Relazioni sindacali

Il figliuol prodigo Cgil torna a casa?

Cosa c'è dietro al comunicato unitario CGIL-CISL-UIL sulla guerra?

E' passato meritatamente inosservato sulla stampa l'ultimo comunicato unitario delle segreterie Cgil Cisl Uil sulla guerra. In realtà esso vale soprattutto per i segnali che dà sulle relazioni tra le organizzazioni sindacali piuttosto che per la mobilitazione contro la guerra.
Il documento riafferma l'opposizione alla guerra. Ma si annacqua questa affermazione con la richiesta dell'incriminazione di Saddam.
Si chiede che non vi sia il coinvolgimento dell'Italia nella guerra, ma si dimentica di criticare o anche solo di menzionare, il fatto che il governo questo coinvolgimento l'ha già realizzato.
Si auspica il ritorno in campo dell'Onu, ma non si dice nulla sulla strategia degli Usa di totale delegittimazione, per il presente e per il futuro di questo organismo e di ogni regola che si opponga al nuovo ordine imperiale voluto dal governo Bush.
Si accenna la crisi dell'Europa, ma non si dice che questa prima di tutto dovuta al servilismo verso gli Usa di Blair, Berlusconi, Aznar.
Nessuna indicazione concreta viene poi data ai lavoratori, salvo quella della sottoscrizione di aiuti umanitari. Neppure le assemblee di fabbrica, che erano una richiesta della Cgil, sono concordate.

Il documento sulla guerra di Cgil Cisl Uil rappresenta dunque un evidente arretramento rispetto a quanto si è mobilitato nel mondo del lavoro in queste settimane. D'altra parte esso è frutto di una confusa mediazione tra posizioni opposte. La Cgil, e, con qualche fatica, la Cisl saranno in piazza il 12 aprile per il cessate il fuoco. La Uil sostiene che a questo punto bisogna stare con gli Usa. E' evidente che da queste posizioni non poteva che uscire un testo pieno di contraddizioni, che, in realtà serve, o almeno allude, ad altro. A quanto Massimo D'Alema, nella conferenza dei Ds, ha chiesto alla Cgil: superare la rottura sindacale dovuta al patto per l'Italia e considerare che oramai cosa fatta capo a. Questa posizione rispecchia sul terreno sindacale quella di coloro che pensano già a come intervenire nel dopoguerra. Come se la guerra fosse una parentesi, come se il mondo intero non dipendesse nel suo futuro dalle strategie di dominio militare mondiale dell'amministrazione Usa.

I frutti velenosi del "Patto per l'Italia"

Il patto per l'Italia non è un evento del passato, esso continua a produrre i suoi frutti velenosi su tutti i campi della condizione sociale. Dalle condizioni del lavoro, allo stato sociale, alla stessa eguaglianza dei cittadini sul piano dei diritti fondamentali. Cisl e Uil hanno deciso di stare dentro la cornice di questo patto, la Cgil finora proprio quella cornice ha dichiarato di volere infrangere. Per questo c'è la rottura tra i metalmeccanici sul contratto nazionale e sulla democrazia sindacale. Così sull'articolo 18 non c'è solo il no degli industriali, ma anche di tutta quella sinistra moderata che finirà per condividere la scelta della Cisl di concordare un peggioramento delle tutele attualmente garantite da quello articolo.

Sono giorni che è in atto una campagna del "mondo riformista", con una vasto eco su quotidiani come "La Repubblica", che ha lo scopo di far tornare a casa il figliuol prodigo Cgil. La campagna sull'autonomia, che pure coglie una contraddizione reale tra il Sergio Cofferati leader politico e quello presidente di una fondazione sindacale, ha in realtà il fine di far accettare alla Cgil il patto per l'Italia. E' proprio sul terreno squisitamente sindacale, e non su quello dell'alta politica, che si sono divise le confederazioni sindacali in Italia. E' in gioco la natura stessa dell'organizzazione sindacale di fronte alla nuova aggressività nazionale e internazionale del liberismo, dopo la crisi irreversibile della concertazione degli anni '90. E' in questo quadro che la Fiom ha semplicemente perseguito sul piano contrattuale quella linea che tutta la Cgil si è data nell'ultimo congresso, linea che invece tante organizzazioni della confederazione hanno semplicemente ignorato. Ora i nodi vengono al pettine. Se, con il sostegno alle scelte della Fiom e con il sì sull'articolo 18 la Cgil saprà dare continuità alle scelte e al movimento del 23 marzo 2002, allora il segnale negativo del documento sulla guerra resterà confinato nell'ambito degli infortuni burocratici.

Altrimenti vorrà dire che la campagna sul ritorno a casa ha avuto successo e che le scelte dell'ultimo congresso sono state messe in discussione. Allora, come già è stato detto da diversi dirigenti della Cgil, bisognerà tornare là dove queste scelte sono state decise.

Giorgio Cremaschi
Torino, 7 aprile 2003
da "Liberazione"