Mercoledì 24 novembre - Monza - Urban Center

Il lavoro, prima di tutto

Intervento di Augusto Rocchi

Augusto Rocchi

Bisogna avere il coraggio di parlare il linguaggio della verità altrimenti non si acquista coscienza di quale è la posta in gioco e le prospettive reali.
Sarò molto franco e sincero , badate bene che molte di queste cose ormai non vengono dette alla televisione italiana, né alla RAI e neppure a Mediaset e non vengono dette da Tremonti.
Ma possiamo dire che i più grandi economisti delle diverse scuole di pensiero, non tutti di sinistra, ormai hanno e danno un'opinione abbastanza concorde.
Il carattere della crisi che stiamo vivendo è il carattere di una crisi strutturale che cambierà la faccia del mondo dove il modello di sviluppo che abbiamo vissuto sino ad ora è destinato a non essere più possibile.

Sostanzialmente negli ultimi anni l'economia occidentale e stata un'economia drogata. Sostanzialmente sappiamo che l'economia americana e stata un economia da traino allo sviluppo e che l'economia europea era agganciata al traino della economia americana…cresceva insieme a quella americana a volte qualche anno dopo che c'era stata la crescita in America, ma cresceva…

Questa crisi nasce dal fatto che dal 2003 non avendo più tassi di sviluppo, per averli si sono inventati due cose: una cosa abbastanza tradizionale , si sono inventati le guerre. Ma però queste non sono più sufficienti perché da una crisi economica come quella di questa portata si e usciti con la seconda guerra mondiale, una guerra che ha investito il mondo.

Non sono guerre locali, per quanto economicamente richiedano investimenti significativi in grado di ridare un volano ad una crisi di queste dimensioni.
E poi si sono inventati un'altra cosa: si sono inventati il debito.
Cioè i cittadini americani andavano in banca avevano in tasca 100 $ in tasca e la banca gliene dava 10.000 perché acquistassero in modo particolare abitazioni, ma anche beni di consumo che una famiglia fa nel suo bilancio normale di consumo.
Ricorrendo ciò a tassi straordinari di prestito.
Poi a copertura di questi debiti, ha trionfato anche una finanzia da spazzatura con tutti i suoi famosi titoli da spazzatura.
La crisi non ha origine da una crisi finanziaria.
Se fosse una crisi finanziaria, con gli stati che a livello mondiale hanno immesso tanta di quella moneta e valuta per fronteggiare questa crisi, questa crisi sarebbe già stata risolta.

