Monza – 9 febbraio 2009

Quale lavoro per Monza e Brianza?

“Oltre la gabbia del lavoro precario per creare stabilità, per dare futuro.”

Prima di introdurre il tema della serata vorrei ringraziare il pubblico, i relatori e chi ci ospita in questa splendida struttura.

Quello di oggi è uno degli appuntamenti che il Partito della Rifondazione Comunista propone per la città di Monza e per l’intera Brianza. Vogliamo confrontarci ma anche fare proposte in merito ad alcune importanti questioni che caratterizzano il nostro progetto per la Brianza ma che, allo stesso tempo, delineranno l’agenda della politica in Brianza.

Dopo il tema del lavoro, affronteremo quelli dei servizi pubblici e dei beni comuni e quelli dei trasporti e della mobilità. Cercheremo di farlo aprendoci, in un continuo dialogo col territorio, con i suoi cittadini, con le forze politiche, con quelle sociali, con le associazioni ed i comitati.

Con la costruzione di una nuova istituzione, la Provincia, alla Brianza si presenta una grande occasione. Partendo da un sistema di valori riconosciuto e da un sistema consolidato, siamo nelle condizioni di poter costruire una provincia innovativa, nelle sue forme organizzative a rete ma anche nella sua capacità di dare delle risposte in termini di servizi qualificati ai propri cittadini.

Il tema di attualità è “con quali contenuti riempiamo la nuova istituzione che già c’è.”. Altri ragionamenti sono fuori luogo e fuori tempo.

In questo percorso di costruzione e di riempimento la questione del lavoro, del diritto al lavoro buono è per noi centrale.

Già, il lavoro buono.

Per contrastare la precarietà e la mancanza di sicurezza sui luoghi di lavoro il nostro partito ha avviato una campagna nazionale e ha prodotto importanti iniziative legislative in sede parlamentare e nei consigli regionali.

Ma vogliamo trattare questi due problemi, strettamente legati, qui in Brianza, la terra delle imprese (1 ogni 8 abitanti) ritenendo che nelle specificità in cui essi si manifestano necessitano una adeguata analisi ed intervento.

Guardando i dati dell’ultimo censimento ISTAT sul territorio della Brianza operano quasi 63.000 unità locali con più di 249.000 addetti; è consistente la presenza del settore industriale, prevalentemente manifatturiero (con 20.123 unità locali, pari al 32% del totale, contro il 21% della provincia di Milano e il 28% della Lombardia e col 52,4% degli addetti totali).

Quello brianzolo è, inoltre, un sistema economico caratterizzato dall'elevato numero di piccole e medie imprese: 

  1. 99,2% di piccole imprese (di cui il 94% sono micro imprese con numero di addetti inferiore a 10);
  2. 0,6% di medie imprese con numero di addetti compreso tra 50 e 200;
  3. 0,2% di grandi imprese con numero di addetti superiore a 200.

Non mancano, tuttavia, imprese di dimensioni significative e unità produttive di società multinazionali.

In Brianza, a differenza di altre aree del nostro Paese, le opportunità per lavorare certo non mancano, ma si tratta spesso di impieghi che è sempre più difficile chiamare occupazione. La maggior parte dei nuovi assunti lo sono per lavori a termine, spesso molto brevi (nel 2004 nell’intera provincia di Milano la durata media dei lavori a tempo determinato era di 91 giorni). Ci preoccupa questo, ma anche il fatto che gli aumenti di occupazione è avvenuta in settori a basso contenuto professionale mentre vi è una preoccupante perdita nei settori manifatturieri (specie in quelli a più elevato valore aggiunto) e sostanzialmente ristagna nei servizi avanzati alle imprese.

La Brianza ha conosciuto e conosce acute crisi in settori che se supportati da una politica industriale sarebbero di traino, mi riferisco al chimico e all’elettronica e alta tecnologia, rispettivamente nel del Cesanese e nel Vimercatese, Crisi ben rappresentate dai casi Nylstar e ex-Celestica, ancora aperti e per la cui risoluzione abbiamo registrato un ritrovato protagonismo del territorio con le sue istituzioni e, soprattutto con l’importante e decisivo intervento della Provincia, in particolare del nostro Assessore Bruno Casati, che qui ringrazio vivamente,

Un quadro che di certo ci deve fare riflettere e impegnare per trovare una via di uscita.

Per ciò che ci riguarda occorre un grande intervento non solo economico, ma di progettualità da parte di tutti i soggetti coinvolti, a partire da quelli istituzionali, a tutti i livelli.

Ci sentiamo di condividere le proposte della Provincia di Milano della costituzione del tavolo di lavoro sul polo chimico cesanese ad ovest, del rilancio del settore legno/arredo nell’area centrale e la costituzione del distretto industriale High Tech Est Brianza nel Vimercatese , assi portanti per il rilancio occupazionale del nostro territorio.

Quando parliamo di occupazione e di precarietà non dobbiamo sottacere il fatto che proprio nelle pubbliche amministrazioni e negli enti ed aziende pubbliche, le unità locali col maggiornumero di addetti, viene fatto un grande ricorso al lavoro a termine e a progetto. Individuiamo questo come un settore di intervento.

Allo stesso modo – e con questo ultimo passaggio concludo - sul piano del mercato del lavoro, riteniamo che il soggetto pubblico debba, anche in questa realtà, aumentare la propria presenza. E per fare ciò è necessario partire dall’aggregazione dei soggetti pubblici già operano.

Le modalità, i tempi e le forme dovranno essere quelle più adeguate a garantire la massima adesione degli enti e delle istituzioni locali, fondamentali per la costituzione di una specifica Agenzia unica della formazione e per il lavoro della Brianza.

Non mi resta che ringraziare di nuovo e lasciare la parola ai relatori. Grazie!

Daniele Cassanmagnago (Segretario Provinciale del PRC - Brianza)
Monza, 9 febbraio 2007