Nella giornata di ieri si è consumata l'ultima trattativa farsa sulla questione Fiat e adesso arriveranno le lettere di cassa integrazione a migliaia di lavoratori

Fiat, la partita non è chiusa

Innanzitutto voglio esprimere il pieno sostegno di Rifondazione comunista alle lotte dei lavoratori Fiat e dell'indotto e plaudire alla decisione delle organizzazioni sindacali che non si sono piegate al diktat della Fiat e del governo. Nella giornata di ieri si è consumata l'ultima trattativa farsa sulla questione Fiat e adesso arriveranno le lettere di cassa integrazione a migliaia di lavoratori. Si è trattato di una presa in giro perché la Fiat non ha spostato di un millimetro la sua posizione sulla questione del piano industriale e, in combutta col governo, sta cercando semplicemente di dividere i lavoratori. Come se non bastasse, il governo non solo ha sottoscritto il piano Fiat, ma si appresta a fare l'ennesimo regalo alla famiglia Agnelli, sotto forma di incentivi vari. Come ci dicono le lotte in corso in queste ore, la partita non è però chiusa. Il punto vero è che occorre individuare, con chiarezza, nel governo, la controparte principale del conflitto. Vediamo perché. La posizione della Fiat era nota da tempo ed era abbastanza prevedibile che non venisse modificata. La Fiat auto è indebitata fino al collo con le banche e queste chiedono un piano che faccia rientrare soldi e che dia certezze finanziarie per il futuro. In queste condizioni la Fiat non ha fatto un piano industriale ma un piano di tagli che permetta la vendita di quello che resta alla General Motors. Infatti, al di fuori della retorica che usano quando serve a far lavorare la gente, agli imprenditori non gliene frega nulla della Fiat come industria, a loro interessa far soldi. Adesso che l'azienda non produce profitti ma perdite vogliono semplicemente sbarazzarsene il più in fretta possibile. Sono capitalisti, cioè dei predatori rapaci che puntano a realizzare il massimo profitto giocando con la pelle e con la vita delle persone. Ce lo hanno confermato una volta di più.

Nazionalizzare

In questo contesto è del tutto evidente che la possibilità di salvare la Fiat auto e l'occupazione dipende esclusivamente da un intervento dello Stato e per questo abbiamo proposto sin dall'inizio la nazionalizzazione. Contro questa ipotesi si è schierato in modo fermo il centrosinistra, che non ha ancora capito che il neoliberismo è in crisi, per cui continua a ripetere la storiella che gli hanno insegnato negli ultimi dieci anni. Emblematica la Repubblica di ieri che - unico giornale in Italia - ci avvertiva come la Gm avrebbe sciolto il suo matrimonio con la Fiat nel caso in cui lo Stato fosse entrato nel capitale dell'azienda. Viceversa a favore dell'intervento pubblico si sono schierate unitariamente le organizzazioni sindacali.

E' del tutto evidente che se i lavoratori molleranno la lotta la maggioranza di governo - sia come governo centrale che come Amministrazioni regionali - avrà buon gioco ad elargire qualche elemosina, a partire da Termini Imerese per arrivare all'Alfa di Arese.

Al contrario se la lotta continuerà, il governo sarà obbligato a tornare sulla vicenda e non avrà altre strade che quelle dell'intervento diretto nel capitale Fiat, in modo da garantire l'occupazione (e le banche). Per questo penso che la partita non è finita e che occorre fare un salto di qualità nella costruzione delle lotte individuando nel governo la controparte principale.

Fabbrica e territorio

Occorre valorizzare la massimo le pratiche di lotta emerse fino ad ora: in primo luogo la capacità di legare le lotte di fabbrica con il territorio, non limitandosi a bloccare le produzioni ma bloccando la circolazione delle merci sul territorio. Valorizzare i comitati costruiti sui territori dove vi sono gli stabilimenti e costruirli dove non vi sono. In secondo luogo valorizzare l'eccezionale esperienza delle donne di Termini Imerese, sostenendola e cercando di estenderla. In terzo luogo cogliere la novità avvenuta con l'incontro tra i lavoratori della Fiat e i disobbedienti costruendo concretamente una "contaminazione" tra movimenti. Queste pratiche vanno proseguite e per far questo è necessario raccogliere denaro per sostenere la lotta. La raccolta di fondi, a partire da quella lanciata dalle donne di Termini è fondamentale.


Accanto a questo è necessario che le organizzazioni sindacali proclamino lo sciopero generale nazionale sull'occupazione, che abbia al centro la richiesta dell'intervento pubblico in Fiat e la lotta alla precarizzazione. La vicenda della Fiat è emblematica ma certo non isolata. Sono decine e decine le fabbriche in lotta in questi giorni contro i licenziamenti e le casse integrazioni a zero ore. E' necessario che il sindacato - unitariamente o no - costruisca una lotta unificante che faccia pesare tutta la forza dei lavoratori sulla questione dell'occupazione. Lo abbiamo fatto sull'art. 18 lo dobbiamo rifare ora.

In qualche modo tutto dipende da noi perché - come ci insegnava Marx - il problema del capitale non è solo di massimizzare i profitti ma è di farlo minimizzando i rischi sociali. Se riusciremo a tenere in piedi la lotta la vicenda Fiat non sarà chiusa e potremo dimostrare sul campo che "un altro mondo è possibile".

Paolo Ferrero
Roma, 6 dicembre 2002
da "Liberazione"