La crisi è quello che vi ho detto prima…che l'occidente, Stati Uniti ed Europa non è più in grado di essere il punto di crescita e di sviluppo economico che tirava con se tutte le altre cose che sappiamo e con la globalizzazione ci avevano spiegato che con la circolazione delle merci e della finanza avrebbe garantito la crescita.
Ci sono dei paesi che sono cresciuti, enormemente cresciuti, ci sono paesi nei quali non hanno adottato le norme che invece il neo-liberismo adottava negli Stati Uniti ed in Europa cioè i paesi che oggi hanno i più grandi tassi di crescita e di sviluppo che sono il cosiddetto BRIC , Brasile India e Cina.
E quando dico Brasile India e Cina non dobbiamo pensare semplicemente a dei singoli paesi. Quando dico Brasile non parliamo solo di Brasile ma ad un'intera area dell'America Latina, quando dico India non dovete pensare solo all'india ma ad intere parti del mondo un area. Per la Cina altrettanto perche c'è la Cina , c'è il Vietnam e altri paesi che hanno un tasso di crescita imparagonabile ed inverosimile per noi, un tasso di crescita di produzione, occupazione e di ricchezza.
Questi paesi ed aree oramai sono potenze economiche con tassi di innovazioni , potrei dirvi quale è la quantità di ingegneri al massimo livello di specializzazione che ogni anno sforna l'università indiana o l'università cinese.
Numeri imparagonabili di qualsiasi stato europeo o americano.
Oggi, quelle che tradizionalmente erano le aree del mondo che garantivano la crescita che non sono più in grado di garantirla e nuove aree del mondo (dove nei loro rispettivi paesi però invece di applicare il neo-liberismo hanno applicato politiche in qualche modo programmate e anche centralistiche e a volte anche autoritarie di direzione dell'economia) hanno avuto dei tassi di crescita enormi.
E dove si stanno ora anche determinando processi di redistribuzione sociale.
Io sono stato la prima volta a Porto Alegre, mi si e rotto un paio di scarpe sono entrato in un negozio per comperare un paio di scarpe da tennis normali , già costavano 10 volte meno che in Italia, e però, con mio sommo stupore quando la commessa mi ha chiesto se li compravo a rate che mi dava la meta scarpa io sono rimasto scioccato come ovvio.
Perche un lavoratore brasiliano non poteva comprarsi un paio di scarpe con il salario che aveva , si compravano le scarpe da tennis a rate, gli davano la scarpa sinistra poi quando arrivavi alla quarta, quinta rata ti davano anche la destra.
Oggi l‘operaio brasiliano va e si compera le scarpe.
20 milioni di lavoratori brasiliani, lavorando, sono passati dalla soglia di povertà alla soglia - non di ricchezza ovviamente- ma di possibilità di vita dignitosa.
Cosi in Cina. Ci sono stato più volte (per il sindacato, visto che ho una lunga storia sindacale oltre che politica) e lì, i tassi di crescita e di cambiamento di milioni e milioni di lavoratori sono stati immensi da questo punto di vista.
Ci sono paesi in cui dentro la globalizzazione mondiale loro non hanno applicato le regole del libero mercato delle merci e della finanza.
Hanno in qualche modo governato i processi economici.
Faccio questo ragionamento per dirvi che oggi – questo è il problema- tutti pensano che di fronte a questa drammatica crisi, per risolverla sia semplicemente necessario esportare.
C'è un piccolo problema: la potenza di produzione di qualità e concorrenza di costo delle merci da parte di quei paesi emergenti sono tali che, ad esempio gli USA non sanno più cosa fare per tentare di bloccare l'esportazione cinese negli Stati Uniti.
Perché inevitabilmente i prodotti che si vendono, con l'economia americana in crisi, sono i prodotti cinesi, stanno svalutando il dollaro non so se ve ne siete resi conto nei giorni scorsi si sta procedendo ad una sorta di svalutazione del dollaro per far si che ci sia una concorrenza (per via della svalutazione) ci sia la possibilità di vendere anche prodotti americani.
Stanno facendo e pensando politiche di governo del mercato cioè, nel paese “capostipite” del liberismo stanno pensando a delle politiche chiamiamole di tipo protezionistico per difendere l'economia degli USA.
In Europa, c'è un solo paese che, per qualità produttiva e per rapporto innovazione e competizione dei prodotti, su questo mercato internazionale può pensare di competere. La Germania. Il resto dell'Europa va a catafascio.
Li leggiamo tutti i giornali? Esplode la Grecia…è esplosa l'Irlanda e il Portogallo. L'Italia ha un unico vantaggio.
Che viene dato dal popolo italiano perché in Italia, (nei parametri internazionali non si dice mai) si dice sempre che l'Italia è un paese che ha un alto debito pubblico, il problema che in Italia gli italiani sono dei grandi risparmiatori per cui, se si fa la media tra debito pubblico e risparmio privato, l‘Italia da questo punto di vista e messa straordinariamente meglio dalle Francia Inghilterra.

