La famiglia Moratti ha ricevuto dallo Stato centinaia di milioni in regalo per la sua azienda di petrolio. Ogni posto di lavoro ci è costato 700 milioni. Aziende figlie della Fiat arricchite con la spazzatura di Napoli. Grandi imprese nel sottobosco politico. Ma Veltroni dice: ascoltate Montezemolo

Capitalismo italiano assistito e impresentabile: ecco tutte le prove

Qualcuno potrebbe tuttavia regalare una patente di “società civile” al capitalismo italiano.

Lui l'ha detto e naturalmente ha subito trovato qualcuno disposto a credergli. Qualcuno che a volte rischia di farsi travolgere dalla “foga” di accontentare tutti. Dunque, i fatti. Sì, parliamo di fatti anche se si citano parole. Perché mai forse come in questo periodo le frasi, anche il chiacchiericcio della politica, rivelano aspirazioni, progetti, ambizioni. Disegni. Così - dopo la sortita dell'Eur e la presentazione del suo manifesto politico che poggia sull'antipolitica - Luca Cordero di Montezemolo è tornato sui tanti argomenti trattati. L'ha fatto su uno dei giornali più vicini al partito democratico, La Repubblica. S'è fatto intervistare per rassicurare - soprattutto la destra che ne era preoccupatissima - che non ha alcuna intenzione di «scendere in campo», come a suo tempo fece un altro imprenditore. E l'ha fatto per spiegare che le sue critiche al sistema politico non nascono da chissà quale disegno segreto. Muovono semplicemente dal suo essere «imprenditore e cittadino».

Due categorie che la politica - non quella degli sprechi e dei privilegi, ma la politica, quella vera - ha sempre tenuto a separare. Di là le imprese, di qua le persone che ci lavorano. O le loro famiglie che vivono attorno agli scarichi industriali. O i loro figli costretti a studiare in università che mai avranno le possibilità di una Luiss. Categorie diverse, insomma. Invece il sindaco di Roma, Veltroni, ha letto quel passaggio. E subito gli ha creduto.

Se vogliamo, Veltroni è andato anche al di là di Fassino. Lui, il segretario, che fa tutto e il suo contrario. Che considera importanti il Family Day e la piazza laica, che aderisce al Gay Pride ma non è d'accordo, che è interessato a quel che dice Montezemolo. Ma lo vorrebbe sommare a quel che dice Epifani. Veltroni fa però di più. Definisce espressione del «sociale» le parole del capo della Confindustria. Ieri mattina, davanti ad una platea di giovani accorsi per discutere di letteratura, il sindaco vincente di Roma ha spiegato che sì, forse, Montezemolo qualcosina di più sulla precarietà avrebbe potuto dirla. Ma insomma quel che più ha infastidito Veltroni sono «le reazioni seguite al discorso del leader della Confindustria». Le reazioni della politica. E questo il sindaco di Roma non può tollerarlo: «La società ha il diritto di dire la sua opinione sulla politica che, da parte sua non può definirsi territorio off limits».

E così anche Montezemolo entra a vele spiegate dentro quel magma indistinto che è la «società». La società civile. Che ne ha fatta di strada: partita coi girotondi chiedendo carcere per tutti si ritrova ad essere una comunità di accoglienza. Che si apre a tutti.

Eppure, a Veltroni sarebbe bastato tardare di pochi minuti l'apertura di credito verso Montezemolo. Sarebbe bastato leggere quello stesso giornale, che è molto vicino al suo - prossimo - partito. Per cercare sempre su Repubblica - magari con meno evidenza - un altro articolo. Che racconta della differenza fra imprenditore e cittadino. E leggere quell'inchiesta dove due bravi giornalisti sono andati a spulciare fra le carte della raffineria “Saras”. Di proprietà della famiglia Moratti. Di quelli che si sono spellati le mani per applaudire la denuncia di Montezemolo contro la politica. E scoprire così che attraverso i “contratti di programma” - lo strumento che dovrebbe sostenere le imprese che investono per portare lavoro nelle aree depresse - lo Stato ha regalato duecento milioni di euro alla raffineria dei Moratti. Quella che sorge a due passi da Cagliari.

Soldi, una montagna di soldi. Regalati dalla politica. Da tutta la politica: perché dal '94, il gruppo ha avuto accesso a diverse tranche di finanziamento. Decisi dai governi di centrodestra e di centrosinistra. Tanti soldi che hanno portato ad una crescita dell'occupazione quantificabile: i dipendenti, i nuovi dipendenti sono duecentosettanta. Forse meno, perchè è quasi impossibile calcolare se i posti sono stati creati tutti in questa occasione o se dentro quei 270 si calcola anche qualche “trasferimento”. In ogni caso, se fossero tutte nuove occasioni, allo Stato ogni posto sarebbe costato 700 mila euro. Poco più, poco meno. Un solo paragone: con gli altri “contratti di programma” s'è speso, in media, 166 mila euro per ogni nuovo impiego. Qui siamo almeno cinque volte sopra la media. Senza contare la qualità del lavoro: perché dei centri di progettazione e di ricerca, annunciati al momento di chiedere i soldi, non ce n'è più traccia.

E' questa la società che Veltroni vuole ascoltare. Quella stessa “società” confindustriale che, sempre all'Eur, s'è mostrata sprezzante verso la vera società civile. Per esempio quella che a Serre rifiuta di vedere sommersa da tonnellate di rifiuti una zona protetta. O quella che a Napoli urla la sua rabbia contro una politica dell'emergenza che va avanti da quasi quindici anni. Rivolto a loro, a queste persone, Montezemolo ha detto che si vergogna di vivere in un paese che non è in grado di risolvere neanche il problema della spazzatura. Ma anche qui, prima di avventurarsi in definizioni buone solo per la corsa alla leadership del piddì, Veltroni avrebbe potuto documentarsi. E scoprire che la Fiat è dentro fino al collo nella “Impregilo Spa”. E dentro fino al collo cioè a quell'incredibile serie di commesse e contratti miliardari - sostenuti dalla politica, da tutta la politica - che avrebbero dovuto garantire lo smaltimento in Campania. E che invece hanno prodotto ricchezza per pochi, spazzatura per tutti gli altri.

Questo è il Montezemolo sociale. Che a nome dei suoi attacca la “politica”. Sostenendo che costa ben quattro miliardi di euro. Se fosse vero, certo, sarebbe un costo intollerabile. Ma in ogni caso inferiore a quello che le imprese “costano” al contribuente. Che costano ora, in questi mesi: coi cinque miliardi di cuneo fiscale che stanno per intascare.

Qualcuno ha fatto notare tutto questo. E Veltroni se n'è rammaricato. Fra chi ha avuto da ridire sulle spericolate sortite confindustriali c'è anche Bossi. Uomo di destra, colpevole - in parte colpevole - della cultura xenofoba imperante. Ma con un indiscutibile fiuto politico. Sul leader della Confindustria, Bossi ha detto così: «E dove va? Non ha né la forza né i voti per vincere». Ha detto questo cose per difendere il suo alleato Berlusconi, naturalmente. Ma Bossi è uno che difficilmente si sbaglia. Non aveva calcolato però che forse, qualcun altro potrebbe far vincere Montezemolo. Regalando, per esempio, una patente di “società civile” al capitalismo italiano. A questo capitalismo impresentabile. Straccione.

Stefano Bocconetti
Roma, 27 maggio 2007
da “Liberazione”