Tornano gli operai, grandi cortei in tutta Italia
Ritornano i metalmeccanici

Arrivano buone notizie dagli scioperi dei metalmeccanici. A Torino due enormi cortei hanno attraversato la città per confluire in piazza Castello. Le prime stime parlano di decine di migliaia di operai che hanno animato due cortei molto combattivi. Buona l'adesione allo sciopero nelle fabbriche, compresa Mirafiori. Molti gli slogan contro Berlusconi e contro i padroni. Molti anche i giovani e le donne. Al centro dei capannelli dei lavoratori grande tensione politica, in particolare sull'apparentamento al secondo turno tra Rifondazione comunista e il centrosinistra.
A Milano, Porta Venezia è rimasta bloccata per ore. Si parla di trentamila partecipanti. E grande partecipazione si è verificata anche a Brescia, Padova, Firenze (10mila in città e ventimila nella regione).

Ritornano i metalmeccanici

Oggi i metalmeccanici riprendono la parola nelle piazze dei principali centri industriali d'Italia.

Lo faranno in tanti, dopo un lungo vergognoso oscuramento dai mass-madia, per dire che vogliono il contratto e per portare nel dibattito politico post-elettorale la questione del lavoro, dei suoi diritti e del suo salario. I no di Federmeccanica non sono dovuti certo ai costi della richiesta di 135 mila lire lorde al 5° livello. Proprio in questi giorni, i conti trimestrali delle imprese vedono gonfiarsi i profitti.

La Fiat, la Federmeccanica, la Confindustria già prima delle elezioni hanno chiarito, e praticato, i loro obiettivi sociali.

Tutti gli industriali, anche quelli dati prima delle elezioni “in quota Ulivo”, oggi esultano per la vittoria di Berlusconi e gli chiedono di mantenere la promessa formulata a Parma di sostenere il loro progetto.

Insomma tutti i poteri forti presentano subito il conto della legittimazione al nuovo presidente del Consiglio.
I primi a cui toccherebbe di pagare la bolletta dovrebbero essere i metalmeccanici.
Oggi l'offensiva liberista troverà una prima risposta di lotta. Se essa non basterà altre ce ne dovranno essere, fino a coinvolgere tutti i lavoraotri.

Mentre i prezzi aumentano nei primi quattro mesi più di quanto l'inflazione programmata prevedeva per due anni, i metalmeccanici pongono alla politica questa domanda di fondo: è giusto che i salari operai stiano sprofondando fuori dall'Europa o invece aumentarli è il primo dovere in un paese ricco che si voglia civile?

Giorgio Cremaschi
Roma, 18 maggio 2001