Diciassette anni fa il governo di Bettino Craxi dava il primo colpo alla scala mobile.
Fu la fine dell'unità sindacale e l'inizio dell'emarginazione del Pci.
Quel massacro di San Valentino
Il 14 febbraio del 1984 l'esecutivo socialista eliminava quel sistema per cui all'aumento dell'inflazione corrispondeva automaticamente e immediatamente un aumento dei salari.
Per i lavoratori significò e significa una pesante ipoteca sulla politica dei redditi, che si è aggravata con gli accordi degli anni '90.

C'era una volta la scala mobile. C'era un sistema per cui all'aumento dell'inflazione corrispondeva automaticamente e immediatamente un aumento dei salari. Se quel sistema ci fosse ancora oggi non ci sarebbe quel distacco fra salari e aumento del costo della vita che penalizza così fortemente i lavoratori, Ma non c'è più. Messo sotto accusa agli inizi degli anni '80 esso ha subito un colpo esattamente 17 anni fa, il 14febbraio 1984,11 giorno di S. Valentino.

Che cosa successe nell'Italia di 17 anni che modificò la condizione dei lavoratori in modo tale che ancora oggi essi ne pagano le conseguenze? Come si arrivò ad eliminare un sistema che aveva garantito pur in presenza di una inflazione galoppante i salari reali? Non ci fu solo l'attacco di una Confindustria che pure da qualche anno cercava di ridurre o abolire la scala mobile e che qualche risultato lo aveva ottenuto. Si arrivò a questo risultato con un accordo detto appunto di S.Valentino fra il governo di Bettino Craxi e la Cisl e la Uil. Che la Cgil respinse. Un accordo separato, come quelli che si fanno sempre più di frequente in questi ultimi tempi. Ma allora del tutto inedito. Allora nel lontanissimo 1984 c'era ancora l'unità sindacale e alla testa delle confederazioni c'erano Luciano Lama, Pierre Carniti, Giorgio Benvenuto, tre leader che su quell'obiettivo avevano speso la loro vita di dirigenti sindacali.

Il contesto

Siamo appunto nel 1984. Bettino Craxi è premier di un governo che per la prima volta è presieduto da un socialista e diretto da Dc, Psi, Pri, Psdi e Pli. Il sindacato vede positivamente un esecutivo guidato da un uomo che viene giudicato di sinistra.

Ma il Pci guidato da Enrico Berlinguer non guarda al primo governo socialista con gli stessi occhi benevoli del sindacato. Molti sono i segnali di una competizione che il segretario del Psi nonché capo del governo vuole mettere in moto per sottrarre consensi al maggior partito della sinistra. E gran parte di questa battaglia si gioca sul piatto sociale. Il Psi agisce a tutto campo per quella che definisce una battaglia di modernizzazione del paese e della sinistra ed essa passa attraverso lo scompaginamento e la sconfitta di quelli strati popolari che nel 1984 il Pci di Enrico Berlinguer ancora rappresenta e difende. Il craxismo comincia a dispiegare in quegli anni tutta la sua influenza sulla cultura e sulla società. Si annuncia una manovra finanziaria pesante che realizza il taglio della scala mobile al pensionati e la riduzione degli assegni familiari. Si propone un progetto di riforma pensionistica che prevede di elevare l'età pensionabile a 65 anni. Si porta avanti una battaglia culturale contro quella "classe operaia" espressione di una cultura superata che impedisce l'avanzare del nuovo che ormai c'è nel mondo del lavoro. E questo il quadro nel quale cresce e monta la crociata contro l'inflazione a due cifre e quella che viene definita una spirale maledetta: aumento dei salari che provoca un aumento dell'inflazione che, a sua volta, provoca un incremento degli scatti di contingenza e quindi dei salari e quindi di nuovo dell'inflazione. Occorre bloccare quel meccanismo, dice Il governo, sorretto da un'opinione pubblica sempre più prona al craxismo. E il sindacato non è sordo a questa richiesta, o almeno non lo è gran parte di esso.

Non lo è sicuramente la Uil, la confederazione, guidata da Giorgio Benvenuto di tradizione moderata che vede nel governo di Bettino Craxi il proprio referente. Non lo è la Cisl di Pierre Carniti la confederazione che vanta una storia di autonomia, ma che è profondamente convinta della necessità di dare un colpo all'inflazione. Non lo sono i socialisti della Cgil, guidati da Ottaviano Del Turco e sempre più scalpitanti verso la linea della cosiddetta componente comunista del maggiore sindacato italiano.

Ma anche fra i comunisti le cose non sono semplici. Sotto l'apparente unità non sono pochi coloro che sostengono la tesi per cui l'inflazione danneggia soprattutto i lavoratori un modo, per dire che in qualche modo bisogna intervenire. E tuttavia la componente comunista e il Pci rimangono uniti contro qualsiasi modifica del sistema di indicizzazione dei salari. La linea sostenuta dal segretario contro l'area migliorista del partito guidata da Giogo Napolitano pare aver chiaro che lasciarsi coinvolgere in una trattativa sulla scala mobile significa sostenere, di fatto, un governo che è considerato difensore degli interessi conservatori. il Pci e con esso, sia pure con qualche divisione interna, i comunisti della Cgil si collocano nettamente, con una forza che malgrado, la sconfitta della FIAT delI'80, appare enorme, dalla parte dei lavoratori.

