«Riempio il carrello con soli 30 euro», dice un cliente felice in televisione. Ma quanti soprusi ci sono dietro quei prezzi al massimo ribasso, quanti diritti «stracciati»?
Cassiere insultate e umiliate, costrette a sbrigare un cliente al minuto,
a pulire i gabinetti quando non starebbe nelle loro mansioni, a fare i salti
mortali per inseguire turni che cambiano di continuo.
Sì, alla Lidl funziona proprio così.
E ieri, uno sciopero alla filiale di Albenga, nel savonese, dove le lavoratrici
hanno dovuto vedersela con un caposettore che si è finto addirittura ladro.
«Da tempo - racconta Felicita Magone, delegata Filcams Cgil - ci mettono sotto
torchio per i furti che avvengono nel discount. In estate siamo state sottoposte
al cosiddetto "trattamento speciale", con due assistenti che ci controllavano
di continuo, organizzavano falsi furti per vedere come reagivamo, ci hanno
pure chiesto di comprare in altri negozi perché non si fidavano della nostra
onestà. Ma l'ultimo episodio è stato la goccia che ha fatto traboccare il
vaso».
L'episodio a cui si riferisce Felicita è avvenuto qualche giorno fa: un
uomo ha preso una cassa di birre dagli scaffali, ha fatto un buco, ha tolto
diverse bottiglie e ha infilato dentro alcuni capi di abbigliamento in vendita.
Per coprire il buco, ha messo sopra una seconda cassa di birra. Inoltre, ha
appoggiato una giacchetta in promozione sul manico del carrello, come se fosse
sua.
La cassiera non si è accorta del doppio inganno e non ha inserito nel conto
i capi di vestiario.
L'uomo, per pagare, ha dato una banconota da 20 euro, ma quando la lavoratrice
ha restituito il resto ha affermato di averle dato 50 euro.
C'è stata dunque una lite e la cassiera ha chiamato un assistente (qualifica
superiore) per verificare gli incassi della giornata.
L'uomo è uscito urlando, l'assistente lo ha seguito nel parcheggio e ha visto
che si stava cambiando: via jeans e maglietta, su giacca e cravatta.
Era un caposettore (coordinatore di più filiali): a quel punto l'uomo è entrato
«in divisa» da boss e ha fatto una lavata di capo alla cassiera, minacciando
future punizioni.
«Questo ci è sembrato davvero troppo - dice la delegata Cgil - E' stato un comportamento non rispettoso della nostra dignità, con questo inganno ci ha umiliato. Ci sono altri mezzi per sanzionare comportamenti scorretti, ma camuffarsi per fingersi ladri è davvero offensivo».
Il «metodo Lidl» prevede anche la misura di produttività a fine giornata,
per ciascuna cassiera c'è un indice numerico: «Dobbiamo tenerci intorno ai
1000-1100, ma non so a cosa corrispondano precisamente questi numeri - spiega
Felicita - A fine anno ci consegnano anche una pagellina, con valutazioni
dalla A alla C rispetto alla velocità, il rapporto con i clienti, le assenze.
Dovremmo pure firmarlo, ma a me sembra un'ulteriore umiliazione e mi sono
sempre rifiutata di farlo».
D'altra parte, se la Lidl chiede di sbrigare 240-270 clienti ogni turno di
4 ore (al ritmo di uno al minuto), chi può riuscire a controllare se qualcuno
ha nascosto dei vestiti in una cassa di birra?
Massima flessibilità anche sui turni: cambio di orario con soli 15 giorni
di preavviso, cosicché è impossibile trovare un altro lavoro.
Accontentatevi di 4 ore per 5 giorni a settimana, e un salario di 600 euro
al mese.
«Accade molto spesso con il part time: le aziende vogliono disporre del tuo
tempo, averlo in esclusiva. A Savona la Filcams Cgil ha già vinto una causa
contro la Lidl, per comportamento antisindale», spiega Alberto Lazzari, segretario
provinciale Filcams.
«Con la Lidl abbiamo interrotto le relazioni sindacali e le trattative per
l'integrativo già da un anno, non rispondono neppure alle nostre lettere -
aggiunge Lori Carlini, della segreteria nazionale Filcams - Infatti adesso
vogliamo rilanciare le mobilitazioni. Al primo punto mettiamo il rispetto
delle persone, della dignità del lavoro: basta con gli insulti, i cambiamenti
improvvisi di mansioni e orario, le minacce».
Lidl è una multinazionale: in Italia ha oltre 300 punti vendita e 2700 dipendenti,
in Europa 4500 filiali e 45 mila dipendenti (ma i numeri risalgono all'anno
scorso, oggi saranno in aumento).
La catena appartiene ai fratelli tedeschi Schwartz, e si è ampliata parecchio
anche nell'Est. In Polonia e Cecoslovacchia, denuncia la stampa locale, veniva
imposto alle cassiere di indossare una speciale benda intorno alla testa per
segnalare che erano in periodo mestruale, così che solo a loro potesse essere
concesso di andare in bagno durante il turno. La Lidl nega che «simili episodi
siano mai accaduti», ma specifica che, «se fosse mai accaduto, sarebbe raccapricciante».
(Nota: La prima vignetta è una rielaborazione di una immagine trovata su www.manager-magazin.de, la seconda immagine si riferisce ad analoghe proteste in Germania laddove anche la politica dei prezzi pagati dalle catene di distribuzione ai produttori è in discussione)