Roma sfila il popolo della pace.

In 500 mila dicono no alla guerra

Manifestazione di Roma del 12 aprile 2003

"Siamo 500mila e siamo scesi in piazza per ribadire il no alla guerra". Sono contenti gli organizzatori della manifestazione nazionale contro la guerra in Iraq che hanno comunque mantenuto la convocazione del corteo per la pace anche se le forze anglo-americane, ormai da quattro giorni, hanno 'preso' Baghdad.
Non milioni come si prevedeva e come avvenne il 15 febbraio: una partecipazione ridotta per una guerra ormai agli sgoccioli e per lo sciopero dei treni. Sono contenti, nonostante alcune importanti defezioni da parte di esponenti del centrosinistra, che hanno deciso di non aderire alla manifestazione, come il leader della Margherita Francesco Rutelli, il presidente dei Ds Massimo D'Alema, i leader dello Sdi e dell'Udeur Boselli e Mastella, o come il sindacato della Uil. Sono contenti nonostante alcuni gruppi di teppisti abbiano dato vita, in coda e a margine del corteo, ad una serie di atti vandalici.
Ma in piazza, a fianco dei pacifisti, sono scesi, altri esponenti dell'Ulivo e di Rifondazione comunista. Primo fra tutti Sergio Cofferati, applauditissimo, poi il segretario dei Ds Piero Fassino, il capogruppo della Margherita Pier Luigi Castagnetti, il segretario di Prc Fausto Bertinotti e quello dei Comunisti Italiani, Oliviero Diliberto. Ed ancora, i leader della Cgil, Guglielmo Epifani ("quella di oggi e' stata una grande manifestazione di massa assolutamente pacifica") e della Cisl, Savino Pezzotta, che ribadisce: "Siamo qui per continuare la battaglia permanente per la pace".
Un corteo che ha fatto registrare anche un primato da Guinness, con la bandiera della pace piu' lunga del mondo: un drappo di stoffa di un chilometro e larga 13 metri cucita dai militanti dei Ds venuti da Prato. Ma anche un corteo disturbato dagli incidenti provocati in coda da gruppi di 'disobedienti' e di militanti dei centri sociali, che hanno incendiato alcuni bancomat, spaccato vetrine ed imbrattato alcuni uffici della Presidenza del consiglio.
Atti comunque tutti condannati dagli organizzatori della manifestazione, che li hanno definiti "atti vandalici che nulla hanno a che spartire con il corteo per la pace". Non sono mancati gli slogan contro la guerra, contro Bush e Blair. Nel corteo anche un nutrito drappello di cittadini americani che portavano uno striscione "not in our name" e di palestinesi. Questi, invece, i giudizi dei leader politici presenti alla manifestazione.
Per Sergio Cofferati "e' un movimento molto responsabile e se qualcuno pensa che questo come altri sia destinato a scomparire sbaglia".
Per Fassino: il corteo rappresenta "l'impegno di tantissima gente perche' il dopoguerra in Iraq sia caratterizzato da una transazione democratica vera che consegni agli iracheni la possibilita' di crearsi il proprio destino".
Per Bertinotti, invece, "il popolo della pace ha davanti a se' un grande compito, quello di sconfiggere il partito della guerra". Infine, Castagnetti che sottolinea come oggi in Iraq vi sia il problema di ripristinare "l'ordine e di fermare la spirale di saccheggi e violenza", e Vittorio Agnoletto, leader dei no-global, che ha invocato l'immediato cessate il fuoco, il ritiro degli anglo-americani, l'invio di aiuti umanitari alla popolazione ed ha detto 'no' all'invio dei soldati italiani.

Redazione di Liberazione
Roma, 12 aprile 2003
da "Liberazione"