È solo per questo che non abbiamo avuto un'esplosione, badate bene il rischio di fallimento di banche in Italia non c'è stato.
L'Italia e il secondo paese manifatturiero d'Europa e secondo solo alla Germania. Qui ci siamo sempre riempiti la bocca che non ci fosse più il lavoro operaio l'industria….e tutte le cose che conosciamo bene.
L'Italia è il secondo paese manifatturiero d'Europa. Questo per un motivo molto semplice, una parte della economia manifatturiera italiana - soprattutto nel nord - è in qualche modo contoterzista della produzione tedesca.
Quello che hanno detto a Cernobbio i padroni lombardi, è molto più pesante per un altro fatto grave (che Gaddi non ha citato), hanno cioè praticamente sostenuto che il problema è fare la secessione del nord-Italia perché un parte della economia della nostra Italia è legata in qualche modo alla economia tedesca e alla sua politica esportativa.
Questo potrebbe, potrebbe, tenerci agganciati a questo meccanismo.Il problema e che per farlo pongono essenzialmente una questione: il lavoro ed i lavoratori.

Badate, che io ho fatto il segretario della FIOM in Brianza negli anni 80, e presidente nazionale di federmeccanica era Fontana.
Federmeccanica aveva dichiarato il blocco della contrattazione aziendale e allora io, come segretario FIOM, con le RSU della Fontana (la prima azienda in cui aprimmo una vertenza aziendale rivendicativa fu la Fontana), dopo 18 ore di sciopero - non dopo chissà quante ore-, mi chiamo Fontana e mi chiese un incontro.
Alla fine di quest'incontro, praticamente due ore, si chiuse la vertenza aziendale con l'aumento salariale esattamente con tutto quello che avevamo chiesto.
La cosa più impressionante fu una frase di Fontana fu: “…vede Rocchi sa perche io faccio quest'accordo? Perché la produttività per ora lavorata cioè quella da lavoro degli operai nostri è imparagonabilmente più alta anche a quella di un operaio giapponese” che andava tanto di moda.

Produttività per ora lavorata non per produttività di sistema dove rientrano anche le quantità d'investimenti d'innovazione tecnologica, innovazione sul prodotto e cosi via.
Ma l'olio di gomito, chiamiamolo cosi, che ci mettono i lavoratori italiani in produttività per ora lavorata non lo ha nessuno al mondo.
E parlo di quantità.
Allora, siccome questo c'è, il punto e molto semplice: i lavoratori italiani devono essere tradotti in qualche modo in merce il loro salario e i loro diritti devono essere la variabile totale a disposizione dell'impresa per competere sui mercati.
La variabile quindi su cui possiamo intervenire e contare.
Siccome non competiamo per innovazione e qualità dei prodotti, noi competiamo su questo.

Perché o si ripensa a livello mondiale o, parliamo di noi, a livello europeo a quali politiche economiche si fanno o altrimenti noi oggi siamo in grado solo di costruire solo lotte di resistenza.

Che non è poco - badate bene-, e abbiamo un primo obiettivo in queste lotte di resistenza fermare l'attacco in atto oggi perché, se va a compimento sarà la fine della possibilità dei lavoratori di tenere aperto un fronte di lotta e rivendicazione.

Questo asse si chiama Marchionne-Berlusconi.
L'attacco di Marchionne senza questo governo e senza la politica di questo governo di centro-destra tutte queste politiche non sarebbero realizzabili.
Se a Pomigliano Marchionne fa quella cosa è perché il governo un minuto dopo fa il collegato lavoro.
Questo significa che tu, come lavoratore, non puoi più ricorrere ad un magistrato per avere riconosciuto i tuoi diritti, ti viene negata sin dalla radice la tua possibilità, lo dice Marchionne attraverso la legge.

Marchionne lo fa modificando i rapporti di forza, se c'è un governo che fa la legge gioco è chiuso.

