In 250mila a Roma con le bandiere della Ces. Fischi europei contro il Cavaliere

I sindacati per l'Europa sociale

«Il treno non passa due volte per la stessa stazione»

«Vogliono dividerci. Ci stanno riprovando. Ma qui nessuno è fesso». Per rispetto della grande platea "centorazze", Guglielmo Epifani preferisce non usare la versione in lingua napoletana. Gli fa eco John Monks, il segretario generale della Ces, che apre il suo intervento con una citazione in italiano dal "Giulio Cesare" di Shakespeare: «Amici, romani, concittadini. Ascoltatemi».

I 250mila di piazza del Popolo (come annunciano dal palco) mischiano lingue e slogan, si "scambiano" i nomi dei capi di Stato. E così Berlusconi diventa lo zimbello dei francesi, numerosissimi; Aznar, degli italiani. E' facile da tradurre "Europa sociale". Ancora più facile gridare contro l'infame riforma italiana delle pensioni. Sloveni, ciprioti, ungheresi, rumeni e anche polacchi, tutti insieme a cantare "Bella ciao". Trentasette sigle sindacali in rappresentanza di più di venti paesi.

Nella sua storia, forse la Ces non ha mai avuto una "euromanifestation" così densa di contenuti. E così informale. C'è posto per la creatività di tutti. Solo quelli di Solidarnosc sfilano ordinati e quasi silenziosi.

Lo stesso Savino Pezzotta ci mette "tre secondi" a capire che l'aria è cambiata. E pronuncia un discorso molto duro all'indirizzo del governo. E' arrabbiatissimo. E non lo nasconde. Apre il suo intervento quasi urlando. Urli "di mestiere", s'intende, per scoraggiare un abbozzato tentativo di contestazione. «Il confronto con l'esecutivo - dice - non può essere che poi finisce con un sindacato che ci mette le toppe». «Non è vero, onorevole Bossi, che le pensioni di anzianità siano da salvare, sono state abolite», prosegue.

Davanti a lui c'è piazza del Popolo stracolma di gente che elargisce calorosi applausi per tutti quelli che si avvicendano sul palco. Ma per il segretario della Cgil Guglielmo Epifani parte una grande e sentita ovazione.

Anche se la Cisl sceglie la tattica "un uomo, una bandiera", non c'è bisogno di fare troppo colore. Parlano i volti e i corpi delle migliaia di giovani e di pensionati, dei lavoratori del settore pubblico, delle donne. Berretti e drappi bianchi e verdi vengono irrimediabilmente risucchiati dalla marea umana che avanza senza sosta dalle due alle sei del pomeriggio. "Our right, our Europe", è scritto sugli striscioni delle unions britanniche. La Filcams va giù dura: "Europa perdona per questo presidente. E' piccolo, è brutto e pure deficiente". La Cgt ha uno slogan davvero molto unitario: «Pour l'emploi, le retraites. Une europe social».

Insomma, un messaggio forte al governo italiano, e ai governi europei: il movimento sindacale è più unito che mai.

«Il treno non passa due volte per la stessa stazione», dice Guglielmo Epifani.

La riforma delle pensioni, aggiunge, «è una scelta improvvida, sbagliata e non condivisibile». Secondo Epifani la riforma va bocciata «perché carica sulla fatica delle lavoratrici e dei lavoratori e soprattutto dei giovani il compito di trovare un equilibrio finanziario che il governo non è stato capace di assicurare». Epifani ricorda anche le motivazioni che sono alla base della grande mobilitazione europea: «Un'Europa dal cuore democratico e non tecnocratico. E con una cittadinanza uguale per tutti». Infine, il segretario della Cgil conclude assicurando che «la mobilitazione contro il governo continuerà perché bisogna cambiare in profondità quello che il governo ha deciso». E su questo si impegna solennemente per una azione unitaria.

Un'eccitattissimo John Monks, che si scaglia senza mezzi termini contro Berlusconi, ricorda i tre pilastri per una ripresa dell'iniziativa sindacale in Europa: piena occupazione, progresso sociale ed economico, rafforzamento delle organizzazioni sindacali. Monks dà un giudizio tutto sommato positivo della Costituzione europea. Che semmai, ha il "neo" di non riuscire a tradurre i principi in atti e istituti concreti. Quindi, lancia un avvertimento ai governi: «Giù le mani». Ma il tema del giorno è la protesta contro le pensioni. E anche il presidente della Ces Candido Mendez non si risparmia: «La riforma di Berlusconi delle pensioni è ingiusta e ignorante».

In mattinata, nella riunione delle segreterie unitarie di Cgil, Cisl e Uil, è stata riconfermata la scelta di quattro ore di sciopero del 24 ottobre. Anche la Gilda, e l'Ugl, il sindacato vicino ad An, quel giorno saranno in piazza. La Fiom, che sempre ieri mattina ha riunito il suo Comitato centrale, ha deciso di far slittare il suo sciopero generale, già programmato per il 17 ottobre.

Fabio Sebastiani
Roma, 5 ottobre 2003
da "Liberazione"