A Vicenza tutti, ma proprio tutti, hanno voltato le spalle alle cassandre, ribadendo il diritto sacrosanto di ciascuno a decidere del proprio futuro.

Vicenza: “una storia nuova”

Almeno 150.000 persone hanno sfilato come un fiume senza fine e lo hanno fatto fianco a fianco, i giovani dei centri sociali e le mamme con i passeggini, i NO TAV della Valle di Susa che hanno raccolto il commosso applauso dei cittadini di Vicenza, gli anziani, i ragazzi delle scuole e soprattutto i vicentini di ogni età e di ogni ceto sociale.

Vicenza 17 febbraio 2007

Manifestanti.

Photo by Corriere della Serainfo

Dopo una settimana caricata di tensione fino all’inverosimile è arrivato finalmente il momento della grande manifestazione di Vicenza.

Proprio a Vicenza è accaduto qualcosa di profondamente nuovo, qualcosa in grado di sovvertire il condizionamento imposto dalla cattiva informazione.

I cittadini italiani hanno smesso di credere alle menzogne propinate inopinatamente dagli uomini politici e dai giornalisti, scegliendo di riappropriarsi della realtà.

La grottesca farsa incentrata sull’improbabile “rinascita” del terrorismo brigatista e la conseguente campagna mediatica mirante a criminalizzare ogni movimento antagonista hanno fatto da prologo ad un intenso lavorio finalizzato a dissuadere dalla partecipazione alla manifestazione di Vicenza buona parte di coloro che contestavano la creazione della nuova base militare americana Dal Molin. Rutelli, Amato, il sindaco vicentino Hüllweck e molti altri rappresentanti del mondo politico tanto di governo quanto di opposizione, coadiuvati da pennivendoli e opinionisti di ogni risma e colore, hanno fatto a gara nel corso della settimana nel vaticinare ogni genere di sventura ed accadimento luttuoso.

Hanno pronosticato improbabili quanto fantasiose colleganze fra i manifestanti pacifisti e le frange di un terrorismo solo immaginato. Hanno affermato di ritenere probabile il ricorso alla violenza da parte di chi aveva deciso di recarsi a Vicenza per contestare pacificamente una base di guerra.

Hanno diffuso l’immagine di una città in stato di assedio, presidiata da migliaia di poliziotti, con i tombini saldati, i cestini della spazzatura rimossi, gli abitanti in fuga, nel palese tentativo di riproporre nell’immaginario collettivo l’incubo della tragedia del G8 di Genova.

Hanno riempito teleschermi e pagine di giornali con deliri isterici privi di senso, producendosi in un vero e proprio esercizio di terrorismo psicologico.

Ma gli italiani, ed è questa la novità, non li hanno tenuti nella minima considerazione.

I Vicentini anziché fuggire, come era stato loro suggerito, hanno preferito scendere in piazza a manifestare, trascinando con il loro entusiasmo tutti i manifestanti che nonostante gli squallidi appelli a “stare a casa” sono accorsi ancora più numerosi del previsto da ogni angolo d’Italia.

Vicenza si è svegliata con i tombini sigillati ma le strade ripiene di una moltitudine pacifica e colorata e si è così riscoperta città che rifiuta non solo la guerra ma anche le strumentalizzazioni.

Almeno 150.000 persone hanno sfilato come un fiume senza fine e lo hanno fatto fianco a fianco, i giovani dei centri sociali e le mamme con i passeggini, i NO TAV della Valle di Susa che hanno raccolto il commosso applauso dei cittadini di Vicenza, gli anziani, i ragazzi delle scuole e soprattutto i vicentini di ogni età e di ogni ceto sociale.

A Vicenza tutti, ma proprio tutti, hanno voltato le spalle alle cassandre, ribadendo il diritto sacrosanto di ciascuno a decidere del proprio futuro.

A Vicenza si è costruito un momento di pace mentre la classe politica inneggiava alla guerra, facendo perdere a questo modo di fare politica ogni residua credibilità.

Vicenza si è imposta oggi come “una storia nuova” che potrà insegnare molto a qualunque governo intenda rapportarsi in maniera diversa ed orizzontale con i propri cittadini.

Purtroppo Romano Prodi dall’alto del suo scranno si è affrettato a precisare che la lezione subita non modificherà le sue decisioni, dimostrando in questo modo quanto sia difficile imparare quando ci si rivela incapaci di leggere la realtà.

Marco Cedolin
Vicenza, 17 febbraio 2007