Successo rosso-verde alle elezioni tedesche di domenica 22 settembre 2002

La pace paga

La Germania ha votato e il suo no alla "guerra di Bush" è netto: senza ma e senza indugi il nuovo governo tedesco ha ricevuto dagli elettori il mandato a non partecipare, in alcun modo, all'aggressione all'Iraq. E' del resto su questo impegno, preso appena due settimane fa in piena campagna elettorale dal cancelliere Schroeder e dal ministro degli Esteri Fischer, che la coalizione rosso-verde ha costruito il suo successo di oggi. La scelta del no alla guerra, una vera scelta di sinistra, ha fatto superare frustrazioni e sfiducia in una larga parte dell'elettorato deluso dalle incertezze del governo rosso-verde nel portare avanti una politica economica e sociale all'altezza delle aspettative, e dei bisogni, della Germania d'oggi.

E non sono certo stati solo i vecchi socialdemocratici la cui memoria è ancora piagata dalla responsabilità tedesca per due massacri mondiali del secolo appena finito, a ritrovarsi in questo no alla guerra. Una intera giovane generazione, che delle due grandi guerre non ha memoria e delle quali non sente giustamente alcuna responsabilità, è sembrata risvegliarsi dopo il coraggioso pronunciamento di Schroeder, ed ha affollato gli ultimi comizi elettorali. Forse anche voi, domenica sera, seguendo i resoconti dei telegiornali italiani (tutti "pencolanti" per la svolta a destra della Germania) vi sarete accorti di quelle ragazze e di quei ragazzi pieni di fiduciosa allegria che urlavano di gioia all'annuncio di ogni dato che avvicinava la sconfitta dei democristiani e del centrodestra.

Non è servita al candidato bavarese, che pure appena un mese fa era dato per vincente da tutti i sondaggi, la pesante ingerenza del governo Bush nelle elezioni tedesche. Quel «toglieremo le basi militari americane presenti in Germania, eredità della seconda guerra mondiale, se il governo rosso-verde sarà sconfitto e Stoiber diventerà il nuovo cancelliere» non ha fatto ai tedeschi l'effetto sperato (forse il contrario), e ha ricordato a noi anziani la famosa promessa americana del 1948, dello "sfilatino" assicurato a tutti gli italiani se avessero battuto il fronte social-comunista. Vecchie tecniche elettorali, ma questa volta non sono servite.

La vittoria del blocco rosso-verde in Germania, così fortemente connotato in senso antiguerra, è un segnale di rilievo straordinario per tutte le sinistre europee. Appare chiaro che molti elettori della sinistra hanno dovuto mettere da parte le loro non piccole riserve (causate dal moderatismo di Schroeder, dalle scelte liberiste di alcuni suoi ministri), ma la spinta a farlo, in molti casi addirittura a recarsi alle urne, come mi ha raccontato un amico giornalista berlinese, è stata la convinzione che il no alla guerra infinita di Bush, alla minaccia di aggressioni "preventive" fosse una scelta politica di civiltà, e quindi prioritaria.

Da oggi il movimento della pace in tutto il nostro vecchio Continente troverà nuovo slancio e la sinistra di alternativa europea saprà, così ci auguriamo, trovare, come ha già fatto Rifondazione, proprio partendo dal rifiuto del terrorismo e della guerra "infinita", un nuovo terreno d'incontro con masse grandi, rimaste per sfiducia forse assenti dalla politica, ma che ben sanno che senza pace non c'è spazio per difendere i loro diritti di lavoratori e la loro libertà di cittadini.

Alessandro Curzi
Roma, 24 settembre 2002
da "Liberazione"