Lo dico tranquillamente, che, il vero attacco alla Costituzione Italiana non è sulla libertà di stampa ma c'è sul lavoro. Perché sulla libertà si stampa ci sono tante cose su cui si può e si deve lottare ma è sul lavoro il vero attacco.
Perché per la Costituzione Italiana è il lavoro la vera architrave che va smantellata per poter concludere quella operazione.
Perché la costituzione dice che il lavoro, i lavoratori non solo non sono merce ma che il lavoro è lo strumento per realizzare la vera emancipazione dei lavoratori e delle lavoratrici ed il ruolo dello stato è anche quello di intervenire per rimuovere tutti gli ostacoli.
Che il ruolo dell'impresa - se non ha una dimensione sociale- non esiste nella Costituzione Italiana
Non esiste il concetto di proprietà privata e della impresa a solo fine di solo profitto.
Esiste alla fine della sua utilità sociale cioè del lavoro, della occupazione, dello sviluppo e della crescita delle persone e non a caso sotto attacco ci sono contemporaneamente anche questi articoli della Costituzione.

Noi abbiamo due cose da fare:
1.Costuire una continuità della lotta del 16 ottobre. Sposo totalmente tutto quanto detto da Roberto Giudici. Costruire nei territori una capacità d'iniziativa e mobilitazione che sappia far vivere quella piattaforma nazionale articolandola nelle realtà locali essendo punto d'unificazione delle lotte, individuando dove possibile (come diceva Gaddi) anche risposte industriali per uscire dalla crisi.

Attivare una sfida verso gli enti locali. La Lega, che cosa fa la lega per difendere i diritti dei lavoratori lombardi di fronte a questa crisi?
Che ha sbandierato per anni che il tuo nemico era l'immigrato e adesso va a casa l'immigrato e l'italiano che lavorano nella stessa azienda. Quindi dare continuità al movimento.

2 Il piano politico. Ed è la cosa che noi abbiamo proposto da tempo. Il problema è fermare questo attacco.
Io so' benissimo che se oggi mi metto a discutere queste cose, lo dico con sincerità e con rispetto, con il PD o con IDV, cari miei, se dovessi discutere un programma di governo non ne verremmo mai a capo perché noi abbiamo una visione ed opinioni totalmente differenti.
Perché per loro la formula Marchionne è: ”Esagera un poco ma non ha torto”.
Io penso che manchi la percezione della qualità della crisi e della qualità delle risposte strutturali. Però, una cosa che io so' che costruendo un'alleanza più vasta si può fare: impedire e fermare l'attacco di Marchionne. Cercare di fermarla, questo è il senso della alleanza democratica costituzionale per sconfiggere le destre.
Se arriva a compimento l'operazione, il terreno di lotta dei lavoratori possibile diventa quasi inesistente. Se ti attacca il padrone ed il governo fa pure le leggi che danno ragione al padrone, per noi e chiusa la partita.
Non hai lo spazio non e mai stato così neppure con la Democrazia Cristiana, potrei raccontarvi fior di accordi dopo lotte durissime magari chiusi nella stanza del vescovo di Milano.
La Candy la Singer, potrei citarvi nomi e cognomi delle aziende di allora e alla fine se il padrone attaccava (ed alcune volte erano multinazionali) tu avevi sul piano delle istituzioni e delle forze la possibilità poi di aver un terreno di mediazione sociale.
Oggi tu hai che chi governa e il maggior alleato di chi ti attacca e gli fa le leggi a copertura.
Questo e il punto politico. Se vogliamo dare una sponda alle lotte dei lavoratori e delle lavoratrici. Una sponda vera che i lavoratori capiscano.

Lo sciopero generale, che è una richiesta sacrosanta, per potere realizzarlo è necessario costruirne le condizioni e ognuno ha un pezzo di lavoro da fare.
Se in Brianza date vita a un comitato di forze politiche sindacali che hanno partecipato al 16 ottobre, se questo comitato produce iniziative intanto di risposta e coordinamento delle lotte che ci sono, se è in grado di collegare le lotte degli studenti dei precari, dei lavoratori e contemporaneamente aprire un dibattito con altri settori di lavoratori e di non lavoro.

