità politica ed economica del Paese e anche dai rivolgimenti interni al capitalismo italiano e ai suoi guastatori che si sono resi conto “forse” che privatizzare gli utili e socializzare le perdite, paga a breve ma non a lungo periodo.
Dunque diviene necessario mettere mano, e alla svelta, al modello di sviluppo e al suo sistema di rapporti sia di sostegno sociale, finanziario che di lavoro e di relativi modelli consumistici. La ricetta sviluppo per lo sviluppo e rilancio dei consumi attraverso l’incremento di stipendi, salari e pensioni se risponde sicuramente ad una necessità strutturale della giustizia sociale, come poi spendere queste risorse diviene decisivo se la nostra generazione vuole consegnare a quelle future un mondo migliore di quello che ci hanno lasciato i nostri padri/madri e i nostri nonni/nonne.

La nostra difficoltà è già segnalata dal fatto che siamo chiamati a difendere la Costituzione Repubblicana frutto si della mediazione fra cattolici, liberali e comunisti ma che rimane funzionale alla strutturazione del potere per il potere. Con questa consapevolezza ci stiamo battendo per far vincere il NO al referendum confermativo ma non dobbiamo dimenticare le dinamiche che sono alla base del sistema parlamentare, giuridico ed istituzionale; cioè di un’architettura di un impianto spesso piegato alla volontà impopolare. Infatti con lo schermo protettivo del parlamentarismo la borghesia industriale e il capitalismo hanno nascosto, insabbiato e protetto disegni e eversivi contro il popolo e le sue rappresentanze più significative come le organizzazioni sindacali e i comunisti. Basti pensare alla strategia della tensione, all’armadio della vergogna, alla protezione americana e vaticana dei nazisti in chiave anticomunista.

Oggi si ripropone come allora il tentativo di marginalizzare la sinistra radicale; buona per cacciare il despota Berlusconi, ma per fare posto a che cosa? Secondo “lor signori” dovrebbe essere un po' come nel calcio, dove i Del Vecchio patron della Fiorentina mentre facevano la guerriglia contro i vertici della Federcalcio capeggiata dal Galliani (Berlusconi) chiedevano aiuto al sistema “moggista” per aggiustare le partite.
Peccato che nel frattempo qualcuno ha pensato che la Fiorentina e i Del Vecchio potevano rappresentare il riscatto del calcio “pulito”. Nulla di più subdolo ed effimero. Questo pantano e questa melassa, in cui pezzi di poteri forti vorrebbero trascinare il Governo Prodi, sono i luoghi nei quali dovremmo fare la nostra politica, appunto impantanati e cloroformizzati. Proprio in forza dell’analisi e dei valori per i quali abbiamo speso i migliori anni della nostra vita diviene decisivo tenere salda la barra del cosiddetto neorealismo utopista.
Cioè non rinunciare all’idea di cambiare il mondo sapendo che qualcosa si può fare da subito, ora. Utopia dal greco “ou topos” (non luogo) cosa che non esiste, praticamente irrealizzabile. Questo non luogo, secondo noi materialisti, è invece perimetro nel quale pensare ad un mondo migliore senza dover per forza credere alla sua irrealizzabilità.
Anche perché pensare ad un mondo dove tutti nascono senza problemi e muoiono nel loro letto per vecchiaia; dove possono avere una casa, un lavoro e mangiare e bere quanto basta senza che qualcuno ti venga a dire come, dove e quando (tipo le multizonali).
Pensare ad un mondo senza malattie.
Ecco ritenere tutto questo come un fatto utopistico è veramente bizzarro e fuori luogo oppure malafede di chi a paura di perdere privilegi atavici.
Un filosofo anonimo sosteneva che le peggiori convinzioni di un uomo sono quelle a cui non crede…

Ecco Tom ci da la forza di pensare che un altro mondo è possibile passando anche attraverso l’esperienza del governo dei processi politici, istituzionali ed economici. Rompiamo così la logica più utopista = più comunista; cioè chi la spara più grossa è più comunista di altri, oppure al teologismo del comunismo nuova frontiera del neo-comunismo conservatore. Oggi più di ieri è all’ordine del giorno la Rifondazione del Comunismo forse la duplice risposta adeguata all’inefficacia del riformismo democratico davanti al crollo del capitalismo.

Marco Fraceti (Segretario del Circolo del PRC “G. Impastato” di Monza)
Monza, 20 giugno 2006