L'anno nuovo comincia dove è finito: con la lotta dei tranvieri.

Una lotta che parla a tutti

Privatizzazioni, flessibilità, democrazia sindacale, recupero salariale ...

L'anno nuovo comincia dove è finito: con la lotta dei tranvieri. Il coordinamento degli autoferrotranviari, che comprende i sindacati di base e iscritti ai confederali, ha ribadito con forza e determinazione la volontà di rigettare un accordo, quello siglato dai confederali, ampiamente al disotto delle necessità di recupero salariale della categoria. Conclusione che, come nella peggior tradizione degli accordi bidone, conteneva clausole tenute nascoste ai lavoratori quali quella di destinare una parte alla pensione integrativa.

Come abbiamo più volte ribadito, la lotta per un salario dignitoso è una lotta che riguarda tutti i lavoratori. Basti vedere il calo dei consumi per le feste dell'anno. Basti vedere i balbettii dell'Istat a proposito del previsto calo dell'inflazione. È la lotta dei metalmeccanici della Fiom nei precontratti. È una lotta che i sindacati dovrebbero assumere come questione generale insieme alle pensioni ed all'occupazione. Questione del salario, delle pensioni, dei diritti per i quali Rifondazione Comunista lancerà a giorni una campagna nazionale.

La lotta dei tranvieri ci propone come urgente ed enorme il problema della rappresentanza. Ci vuole molto pelo sullo stomaco, orecchi e occhi ben foderati e una notevole faccia tosta, per firmare quell'accordo a fronte di lotte d'intensità mai viste. Non solo. Si è pure cercato di dividere il fronte di lotta, ed il contratto nazionale, con trattative locali. A Milano, però, la trattativa s'è rotta. Rammentiamo che una delle richieste del sindaco Alberini era il referendum preventivo per effettuare lo sciopero e la dichiarazione individuale preventiva di adesione alla protesta.

La Filt è giunta, bontà sua, a dichiarare un referendum, ma per il 31 gennaio: un mese e mezzo dopo l'accordo?! Il coordinamento afferma giustamente che il referendum si è già svolto con le intense lotte prima di Natale. Poiché un referendum alla fine è sacrosanto che ci sia, ma memori di tante consultazioni truffa, si propone che avvenga ai sensi dello Statuto dei Lavoratori prevedendo, comunque, pluralismo o figure neutre nella gestione dei seggi. Ovviamente gli aspetti democratici non esauriscono il problema della rappresentanza sindacale, ma sicuramente aiutano il percorso per la ricostruzione di un nuovo sindacalismo di classe adeguato alla fase di un capitalismo tanto feroce quanto cialtrone. Un percorso che interroga il sindacalismo di base sovente troppo chiuso in settarismi di bandiera. Percorso che parimenti interroga una sinistra sindacale Cgil spesso invischiata in logiche tutte interne come se la questione CGIL fosse esaurita da una posizione generale largamente condivisibile. L'accordo siglato anche dalla Cgil dimostra che, al contrario, il problema delle politiche contrattuali esiste, è enorme, poichè alla lunga è quello strategico e decisivo.

Ma la vicenda del trasporto locale ci parla anche della mancanza di politiche industriali e delle privatizzazioni. Tanzi privatizza i soldi della Parmalat rischiando di metter sul lastrico migliaia di lavoratori ed una grande azienda. Nel trasporto locale mancano i soldi per pagare i lavoratori e nessuno se ne preoccupa. Mancano i finanziamenti, per ampliare, a volte per mantenere, un servizio essenziale rispetto ad una mobilità sempre più devastante e insostenibile, e nessuno se ne preoccupa. Abbiamo il parco autobus fra i più vecchio d'Europa e fabbriche che li producono in crisi, e nessuno se ne preoccupano. Ma tutti si preoccupano di privatizzare.

Per questi motivi la lotta dei tranvieri è una lotta esemplare e complessiva, che si affianca, e supera nelle forme di lotta, quella dei metalmeccanici. Una lotta che va affiancata da una mobilitazione anche dei cittadini. Giusta, e da estendere, la proposta del movimenti di Firenze di accompagnare la lotta dei tranvieri con lo sciopero del biglietto al fine di contrastare la privatizzazione e proporre un altro modello di mobilità e di fruizione delle città. Anche le associazioni dei consumatori, dovrebbero aderire ed organizzare protesta. Se non ora quando?!

Toccherà al governo, ed ai "governatori", prendere atto che l'accordo si fa con i lavoratori e che la trattativa va riaperta. Toccherebbe a tanti comprendere che il tempo è cambiato, che le esigenze di salario, diritti, democrazia sono incomprimibili. E che il lavoro, i lavoratori sono ancora un discrimine: o si sta con loro o si sta contro. Intanto buon anno e ben scavato vecchia talpa!

Ugo Boghetta
Roma, 7 gennaio 2004
da "Liberazione"