Parla Daniele Luttazzi, l’autore dello “scandaloso” Satyricon che fece imbufalire il Cavaliere.
Da allora non è più tornato in tv

Berlusconi? Uno che si fa gli affari suoi

«Al governo oggi ci sono gli ex dc, gli ex psi e gli ex piduisti, come Beppe Pisanu»

 

In principio è stato Satyricon. Ricordate? Il primo “urlo d’artista” non è stato quello di Moretti. È stato quello che lanciò Daniele Luttazzi, la sera del 14 marzo 2001 su RaiDue, durante il suo seguitissimo show. In una maniera “molto semplice”, direbbe lui: il giornalista Marco Travaglio aveva appena pubblicato L’odore dei soldi, origini e misteri delle fortune di Berlusconi. Luttazzi lo intervistò. Piovvero critiche e scomuniche, da destra ma anche da sinistra e centro. Oggi Satyricon è diventata una fortunatissima tournée teatrale. La destra è al governo; la sinistra e il centro, invece? Hanno bisogno di una lobotomia prefrontale o basterebbero le pastiglie Valda?, direbbe lui.

Come si vive con una querela da 50 miliardi che penzola sulla testa?

«Oh no è molto di più. Quelle legate a Fininvest sono di 41 miliardi: 20 richiesti da Berlusconi, 5 da Fininvest, 5 da Mediaset, 11 da Forza Italia. Poi ce n’è una da 120 miliardi del gruppo Cremonini. Si vive tranquillamente. Se sei sicuro del fatto tuo, se credi nella giustizia. Non prevalebunt».

L’intervista a Travaglio, in Satyricon, viene considerata dalla destra l’anno zero della tv faziosa. Contento?

«In realtà cosa ha fatto scalpore? Che un conduttore televisivo facesse domande e che un giornalista riferisse fatti. È talmente insolito. Quando, pochi giorni dopo, Berlusconi è andato da Costanzo a magnificare la sua bravura di imprenditore con la cassetta su Milano2, Costanzo si è guardato bene dal fargli le domande sugli inizi da imprenditore. Il grande pluralismo Mediaste»

Berlusconi dice che il suo show gli ha fatto perdere 17 punti alle elezioni. Che ne pensa?

«Precisiamo: nell’immediato, durante la campagna elettorale, ha detto che questa demonizzazione - Berlusconi chi ama “demonizzazione” fare le domande - gli faceva aumentare il gradimento. Datamedia lo dava in salita. Lui era contento e diceva: continuate pure a “demonizzare”. Adesso dice che gli ho fatto perdere il 17 per cento dei voti: evidentemente si sono avviati i pro cessi e deve mettere le mani avanti. O era bugiardo prima, o è bugiardo adesso. L’intervista a Travaglio è stata giudicata legittima e “opportuna” da un giornalista dell’Herald Tribune. Che ha scritto: in campagna elettorale bisogna farsi domande sui candidati, è una funzione democratica essenziale».

Ma anche l’Ulivo l’ha criticata. No?

«D’Alema ha detto: Satyricon è un boomerang per la sinistra. La campagna elettorale dell’Ulivo doveva essere, secondo loro, quella che poi abbiamo visto: una campagna per vecchie zie. Con Rutelli che dice e non dice. Ora, una campagna elettorale prevede degli avversari. Altrimenti i risultati sono quelli che sono. Poi, a un certo punto, Berlusconi ha detto che secondo lui D’Alema era il vero leader dell’opposizione. E questo argomento taglia la testa al toro: D’Alema deve andarsene a casa».

Si è lamentato Berlusconi, si è lamentato D’Alema. Ma lei chi voleva far vincere?

«Nessuno. Questa è la cosa che mi ha dato più fastidio. Siccome in Italia nessuno fa niente per niente, quando uno da cittadino si interroga su cosa capita subito si pensa: chi lo manda? Michele Serra ha fatto un artico lo su Repubblica dicendo: si deve capire che certa gente si manda da sola. E’ quello che sta succedendo in Italia. Non c’è più un riferimento politico definito per l’opposizione, la gente si autoconvoca. Quindicimila persone a Firenze convocate da due professori è una cosa enorme. Perché la gente non ne può più: governano a furia di menzogne, si muovono con la forza dei panzer, turlupina no gli italiani. Quindi erano giustificati gli interrogativi durante la campagna elettorale. Dalla Bicamerale in avanti l’Ulivo ha sbagliato qualsiasi cosa. La classe dirigente dell'Ulivo deve andarsene a casa»

Qualche settimana fa Serra ha scritto che in questa sua fortunata tournée ogni tanto non trova teatri disponibili. Ci spiega?

«Non mi lamento perché la mia tournée va benissimo. Ma è capitato, curiosamente, che in certi posti - in Puglia, a Legnano, a Varese, in Veneto - certe date sono saltate all’ultimo momento. Telefono agli organizzatori e mi dicono: guarda forse non è il caso».

Ha un’ipotesi?

«Ci sono delle querele in giro. Peggio per loro. Amen».

Lei dice «la classe dirigente dell’Ulivo deve andarsene» . E’ la rivolta della base? «Bisognava farla prima delle elezioni la rivolta della base. Adesso, belle forze, è talmente evidente.

Mi stupirei che la gente non scendesse in piazza. L’altro giorno uno al ristorante mi diceva: ho votato Berlusconi per avere un milione di pensione al mese, ora mi trovo con 200mila lire in meno.
L’italiano è sempre così: capisce quando lo toccano sul soldo. Per un motivo ideale bisogna aspettare vent’anni. Non va bene, bisogna svegliarsi».

