Gli affari, gli interessi, le partecipazioni e le scatole cinesi della "famiglia"

Tutto quello che hanno gli Agnelli ... e che puoi evitare di comprare

Il gruppo Agnelli affonda il suo potere e la sua ricchezza nel controllo totalitario della società in accomandita per azioni Giovanni Agneli & C Sapa. Il 100% delle azioni ordinarie (che danno diritto al voto e determinano le clausole decisionali e le scelte strategiche della società capofila) sono al 30,3% di Gianni Agnelli, il 10,4 di Maria Sole Agnelli Teodorani, il 10% degli eredi di Giovanni Nasi, il 9,7 degli eredi di Laura Nasi Camerana, il 9,4 di Umberto Agnelli, il 9,3 di Clara Nasi Ferrero Ventimiglia, il 7% di Susanna Agnelli, il 6 di Cristiana Agnelli Brandolini, il 3,9 degli eredi di Emanuele Nasi, il 2,2 di Clara Agnelli Nuvoletti. Il restante 1,8%, infine, è consegnato a una quota di autocontrollo.

Le finanziarie blindate

La cassaforte così blindata, possiede a sua volta il 100% del capitale ordinario (non quotato) e il 51,74 delle azioni privilegiate (quotate i Borsa) della Ifi, Istituto finanziario industriale, assieme a cui la capofila detiene l'84,81% della francese Exor (il 61,4 è della Sapa e il 23,41 dell'Ifi). La finanziaria possiede - oltre al 99,6 della Juventus Football Club e al 54,1 della holding Ifil, che si occupa di partecipazioni diversificate - il 18,09% del capitale ordinario del gruppo Fiat, partecipato a sua volta al 12,46 dalla seconda holding. In questo modo la famiglia controlla direttamente il 30,55% del gruppo industriale. Altre quote Fiat sono detenute al 2,23 da Mediobanca e al 2,39 da Deutsche Bank mentre il 2,22 è della Compagnia SanPaolo di Brescia e il 2,87 delle Generali, le quali hanno anche una partecipazione del 3,16% nella prima finanziaria. L'Ifi, infine, detiene il 7,87 della Unicem e l'1,16 dell'istituto Imi-SanPaolo, banca a cui partecipa anche la Ifil con il 3,83% e che, assieme a BancaIntesa-Bci di Giovanni Bazoli-Corrado Passera e a Capitalia-Banca di Roma di Cesare Geronzi-Matteo Arpe, ha fornito le coperture all'enorme debito accumulato dalla casa torinese.

Il gruppo industriale

Il gruppo Fiat controlla il 100% di Fiat Auto, che comprende i marchi Fiat, Lancia, Alfa Romeo, Maserati e Ferrari, recentemente ceduta per un terzo a Mediobanca; il 100% di Iveco (veicoli industriali), delle attività avioniche e aeronautiche di Fiat Avio e del materiale rotabile di Fiat Ferroviaria; il 100% di Business solutions (confluita assieme a Fiat Avio in Italenergia, di cui detengono rispettivamente il 21,11 e il 25,06% del capitale ordinario) nonché di Itedi, la società editrice che controlla il giornale La Stampa e la concessionaria per la raccolta pubblicitaria Publikompass. Fiat controllava al 100% anche la Teksid, recentemente ceduta con tutte le attività metallurgiche. Altre partecipazioni sono al 71,4 in Case New Holland (macchine agricole e movimento terra), nata due anni fa dalla fusione di Case-New Holland e Fiat-Allis; al 68,3 in Magneti Marelli (componenti); al 65,6 in Comau (servizi e sistemi di produzione); al 65,2 in Toro Assicurazioni; al 60,2 nella Ipi, a cui fanno capo le società di tlc Ciaoweb (50% Fiat e 50% Ifil) e Atlanet (29,9 Fiat e 3,1 Ifil). Infine, il gruppo scambia con Mediobanca un incrocio azionario del 2,06%, contro il 2,23 di Fiat posseduto dalla merchant bank di Piazzetta Cuccia.