Per fare lo sciopero generale bisogna costruire le condizioni per la sua riuscita Per uno sciopero generale occorre pretendere una piattaforma discussa democraticamente con i lavoratori e le lavoratrici.
Per cui, quando chiedo alla gente di scioperare devono sapere con quali obiettivi, come hanno concorso alla definizione di tali obiettivi.
E ci deve essere un loro ruolo di protagonismo sul controllo della piattaforma della mobilitazione e della iniziativa.

Io sono scandalizzato, anche molti di noi che siamo qua, attenti alla TV ed ai giornali per aspettare quale mossa del centro-destra farà cadere Berlusconi invece di essere protagonisti di una campagna di massa che chieda NOI la cacciata di Berlusconi.

Noi siamo spettatori su che cosa dice Fini domani mattina o cosa dice Casini. Ma Fini e Casini sono l'altra faccia del centro-destra che, per quanto riguarda condizioni dei lavoratori hanno l'identica opinione che può avere Berlusconi o Marchionne.

Certo, magari con qualche migliore copertura…
Così come lo è Repubblica perché Scalfari ti fa gli articoli di fondo dicendo che bisogna cacciare Berlusconi perché è corrotto e perché fa i festini.
Ma quando arriva l'accordo dice che sta con Marchionne. Scalfari non dice che hanno ragione i lavoratori, sta da quell'altra parte.
E questo è il punto politico se vogliamo ricostruire la sinistra e una vera rappresentanza dei lavoratori.

Ma noi non possiamo fermarci a queste constatazioni, dobbiamo fare un salto di qualità e costruire la capacità di continuità del movimento di lotta e la capacità di articolazione della sua piattaforma.
Anche in modo spregiudicato: a me verrebbe voglia di dire alla Lega che parla di federalismo “…va bene ci sto. I soldi delle tasse dei lombardi rimangono qui e li utilizziamo per ripristinare la scala mobile…”
O servono a chi quei soldi.
I soldi delle tasse di “Roma ladrona" a cosa servono, servono a dare i soldi ai lavoratori con la scala mobile o le pensioni o servono ad altro.

Sapendo che poi abbiamo anche altri piccoli annessi e connessi su cui cominciare a ragionare anche nella opulenta Brianza.
Andiamo a studiarci i dati dell'inquinamento da rifiuti tossici trasportati dalla Brianza nelle discariche della Campania. O se vogliamo discutere di quanto è pesante l'infiltrazione della ‘ndrangheta.
Quante aziende in crisi qua in Brianza, magari in crisi finanziaria hanno lasciato la copertura del titolare di prima ma è intervenuto un capitale di cui non si sa di quale provenienza ? Vi faccio gli elenchi delle indagini in corso della magistratura su aziende che stanno in queste condizioni?
Apriamo la battaglia anche sulla qualità e la trasparenza e la lotta alla criminalità organizzata nella opulenta Brianza?
Negli anni ‘80 mi è capitato che un lavoratore venisse a chiedermi di fare una vertenza contro una piccola azienda, la sua azienda. La abbiamo fatta e mi sono trovato la macchina bruciata sotto casa.
Abbiamo scoperto che guarda caso quella azienda era stata presa da capitali criminali e quella era una ritorsione contro la causa sindacale
Ma quello era un caso isolato. Oggi non saprei.
Quanto è il capitale proviene dal giro del traffico illecito che viene reinvestito in operazioni industriali qua al nord e anche qua in Brianza?

Quindi questi sono terreni di lotta e di consapevolezza che la Federazione della Sinistra si e posta come obiettivi di lavoro.

E su questo, però, dobbiamo fare una grande proposta di unità a tutte le forze della sinistra ed a tutte le forze sindacali senza chiusura e settarismi partendo dal protagonismo dei lavoratori e costruendo un movimento di lotta che sappia fare da traino di questi temi nel paese.

"Il testo è la trascrizione dell'intervento non revisionato dall'autore"
Augusto Rocchi (Direzione Nazionale PRC)
Monza, 24 novembre 2010