A proposito di risvegli, da Piazza Navona al Palavobis, si torna a parlare di giusti zia. Lei aveva acceso un riflettore sulla giustizia proprio in quel famoso Satyricon. Era la primavera dell’anno scorso.

«L’ho fatto è proprio per una questione di giustizia. La giustizia vale per tutti oppure no. Vedere gente come Schifani (capogruppo al Senato di Forza Italia, ndr che dice, a sfregio, “evidentemente la giustizia in Italia non è uguale per tutti”, vedere la verità ritorta contro se stessa, è un segno classico di regime. Siamo in un regime, c’è poco da fare. E non da dopo le elezioni, già da prima. Un argo mento di Berlusconi è: sono stato eletto democraticamente. Ma queste elezioni non sono state così tanto democratiche, visto che c’è un tetto di 90 milioni di spesa per un candidato, e invece lui ha speso miliardi. Non va bene. Lui disprezza la tv dell’Ulivo, che gli avrebbe fatto “i linciaggi”: col cavolo. Bruno Vespa ha fatto quello che ha fatto, La Rosa ha fatto quello che ha fatto. Non dimentichiamoci. La mia è stata una goccia nel mare».

Travaglio ci ha detto che Berlusconi è Al Capone. Secondo lei chi è Berlusconi?

«Un imprenditore che fa gli affari suoi».

A dieci anni dall’inizio di Tangentopoli, scoppia il caso Odasso a Torino. Che le fa pensare?

«Che il miracolo di Berlusconi non è quello che farà fare alle finanze italiane, che infatti tracollano. Il miracolo è stato convincere l’elettorato moderato che lui era “il nuovo”. Con lui sono ritornati gli ex dc, gli ex psi, la P2. Beppe Pisanu, il ministro dell’Attuazione del programma che mi ha fatto la citazione per conto di Forza Italia - 11 miliardi - è un ex piduista»

Contro l’approvazione del testo sul conflitto di interessi, l’Ulivo ha abbandonato la commissione Affari istituzionali. Ha fatto bene?

«Ovvio. È talmente fuori da una qualche cognizione di società civile che non è possibile stare al tavolo delle trattative o stare lì a parlare con questa gente. Sartori chiama in causa il Capo dello Stato. In effetti dovrebbe dire qualcosina. Perché qui mi sembra che i moniti verbali contano poco. Se li lasciamo fare questi non fanno prigionieri, come diceva Previti».

Lei, nello spettacolo, fa il Tg che vorrebbe vedere?

«Non un Tg. Lo spettacolo ha una struttura catechistica, io faccio domande e risposte. È un monologo satirico, aggiornato al giorno stesso. Commento i fatti che capitano. Mi piacerebbe farlo in tv».

Vorrebbe tornare in tv? A fare cosa?

«Ho già fatto una proposta a Zaccaria e a Freccero in un convegno sulla satira. Tutti lamentano i costi: ma costano i varietà con le soubrette. Il programma che vorrei fare è molto semplice: cinque minuti dopo il Tg2. Commentare, come faccio in teatro, i fatti appena ascoltati. Non costerebbe niente. Ma col cavolo che te lo fanno fare: siamo in democrazia».

Ha detto che i leader dell’Ulivo se ne devono andare. Fassino ad esempio...

«Fassino è uno dei pochi venuti a Satyricon. Questo testimonia l’integrità della persona. Berlusconi, Rutelli e altri non sono voluti venire. Mi è dispiaciuto. Se fosse venuto Berlusconi gli avrei fatto le stesse domande che ho fatto a Travaglio».

Un leader le replicherebbe: ma tu cosa proponi?

«Ciascuno deve fare il suo lavoro. lo sono un autore satirico. Se sapessi cosa fare probabilmente farei il politico».

E’ comunista?

«Non sono comunista. Però sono marxista. E’ diverso».


Dalla Romagna...un medico prestato alla satira

Daniele Fabbri (questo il vero nome di Daniele Luttazzi), nasce a Sant’Arcangelo di Romagna nel 1961, e dimostra fin da giovanissimo il suo umorismo pungente e la sua ironia surreale. A 14 anni, infatti, riceve una targa d’argento Unesco per il cortometraggio animato Flic sulla luna. Dopo aver conseguito il diploma classico, si laurea in medicina con una tesi sulla eziopatogenesi immunitaria della gastrite atrofica. Nel frattempo collabora al settimanale satirico Tango come vignettista. Opinionista al Maurizio Costanzo Show, nel 1989 partecipa con un piccolo spazio personale al suo primo varietà, Fate il vostro gioco.

Nel 1990, per il programma Banane, realizza una esilarante parodia di Gigi Marzullo e nel 1991 inaugura la rubrica radiofonica di satira Onde comiche.

La notorietà in televisione giunge però grazie al programma satirico di RaiTre Magazine 3, in cui interpreta il ruolo dapprima del figlio, ingenuo ma non troppo, di Oreste De Fornari e Gloria De Antoni (interveniva nelle loro discussioni con sagaci battute); poi del dottor Stranamore, un medico che risponde a piccanti quesiti sul sesso. Nella stagione 1996-1997 entra a far parte dei conduttori di Mai dire gol dove interpreta il giornalista Panfilo Maria Lippi, il prof. Fontecedro e Luisella. Nel 1999 conduce il programma satirico Barracuda su Italia I. Nel gennaio 2001 è la volta del talk show Satyricon su RaiDue.Tra i fondatori del settimanale umoristico Comix, ha pubblicato Sesso con Luttazzi, 101 cose da evitare a un funerale, Locuste, Adenoidi, Crampi e Tabloid e la parodia del romanzo di Susanna Tamaro, Va’ dove ti porta il dito.

Daniela Preziosi
Roma, 1 marzo 2002
da "Avvenimenti"