Sulla vicenda dell'attentato alle
forze militari in Iraq il segretario del Partito
della rifondazione comunista Fausto Bertinotti ha
dichiarato:
"Siamo colpiti dalla tragedia di
tante vite umane distrutte. Siamo colpiti anche se
sappiamo che essa è avvenuta in un contesto
terribile in cui ogni giorno la vita umana è
annientata. Ancora una volta è evidente che guerra
e terrorismo si danno la mano.
Manifestiamo,
quindi, tutto il nostro rispetto e la nostra
solidarietà alle famiglie delle vittime. Ma
proprio in nome di questo rispetto intendiamo
proseguire nell’impegno politico contro la
guerra.
Un impegno che abbiamo avuto in
passato, che abbiamo oggi, che vogliamo mantenere
in futuro. La missione italiana è sbagliata; non è
una missione di pace, si innesta in una guerra in
atto. Quindi, come abbiamo già ripetutamente detto
nei mesi scorsi, il ritiro delle truppe è
necessario proprio per mettere in discussione
quella guerra. Ed è necessario che oggi tutte le
forze della pace si mobilitino per nuove
iniziative contro la guerra".
Il segretario del Pdci Oliviero Diliberto addossa
al governo la responsabilità della morte dei soldati italiani in
Iraq. "Di fronte a questa immane tragedia - si chiede Diliberto -
faccio una sola domanda: in nome di chi sono stati mandati a morire?
Perché sono morti? Tantissima è la solidarietà per loro e le loro
famiglie e tantissima è la collera contro questo governo che li ha
mandati a farsi ammazzare perché è un governo che non ha più una
politca estera se non quella di saltare sull'attenti quando Bush da
un ordine, è una vergogna".
Diliberto non vuol sentir parlare di
spirito unitario con la maggioranza e chiede "di riportare al più
presto i nostri ragazzi a casa sani e salvi". "Se ci avessero dato
ascolto le nostre truppe non le avrebbero mandate a morire -
prosegue Diliberto - In Iraq non c'era l'anarchia e neanche le armi
di distruzione di massa, è stata scatenata una guerra ed oggi l'Iraq
è un Paese occupato da potenze straniere: restituiamo all'Iraq la
propria sovranità nazionale".
Il grave attentato
che ha colpito il contingente italiano in Iraq era prevedibile, lo
temevamo e purtroppo è accaduto.
Il nostro primo pensiero va
ai famigliari delle vittime italiane ed irachene di questa grande e
assurda tragedia a cui facciamo giungere il nostro cordoglio e la
nostra solidarietà.
Ma la solidarietà non può esimerci dal
richiamare quello che abbiamo affermato da sempre:
l'invio del
contingente militare ha di fatto trasformato il nostro paese in una
"potenza occupante".
La missione italiana non è una missione
di pace, i nostri soldati sono in guerra.
Riteniamo
irresponsabile e immorale mettere in gioco la vita dei giovani del
nostro paese, mandati in Iraq contro la volontà del popolo italiano,
a sostegno della guerra di Bush e per permettere al nostro governo
di partecipare ai lucrosi contratti della ricostruzione.
Oggi più che mai è necessario ritirare immediatamente il
contingente italiano prima che altri tragici episodi luttuosi si
ripetano.
L'Italia deve unirsi ai paesi europei come Francia
e Germania che non hanno mandato soldati e stanno adoperandosi per
la rstituzione del paese agli iracheni dando pieno mandato all’Onu
per gestire la difficile situazione e avviare un reale processo di
democratizzazione.
Oggi più che mai è necessario che il
popolo della pace si mobiliti perché cessi l’occupazione dell’Iraq e
venga restituito il paese agli iracheni.