La K-Flex, dopo aver intascato 7 milioni di euro di finanziamenti, vorrebbe delocalizzare in Polonia lo stabilimento di Roncello.
«Noi lavoratori abbiamo contribuito a rendere grande la società e ora questo è il ringraziamento»

No alla delocalizzazione, no ai licenziamenti

Chiediamo l'intervento dello stato per impedire il trasferimento degli impianti.

Me and Mary in Venice. Summer 2004.

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La vertenza K-flex, di Roncello (MB) si può risolvere: lo può fare il governo, che, invece di perdere tempo a trovare i modi per evitare i referendum sui vaucher e appalti, impedisca questa delocalizzazione in Polonia di una azienda italiana in espansione, che dopo aver usufruito di un finanziamento agevolato di 7 milioni di euro e di circa 700 mila euro a fondo perso, mette sul lastrico 187 uomini e donne.

La loro giusta lotta dura da settimane e fa i conti con una ingiustizia di fondo che va denunciata ed eliminata: grande è la solidarietà intorno a questa lotta, comprese le autorità locali, ma miseri per ora sono i risultati.

Tutto è nelle mani dei lavoratori che hanno dovuto vigilare anche sulla integrità della fabbrica impedendo con presenza di massa, la mobilitazione sindacale e popolare la sottrazione illegittima di materiale per la produzione.

In realtà chi dovrebbe essere perseguita è la proprietà che agisce contro l'interesse nazionale e collettivo, in spregio alla Costituzione. Alle parola seguano i fatti: No alla delocalizzazione, no ai licenziamenti.

Giovanna Capelli (PRC - Federazione di Monza e Brianza)
Monza, 2 marzo 2017