Le altre partecipazioni

La holding di partecipazioni diversificate Ifil - gestita da sempre dalla cordata famigliare che si riferisce a Umberto, e che ha subìto più che condiviso la vocazione e le velleità da capitano d'industria dell'Avvocato - riguardano i settori della distribuzione, cartario, alimentare, turistico-alberghiero, oltre a partecipare a sua volta con una quota parallela nelle attività bancarie e in quelle della new economy-internet-tlc.

Nel settore della grande distribuzione, in joint venture con il gruppo francese Auchan, la Ifil controlla direttamente il 60,2% del circuito Rinascente, con grandi magazzini di abbigliamento-profumeria-articoli da regalo in quasi tutte le grandi città capoluogo, e indirettamente attraverso Eurofind il 51% degli ipermercati del marchio Auchan, di cui i francesi hanno il 49%. Nel settore cartario la Ifil controlla, con il 53,3 di Worms et Cie, il 40% di Arjo-Wiggings Appleton-Awa; mentre nel settore alimentare possiede (sempre attraverso Worms) il 100% di Galbani e Permal Group, il 99,7% di S. Luis Sucre, il 4,1 della Danone. La holding infine, oltre a partecipare al 2,77 in Imi-SanPaolo, al 3,1 in Atlanet e all'1,3% in Accor, è presente nel settore turistico-alberghiero con il 100% di Alpitour, il 5,88 di ClubMed, il 100% di Sifalberghi (25 Ifil e 75 Accor).

Le cordate estere

Il gruppo Exor, di cui la Giovanni Agnelli Sapa ha il 61,4 e l'Ifi il 23,41%, all'inizio dell'anno controllava un altro 16% del Club Mediterranée; il 18 della Societé Foncière Lyonnaise, una delle principali società immobiliari quotate alla Borsa di Parigi; il 20,5 del Rockfeller Center di New York, venduto nel primo semestre dell'anno con cospicue plusvalenze; il 29,6 della compagnia di packaging Riverwood International; il 5,6 del gruppo Bolloré Investissement, società quotate che gestisce investimenti patrimoniali e fondi ad alto rendimento; il 5,8 del gruppo portoghese Espirito Santo Financial Holding (Esfh) quotato in Borsa e attivo nei settori bancari, assicurativi e nei servizi finanziari; il 75% delle attività vinicole della casa francese Chateau Margaux, il 7,1% della compagnia di tlc di Hong Kong Distacom, con la quale ha partecipato alla corsa per una delle licenze Umts.

Le nuove frontiere

I nuovi orizzonti speculativi verso cui è protesa la famiglia Agnelli sono, come è noto, quelli dell'energia: dalla luce all'acqua al gas. La scalata è stata affidata alla newco Italenergia - in partnership, finora, con i francesi di Electricité de France e con il finanziere franco-polacco Romain Zalewsky, e domani, forse, con i tedeschi di Rwe e di E. on - che da un lato ha vinto la gara (attraverso il consorzio Edipower) con cui ha acquisito la più grande delle Genco dell'Enel, la Eurogen, per la quale il consorzio ha sganciato 3,7 miliardi di euro. Dall'altro, Italenergia ha acquisito il controllo di Montedison, e in particolare delle due società Sondel ed Edison, con cui proprio in questi giorni la società energetica della Fiat si è fusa, accorciando la catena di controllo e rilanciando la possibilità di nuove partecipazioni al capitale ordinario, in grado di portare "sangue fresco" alle esangui casse della newco. Se con la prima operazione la famiglia Agnelli è diventata il secondo fornitore di elettricità del paese, dopo l'Enel, con questa seconda fusione per incorporazione, è diventata seconda dietro all'Eni nel settore energetico-chimico-alimentare, avendo acquisito l'intero gruppo che un tempo fu della famiglia Ferruzzi e del suo più rampante e aggressivo rappresentante, Raoul Gardini. Prima di loro la società petrolchimica era stata l'antagonista privata dell'Ente nazionale idrocarburi e l'arma segreta di Eugenio Cefis, "magna pars" dell'industria petrolchimica nazionale che ha proceduto negli ultimi trent'anni, ventre a terra, a devastare le più belle coste d'Italia, da Porto Marghera a Gela. E il futuro, in mano agli Agnelli, non promette nulla di buono e nulla di diverso.

Gemma Contin
Torino, 4 dicembre 2002
da "Liberazione"