Intervista a Raniero La Valle sulle bombe all'uranio.
«Una grande battaglia per metterle al bando»

Raniero La Valle, cattolico, è, da lungo tempo, un esponente di spicco del pacifismo italiano. A lui abbiamo chiesto un parere sulla necessità di mettere al bando le armi all'uranio impoverito. «Naturalmente il problema degli armamenti all'uranio 238 dovrebbe rientrare nel capitolo delle armi nucleari - dice La Valle - che però purtroppo non sono state messe al bando perchè queste armi facevano parte dell'arsenale dei due grandi blocchi contrapposti, e oggi fanno parte di quello della Nato, oltre che naturalmente di ciò che resta dell'arsenale russo».

L'arrivo di questi terribili ordigni non costituisce una novità rispetto all'uso delle vecchie armi nucleari?

Denota un cambiamento della cultura dell'arma nucleare. Nel senso che all'inizio quest'arma si doveva costruire, si doveva minacciare di usare ma non si sarebbe mai dovuto adoperare. L'arma atomica per definizione era l'arma che doveva servire a garantire la pace e a garantire che non si dovesse adoperare.

Poi ad un certo punto sono cominciate a comparire le proposte di un uso di armi nucleari di teatro. E questo ha cominciato a cambiare la cultura dell'arma nucleare, nel senso che non è stata più considerata semplicemente come uno strumento di deterrenza, come uno strumento che in nessuno caso la civiltà avrebbe dovuto consentirne l'impiego. Adesso, con la comparsa dei proiettili all'uranio impoverito, si vede che questa cultura è stata completamente stravolta.

Ormai si usa il nucleare - e l'uranio, sia pure impoverito, non è che una delle espressioni dell'armamento non convenzionale - come arma ordinaria sul campo di guerra e quindi in questo senso si tratta di una cosa molto grave. Se questo è il passaggio che è avvenuto nelle strategie militari e nelle culture di guerra degli Stati Uniti mi sembra in questo momento difficile pensare che possano accettare che sia messa al bando. Ma naturalmente questa è una grande battaglia da fare ed è il fronte sul quale si deve impegnare tutto il movimento democratico.

Non è assolutamente possibile tollerare che queste armi, di cui ormai si è visto il risultato, possano continuare ad essere usate sui campi di battaglia. Tra l'altro sono armi che, come del resto si è sempre detto a proposito del nucleare, non danneggiano, non uccidono, non devastano solamente il nemico ma anche coloro stessi che le adoperano.

Il fatto che i soldati che hanno partecipato alla guerra del Golfo siano stati colpiti da malattie molto gravi e abbiano generato figli focomelici o con la colonna bifide, dimostra che questi armi annullano la differenza tra amico e nemico. E' dunque assolutamente impensabile che si debba continuare ad avallarne l'uso.

E' stato fatto spesso il paragone tra queste armi e le mine antiuomo....

Le mine antiuomo erano armi convenzionali ed è stato dunque relativamente più facile metterle al bando.

Ho l'impressione che, essendo queste armi nucleari, incontreremo una opposizione molto più forte, non so se da parte della Russia, ma certamente da parte della Nato.

Anzi, nella nuova dottrina strategica della Nato c'è l'adozione della strategia del “first use” (primo uso) dell'arma nucleare. Vale a dire l'arma nucleare può essere utilizzata in “primo uso” e dunque anche non in risposta ad un attacco di natura nucleare.

Nella attuale concezione strategica dell'Alleanza Atlantica l'arma nucleare si può usare, se viene ritenuto necessario, anche per ottenere risultati militari fuori da esigenze di difesa.

Non credi che l'uso delle armi all'uranio impoverito debba costituire un motivo in più per mettere in discussione la permanenza nell'Alleanza Atlantica?

E' certamente una ragione in più per riaprire la discussione sul modo della nostra appartenenza alla Nato e anche una riflessione su quello che la Nato è diventata. Si tratta di una cosa del tutto diversa da quell'alleanza alla quale aderimmo nel 1949.

Quella uscita dal battesimo della guerra dei Balcani è un'alleanza del tutto nuova, non ha più nulla a che fare con la vecchia, è un'altra cosa, e come tale, a parte il giudizio di merito, dovrebbe avere una ulteriore ratifica da parte del parlamento italiano.

Non è ammissibile che il nostro paese sia legato ad un patto internazionale assolutamente nuovo di cui il parlamento non sia stato mai investito e di cui mai abbia potuto effettuare la ratifica.

Vittorio Bonanni
Roma, 30 dicembre 2000
articolo da "Liberazione", 30 dicembre 2000