Una parola magica

E' in questo quadro che il segretario della Cisl Pierre Carniti nel dicembre del 1983 lancia una proposta che dovrebbe risolvere tutto: la predeterminazione, Di che cosa si tratta? Il governo farà all'inizio dell'anno una previsione sull'inflazione, e su quella detta appunto "programmata" si calcoleranno gli scatti di contingenza e quindi saranno adeguati gli aumenti salariali. Questi saranno ovviamente più bassi e impediranno l'aumento dell'inflazione. Sembra l'uovo di Colombo, ma ai lavoratori appare un grande imbroglio. Un modo surrettizio di ridurre i salari. Si moltiplicano in quel periodo le proteste, gli scioperi le manifestazioni. I dirigenti sindacali sostenitori della proposta vengono contestati e fischiati. I grandi sindacati di categoria della Cgil, a cominciare dai metalmeccanici e nelle grandi strutture territoriali a cominciare da quella piemontese, contestano radicalmente l'ipotesi della predeterminazione, Si riuniscono spontaneamente i delegati di centinaia di consigli di fabbrica che chiedono al sindacati di non modificare la scala mobile. E' un movimento vasto che colpisce i vertici della Cgil e costringe Lama a chiedere qualche giorno di sospensione nella trattativa già avviata fra le tre confederazioni e il governo

per consultare la base dei lavoratori.

In realtà, su pressione della Cisl e della Uil che adducono la necessità di andare alle assemblee in modo unitario, si preferisce convocare la riunione del direttivo delle tre confederazioni. E quI, 117 febbraio in una riunione all'hotel Midas alle porte di Roma, preceduta da un'altra riunione quella del direttivo della Cgil, che si consuma il dramma che poi porterà all'accordo di S. Valentino. E' qui che si giunge ad una divisione che non riesce e a trovare neanche una punto di incontro. Carniti non demorde dall'idea di predeterminare l'inflazione. Sa di avere il governo dalla sua parte e decide di giocare fino in fondo la sua partita contro I comunisti e al Cgil. Quest'ultima rilancia la sua proposta:

non corrispondere i punti di contingenza per sei mesi e recuperarli nel caso si verifichi uno scollamento fra inflazione programmata e inflazione reale. I capi dei sindacati presero atto che non c'era niente da fare. Pierre Carniti andò al microfono ad annunciare ai dirigenti sindacali riuniti che ogni tentativo di accordo era fallito, che i sindacati divisi erano e divisi rimanevano. Inaspettatamente aggiunse anche qualche parola, di più. "Attenzione qui è finita la federazione unitaria; noi siamo cristiani, ma non porgiamo l'altra guancia".

L'accordo della discordia

Si sono dette molte cose su quei giorni che seguirono il direttivo del Midas e il 14 febbraio data in cui il governo emanò un decreto che viene approvato dalla Cisl, dalla Uil e dai socialisti della Cgil. Si parlato di incontri segreti, di accordi già fatti, di divisioni ulteriori ai vertici delle con-federazioni. Sta di fatto che quel giorno il Consiglio dei ministri approvò un decreto che fissò i punti di contingenzaperill984. E fece anche un altro decreto, quello per i contratti di solidarietà anch'esso voluto dalla Cisl. Il dado è tratto, non resta che tirare le conseguenze. E le conseguenze si incaricano di trarle i fatti che seguirono quell'accordo.

Il fatto più evidente è la fine dell'unità sindacale che, negli ultimi anni più apparente che reale, era stata un punto importante delle lotte daglI anni '70 In poi. Aveva significato un rimescolamento di culture, esperienze e intelligenze che non poco aveva contribuito all'avanzata del movimento operaio. Il secondo fatto che diventa evidente a breve termine è il peggioramento immediato dei livelli salariali. La predeterminazione costò a conti fatti ai lavoratori 50.000lire, cifra che venne considerata esigua a fronte del danni dell'inflazione. Ma quell'accordo apri la strada a successive modifiche che portarono poi nel 1992 alla completa abolizione del sistema di scala mobile. Solo tre giorni dopo l'accordo di S. Valentino il 17 febbraio l'Istat accertò quattro punti di contingenza, ma in seguito a quell'intesa ne furono pagati solo due.

Da quel momento in sostanza i salari non furono più protetti e questo non portò come molti avevano affermato ad una ripresa della contrattazione autonoma del sindacato, ma, al contrario ad una caduta della conflittualità e della contrattazione.

La terza conseguenza è tutta politica. Con quell'accordo comincia il tentativo di emarginazione del partito comunista. Una emarginazione che nelle intenzioni Craxi deve avvenire innanzitutto sul piano sociale, colpendo cioè gli interessi che quel partito col suo trenta per cento dei voti corposamente rappresentava, in questo tentativo il progetto di Craxi si incontrava con quello di Carniti desideroso di liberarsi di quella che riteneva una insopportabile supremazia dei comunisti nel sindacato.

Si può dire che quell'operazione riuscì? Oggi a 17 anni di distanza possiamo dire di sì. Tutto ciò che quell'accordo voleva raggiungere è stato raggiunto anche se qualche volta per vie diverse da quello che I protagonisti stessi pensavano. La resistenza, che un partito comunista ancora, con forti connotati di classe fece, non riuscì bloccare 11 corso delle cose. Pure i comunisti, allora guidati da Enrico Berlinguer ci provarono. Poco più di un mese dopo una folla oceanica invase Roma per protestare contro 11 governo e contro 11 taglio della scala mobile. Luciano Lama fece il comizio, ma l'anima della manifestazione fu un sorridente Enrico Berlinguer che fu fotografato con una copia dell'Unità con un grande titolo "Eccoci"; Carniti definì quella manifestazione un'adunata islamica.

L'11 giugno di quell'anno Enrico Berliguer morì colpito da un ictus mentre faceva un comizio a Padova. Il Pci decide dl Iniziare un campagna referendaria per abrogare il decreto legge che aveva tagliato la scala mobile.

Ritanna Armeni

Ritanna Armeni
Roma, 14 febbraio 2001