Si radicalizza la protesta contro il trasporto di armi che arrivano a Camp Darby solo grazie alle cariche della polizia. Cgil e Cisl chiedono un incontro al governo

Treni di guerra senza pace

Manganelli contro i pacifisti

E'un circolo vizioso, una corsa ad ostacoli quella dei treni della morte tra Veneto, Emilia e Toscana mentre si allarga e si radicalizza l'opposizione alla guerra. I lunghissimi convogli di automezzi, blindati e cannoncini anche ieri hanno trovato decine di blocchi sulla strada ferrata tra la Setaf, base Usa di Ederle (Vicenza), e Camp Darby, il più importante "forte" yankee all'estero, tra Pisa e Livorno. Da lì le armi tattiche muoveranno per la Turchia e per il "teatro iracheno" sempre che la mobilitazione di lavoratori e società civile non riesca a imporre loro un brusco stop sull'onda della generale mobilitazione pacifisti.

Treni di morte

Ieri uno di questi convogli, dirottato da Padova a Verona, ha dovuto by-passare Brescia ma è stato intercettato a Fornovo, nel parmense, dove decine di manifestanti lasciavano passare solo treni civili salutati dalle sirene dei macchinisti.

Tra i manifestanti anche il sindaco di S. Secondo e gli abitanti dei paesi vicini e il consigliere regionale Prc Delchiappo. Erano le 19.30 quando una cinquantina di carabinieri in assetto antisommossa ha manganellato selvaggiamente i pacifisti inermi che bloccavano il treno fermo a duecento metri. Succederà un'ora dopo a Migliarino Pisano ed era già accaduto poche ore prima a Verona, quando le forze dell'ordine hanno mandato al pronto soccorso Roberto Aere, consigliere circoscrizionale Prc) e brutalmente sgomberato i binari di S. Martino Buonalbergo (alla porta est della città mentre Porta Nuova era stata chiusa dalla Polfer) menando la piccola folla di attivisti del coordinamento antirazzista Cesar K., del centro sociale La Chimica, di Lilliput, Assopace, disobbedienti, e Rifondazione (presente anche con la deputata Tiziana Valpiana, il consigliere veneto Mauro Tosi e il segretario cittadino Fasoli).

Come il giorno precedente, l'allarme è scattato a Vicenza dove due treni erano in allestimento. Quando i padovani sono arrivati a Campo di Marte sui binari c'era già la polizia che li ha respinti «energicamente», riferisce Paolo Michelini, della segreteria locale Prc. Il tam-tam di Radio Sherwood e Radio Cooperativa (vicina ai pacifisti) ha lanciato un altro appuntamento a Terme Euganee, 10 km più a sud. Il sito di Indymedia mette a disposizione mappe ferroviarie dettagliate delle zone interessate dai treni carichi di armi.

Mobilitazione permanente

Il convoglio, fermo per ore a Padova, è stato raggiunto e s'è unificato con il secondo. Ma, giunta la notizia di blocchi a Bologna, è tornato indietro per Grisignano (militarizzato ma ancora presidiato dai pacifisti). «La mobilitazione è ormai permanente», dicono sia Michelini che il vicentino Gino Vallesella, consigliere circoscrizionale Prc. Proprio come la notte di venerdì il "treno di morte" ha tentato la via di Mantova perché quella più breve di Brescia era impedita dalla presenza, sul secondo binario, di social forum, Prc e militanti di Magazzino 47. Tutti che condannano la disponibilità di Trenitalia (si possono mandare fax di protesta alla direzione 06/44102879) a fornire mezzi all'esercito Usa per una guerra ufficialmente non dicharata. Anche in questa città una radio di movimento, Radio Onda d'Urto, ha permesso il collegamento e l'attivazione della rete contro la guerra. A Mantova il doppio convoglio s'è esibito arrogante tra ali di polizia e lo sbeffeggio di un carrarmato di cartapesta portato lì dai rifondaroli. Disobbedienti, pacifisti e democratici bolognesi hanno fatto la spola in trecento, con Angelo Monteventi, eletto Prc al Comune, tra le stazioni di Corticella e S. Ruffillo. Poi, un gruppo s'è spostato a Fornovo assieme ai cento giovani comunisti che stavano svolgendo un attivo regionale in città. Da Napoli, i no global annunciano la partenza di una loro delegazione che si unirà a Giovani comunisti e disobbedienti giunti a Pisa da diverse città (vedi l'articolo di Dario Danti) dove si svolgeranno le più importanti manifestazioni della giornata.

L'allergia alla guerra delle giovani generazioni

Per dare la misura dell'allergia alla guerra da parte delle giovani generazioni, si può citare un'indagine svolta nel Salone dello studente in corso a MIlano: il 60% del campione s'è detto pronto a scendere in piazza, per il 52% la guerra è un abuso degli Usa e il 14% ritiene necessario il sabotaggio della macchina bellica. Solo il 26% sostiene la politica governativa.

Decisivo il ruolo del sindacato. Dopo la presa di posizione della Filt-Cgil, ieri il Sulta, sindacato di base del trasporto aereo, s'è schierato contro l'utilizzo degli aeroporti civili per operazioni di guerra. Pezzotta, il segretario Cisl, che pure era stato il 15 a Roma, ha dichiarato ieri che «la pace non si fa con i blocchi dei treni». Poi, tuttavia, ha incontrato il collega della Cgil Epifani e, insieme, hanno chiesto al governo un incontro per sapere cosa deve essere trasportato e quali garanzie ci saranno per la sicurezza dei lavoratori.

Checchino Antonini
Roma, 23 febbraio 2003
da "Liberazione"