Assemblea nazionale del PRC su esternalizzazioni, precarietà e flessibilità.
Roma, 24 febbraio 2001
Esternalizzazioni, una campagna
CONTRO LA SFIDA MORTALE
Contributo dei compagni del PRC dell'Alcatel di Vimercate - Concorrezzo

L'iniziativa di un'assemblea nazionale del Prc su esternalizzazioni, flessibilità e precarietà (Roma, 24 febbraio 2001 nella Sala del Carroccio in Campidoglio), è nata sulla spinta di realtà di base presenti di diversi luoghi di lavoro, ma in particolare all'AIcatel, che fanno riferimento alle forze della sinistra interna alle confederazioni, al sindacalismo di base, a Rifondazione comunista.

il tema delle esternalizzazioni è un elemento importante della fase di riorganizzazione Industriale: rappresenti lo strumento con il quale si vogliono abbattere le ultime barriere che si frappongono alla liberalizzazione e precarizzazione generale e selvaggia dei rapporti di lavoro, aggirando e superando così i vincoli e le tutele rappresentanti dallo Statuto dei lavoratori. In queste senso, i progetti di terziarizzazione, in fase di studio nelI'Ue e negli Usa, puntano ad affermarsi in tutte le strutture industriali imponendo il superamento dell'organizzazione dl tipo fordista e delle grandi concentrazioni di lavoro dipendente. L'aggiramento dei "vincoli" che si frappongono alle strategie di massima flessibilizzazione, è possibile con una struttura produttiva di tipo "modulare", attraverso cui gestire tutto il valore dipendente. Per usare le parole di Marco Revelli (intervista a Liberazione 19/02/99) con le esternalizzazioni le grandi imprese, private o pubbliche, puntano a realizzare "un mosaico di diversi produttori raccolti attorno ad un unico centro di comando forte. E' l'idea di una produzione leggera dal punto di vista finanziario che permette di navigare a vista nell'era della globalizzazione. A ciò, naturalmente, corrisponde una forte frantumazione dei lavoratori". In questo senso vanno le iniziative delle multinazionali che, come Alcatel e Fiat, in tutto il mondo, stanno praticando massiccia-mente la politica delle esternalizzazioni con una consistente frantumazione delle attività e dei lavoratori.

I piani "spezzatino"

Alla Iveco-Fiat di Brescia, i lavoratori e le Rsu interne, dopo la durissima lotta del '99 contro il "piano spezzatino", hanno realizzato un accordo con obiettivi molto importanti quali, ad esempio, il riconoscimento di una rappresentanza di sito produttivo con ruolo negoziale e l'applicazione di tutti gli accordi Fiat, passati e futuri, anche per i lavoratori esternalizzati. Questi contenuti, in parte condivisibili, sono lontani anni luce dalla volontà della stragrande maggioranza delle altre realtà confederali che, sulle esternalizzazioni, stanno firmando, a man bassa come in Brianza, accordi incredibili, con presunte garanzie occupazionali legate a formulazioni tipo sulla base degli elementi di previsione produttive. In tutte le aziende si iniziano i processi di esternalizzazione a partire da attività non appartenenti al cosiddetto "core business" (servizi aziendali come mense, centri-stampa, logistiche, manutenzioni). Il coinvolgimento dei sindacati concertativi, avviene spesso per isolare, ridimensionare ed annullare il conflitto con accordi che ne legittimano la presunta necessità oggettiva, per meglio imboccare, gradualmente, la strada strategica delle esternalizzazioni anche nel "core business". E' stato il caso di Alcatel, Italtel, Ibm, Fiat, Sirti ma anche le strutture "pubbliche" hanno già da tempo cominciato a muoversi nella stessa direzione, verso grandi "progetti spezzatino", e che potranno avvalersi del disegno di legge, mai messo in discussione dai confederali, che prevede l'obbligatorietà per gli enti locali di affidare all'esterno la gestione dei servizi pubblici.

In gran parte le operazioni di "outsourcing" rappresentano un finanziamento dei tagli occupazionali e dei progetti di disimpegno industriale che il padronato sta imponendo nell'ambito della globalizzazione. Le attività vengono poi dislocate in paesi dove il costo del lavoro è già oggi a livelli veramente vergognosi. Con le esternalizzazioni, il padronato ha scoperto di poter disarticolare e distruggere la forza strutturale, sindacale, e la solidarietà di classe dei lavoratori. Nella gran parte delle esperienze già realizzate si è cercato di colpire i lavoratori più sindacalizzati, spesso collocati - come molti in Alcatel - nell'area della sinistra della Cgil, nel sindacalismo di base e nel Pi-e, oltre agli invalidi ed ammalati, "vendendoli" a situazioni dove si registra la quasi totale assenza di qualsiasi collegamento sindacale reale tra le "vecchie" e le "nuove" aziende.

Corteo ad aprile

Sulle esternalizzazioni si gioca una sfida mortale da parte del padronato, ma anche la volontà confederale di attrezzai-si a rispondere, finendola di accettare la concertazione della distruzione dei diritti dei lavoratori.

Batterci contro le "esternalizzazioni", garantendo i livelli di rappresentanza sindacale rivendicati dai "bresciani" dell'Iveco Fiat è un nostro dovere. Giorgio Cremaschi, (Liberazione, 29/11 /98), a proposito di flessibilità, ha scritto: "è importante ristabilire il senso delle parole e non accettare la neutralità di esse. Non c'è niente di buono per i lavoratori e i disoccupati nelle flessibilità che oggi vengono proposte". Concludendo il suo articolo, Cremaschi dichiara che però la flessibilità si possono contrattare e che si possono fare dei buoni accordi.

Le esternalizzazioni, invece, vanno comunque combattute perché ciò vuol dire contrastare il dissolvimento della classe operaia organizzata. Questo movimento è possibile: a livello legislativo Rifondazione comunista deve impegnarsi a promuovere una forte iniziativa per stravolgere la legge 428 articolo 47 perché la battaglia riguarda tutte le lavoratrici e lavoratori. Serve inoltre una definizione per legge del significato di "ramo d'azienda" (oggi la norma consente il totale arbitrio "estensivo") e la garanzia della volontarietà dell'accettazione da parte del lavoratore "ceduto".

Occorre organizzare una forte campagna di massa ed i livelli di mobilitazione necessari per raggiungere risultati utili contro una parte importante della riorganizzazione industriale neo-liberista.

lì primo passaggio è la costruzione di un coordinamento nazionale delle realtà che hanno subito - o stanno per subire - processi di esternalizzazione, per aggregare anche le mille forme di lavoro precario (interinale in primo luogo) già oggi esistenti, per coordinare le lotte e le iniziative legali esistenti, per bloccare la precarizzazione dei lavoratori a tempo indeterminato e imporre l'assunzione definitiva di tutti i precari (l'esempio della Fiat è da generalizzare).

E, visto tutto questo, è davvero così impensabile la costruzione di una grande manifestazione nazionale a Roma nel mese di aprile, promossa dalle realtà sindacali aziendali partecipanti all'assemblea deI 24 febbraio?

Gino Perri, Eliseo Dalto
Circolo PRC Area Alcatel, Vimercate - Concorrezzo
Vimercate, 23 febbraio 2001