Roma - Manifestazione per la pace del 20 marzo 2004

Rosso e arcobaleno

La presenza di Rifondazione Comunista attraversa l'intera manifestazione romana

Rosso e arcobaleno. E' difficile dire da dove inizia e dove va a finire, quale la testa e quale la coda. La manifestazione contro la guerra prende possesso di Roma già dalla tarda mattinata e quando il tramonto si stende sulla città, è ancora lì a riempire vie e piazze, prati e monumenti. Non si riesce a stare fermi, tanto è forte la pressione di chi è venuto da tutte le parti d'Italia per questa giornata di pace, abbracciando idealmente altre moltitudini che in ogni angolo del mondo hanno scelto di rispondere all'appello dei pacifisti americani per dire il loro "no alla guerra".

«Questa è davvero "l'altra grande potenza mondiale" - spiega, tra i manifestanti, il segretario di Rifondazione Fausto Bertinotti, che aggiunge - Si continua ad andare verso la catastrofe. La guerra ha dimostrato tutto il suo orrore e anche la sua terribile capacità di alimentare il terrorismo, altra propensione alla catastrofe. Per fortuna il popolo della pace non si è arreso, ha continuato per la sua strada, si è incontrato con tanta altra gente, e continua ad essere, come ha scritto il New York Times, l'altra grande potenza mondiale». «Ormai è chiaro - sottolinea Bertinotti - lo scontro è tra la guerra e il terrorismo da un lato e il movimento per la pace dall'altro, e non ci sono vie intermedie».

Bandiere e simboli, slogan e colori, generazioni e percorsi politici si parlano, si incrociano, si confondono. Non è solo una metafora, ma il portato maggiore di quanto il movimento contro la globalizzazione liberista prima e quello contro la guerra poi, stanno contribuendo a definire concretamente. Ed è anche la fotografia più vera di questa indimenticabile giornata romana. Il rosso e l'arcobaleno si inseguono lungo tutto il percorso, in molti li portano entrambi sulla stessa bandiera, al collo, dipinti o stampati sul viso come sulle t-shirt. Allo stesso modo, la presenza di Rifondazione per le strade della città non è riducibile ad un solo settore, a un pezzo monocolore di bandiere e striscioni di partito. Il Prc è in tutto il corteo, è parte di questa moltitudine, confuso e visibile a un tempo. Un esempio? Alle 17, quando la coda della manifestazione muove ancora lungo via Cavour, in realtà a due passi dal luogo di partenza, il camion dei Giovani Comunisti è lì, a pompare musica a tutto volume circondato da migliaia di persone che ballano e cantano, mentre il grande striscione della federazione di Torino, falce e martello gialla in campo rosso, imbocca il viale di ingresso al Circo Massimo, punto conclusivo del corteo. In mezzo ci sono alcuni chilometri del centro di Roma letteralmente invasi dai manifestanti.

Sfila Rifondazione di Civitavecchia con uno striscione che dice "No al carbone, Civitavecchia come Scanzano"; sfila la federazione di Milano, accompagnata dalle danze dei ragazzi del Centro sociale dell'ex Snia di Roma; sfila il Prc di Bologna con il suo "No alla guerra del petrolio" tracciato su una grande bandiera arcobaleno. Sfila Rifondazione di Roma, ma anche i tanti venuti dall'estremo nord in treno e bus, dopo viaggi durati l'intera notte. Come Rossella che da Pordenone a Roma ha impiegato una decina di ore, e quando scende dal pulmann a due passi dalla Stazione Termini si ritrova già dentro alla manifestazione: «E' bellissimo, per fermare la guerra ne valeva la pena, malgrado la fatica». O Come Alberto, un pensionato veneto iscritto al Prc, che si è messo al collo un cartello contro il taglio alle pensioni e spiega: «I me vol copar, ma io sono ancora vivo. I miei diritti continuo a difenderli». «Molte delegazioni che arrivavano dal sud in treno, sono rimaste bloccate a Villa Literno, dal blocco contro la discarica dei rifiuti», ci spiega, in mezzo al corteo Giovanni Russo Spena. «In ogni caso - aggiunge il deputato del Prc - questa manifestazione dimostra dove sta oggi la politica: dove si costruisce un nuovo spazio pubblico e comunità disobbedienti, da Scanzano al movimento contro la guerra».

Negli slogan come negli striscioni di Rifondazione, le parole d'ordine contro la guerra si legano alle battaglie che le insorgenze sociali degli scorsi mesi hanno già annunciato. «La mobilitazione contro la guerra proseguirà nelle prossime settimane incrociando lo sciopero sui temi sociali. Il movimento lega insieme la richiesta di pace a quella di giustizia, con una critica radicale alle politiche neoliberiste», sottolinea Gigi Malabarba, Capogruppo del Prc al Senato. «Un popolo immenso che lotta contro la guerra - commenta Claudio Grassi, della segreteria del Prc - Solo mettendosi in sintonia con questo popolo si può pensare di battere Berlusconi con una politica alternativa».

Un ampio striscione annuncia la presenza dei parlamentari dell'opposizione che hanno votato contro la prosecuzione delle operazioni militari in Iraq. «In questa manifestazione straordinaria convivono soggetti diversi, a metterli insieme è il comune rifiuto della guerra, come è accaduto in occasione del voto parlamentare sull'Iraq. Il riconoscimento che ci arriva oggi da chi è qui mi sembra la migliore conferma di questa posizione», ci dice il Capogruppo del Prc alla Camera Franco Giordano. «E' questa anche la distanza più profonda tra questa giornata e quella organizzata giovedì in Campidoglio dall'Anci, su cui sono pesate ambiguità e giochi di calcolo politico - precisa la deputata di Rifondazione Elettra Deiana - O si è per il ritiro delle truppe, o si sostiene la guerra». «Meditino - aggiunge il deputato Ds Pietro Folena - quei settori del centrosinistra che sulla guerra hanno tenuto un atteggiamento non chiaro».

Alla fine della manifestazione, sul palco del Circo Massimo dietro allo striscione del "Comitato fermiamo la guerra", Patrizia Sentinelli, della segreteria del Prc, è testimone di un momento particolare della giornata: «Quella grande bandiera della pace che era sul palco e che era stata fatta cucendo insieme tutte le bandiere portate a Roma dalle "carovane" che venivano da tutta Italia e che, alla fine della giornata, abbiamo donato ai rappresetanti del movimento pacifista americano».

Guido Caldiron
Roma, 21 marzo 2004
da "Liberazione"