Intorno ai falò i rappresentanti sindacali hanno spiegato a parlamentari e amministratori locali le loro richieste.

Gli operai di Arese chiedono un tavolo con Fiat e Governo

“E' necessario un intervento pubblico dello Stato nella proprietà di Fiat, per non consegnare agli americani di Gm questo patrimonio”

I rappresentanti sindacali dell'Alfa Romeo chiedono un tavolo su Arese a Milano, convocato dalla Regione, e con la partecipazione di Fiat Auto e del Governo. Questa la richiesta fatta nel corso di un'assemblea aperta a parlamentari e consiglieri regionali davanti ai cancelli dello storico stabilimento automobilistico alle porte di Milano.

Intorno ai falò improvvisati per difendersi dal freddo e in quasi due ore di discussione composta e partecipata, le centinaia di persone presenti davanti all'ingresso centrale della fabbrica, addette alla ricerca e progettazione e alla produzione del motore sei cilindri, oltre ai cinquecento cassintegrati che dal prossimo 9 dicembre secondo i piani della Fiat riceveranno una lettera di licenziamento, hanno spiegato a parlamentari e amministratori locali le loro richieste al governo, alla Regione e alla proprietà.

A parte un tentativo di contestazione nei confronti di un sindacalista - nel momento in cui ha citato la presenza della Pastorale del lavoro all'assemblea - non vi sono stati episodi di intolleranza, né verso i rappresentanti dell'opposizione parlamentare, tra cui Alfonso Gianni di Rifondazione Comunista, Loris Maconi dei Democratici di Sinistra, Franco Monaco della Margherita, Roberto Biscardini dei Socialisti Italiani e Fiorello Cortiana dei Verdi, né verso l'eurodeputato della Lega Francesco Speroni e il parlamentare forzista Andrea Di Teodoro.

Speroni ha voluto spiegare ai lavoratori: "Sono qui per ascoltare, lasciatemi parlare, poi caso mai fischierete - ha esordito - Non sono localista - ha proseguito Speroni - ma ritengo che la Fiat, se vuole, può pure tenersi Termini Imerese, ma ad Arese deve restare una produzione di autoveicoli". Secondo Alfonso Gianni di Prc, invece, "occorre mantenere il posto di lavoro con il blocco delle procedure di mobilità annunciate dalla Fiat e la prosecuzione della cassa integrazione".

"Non fidatevi di quello che vi dicono i politici - ha aggiunto -. Come forze di opposizione verificheremo se quanto detto sui giornali corrisponde alla verità, non si può vivere senza un progetto di lavoro e non si può disperdere la vostra capacità di produrre e di creare". Secondo il rappresentante di Rifondazione comunista, poi, per risolvere la questione dello stabilimento automobilistico "è necessario un intervento pubblico dello Stato nella proprietà di Fiat, per non consegnare agli americani di Gm questo patrimonio e non ridursi a dover assemblare pezzi prodotti e pensati da altri. Mi chiedo infatti - ha continuato Gianni - se l'Italia deve ridursi a produrre soltanto stanghette per occhiali o se invece mantenere punti alti di produzione".

Secondo Loris Maconi, che ha parlato in rappresentanza dei Democratici di Sinistra, nella vicenda Alfa Romeo "il governo ha sempre mostrato subalternità nei confronti della Fiat". Maconi, che si è detto convinto che "esista la possibilità di imboccare una strada diversa rispetto a quanto annunciato dalla Fiat", ha appoggiato le richieste della Rsu di Arese identificandole come "proposte concrete", proponendo poi la costruzione "di un coordinamento tra tutti i rappresentanti delle forze politiche per andare dai ministri Marzano e Maroni per ottenere subito un prolungamento della cassa integrazione e aprire un tavolo di trattativa con il governo e la Fiat riaprendo il confronto sul piano industriale".

Ai lavoratori presenti, si è rivolto poi don Ciccone, in rappresentanza della Curia milanese, ricordando che "la miseria che abbiamo distribuito a sostegno delle famiglie (20 mila euro, ndr) non significa che i preti danno l'elemosina, ma è una provocazione perché non riteniamo giusto che un lavoratore continui ad avere l'elemosina ma che invece debba ottenere un lavoro". A conclusione dell'assemblea, Maurizio Zipponi, segretario generale della Fiom di Milano, si è rivolto ai politici "che governano o che aspirano a governare questo Paese", affinché si rendano conto che "se chiude l'Alfa Romeo tutto il paese diventa peggiore", ricordando poi "che c'é soltanto un mese di tempo per impedire il licenziamento di 500 persone, ognuno delle quali ha un nome, un cognome, una dignità e una storia".

Zipponi ha chiesto che "la Regione Lombardia convochi a Milano il governo e la Fiat facendo ritirare le procedure di licenziamento". E per verificare "lo stato degli accordi sottoscritti con i sindacati, la Regione, i sindaci e i proprietari dell'area industriale". In un documento unitario, la Rsu ha sintetizzato le proprie richieste relative alla realizzazione dell'accordo per la mobilità sostenibile ad Arese, al mantenimento della produzione del motore a sei cilindri e della produzione di un'autovettura con marchio Alfa Romeo ad Arese.

Indymedia
Milano, 4 novembre 2003
da "Indymedia"