Luis Inacio "Lula" Da Silva stravince le elezioni e diventa il primo presidente di sinistra della storia nazionale. Un paese intero in festa. Il primo gennaio il governo

Il Brasile sceglie il cambiamento

«La speranza ha sconfitto la paura. Il Brasile non ha avuto paura di essere felice». Con queste parole Luis Inacio "Lula" Da Silva ha commentato il trionfo elettorale che lo ha incoronato presidente della repubblica. Il primo appartenente ad un partito della sinistra dall'epoca del ritorno del suffragio universale. Chi pensava (e sperava) che all'ultimo momento il "pericolo rosso" potesse attivare antichi riflessi e che il timore del cambiamento fosse più forte del profondo malcontento suscitato da anni di liberismo selvaggio, si è decisamente sbagliato. Dopo tre sfortunate candidature (1989, 1994, 1998) l'ex sindacalista ce l'ha dunque fatta. Una vita di militanza in prima linea, in cui il leader metalmeccanico ha conosciuto il carcere duro della dittatura militare, ma ha anche imparato a farsi amare dal suo popolo. E così, nel giorno del suo cinquantasettesimo compleanno ha ricevuto il regalo più bello.

Il risultato è di quelli che lasciano spazio a pochi dubbi: 61,5 per cento dei voti, quasi due elettori su tre. Mai prima d'ora un candidato al Palazzo del Planalto aveva beneficiato di una tale plebiscito. Lo sfidante José Serra, delfino del capo di stato uscente, Fernando Henrique Cardoso, non va oltre un magro 38,3. La mancanza di carisma e la forte connotazione governativa si sono rivelate fatali per l'ex ministro della sanità. Non ne farà un dramma, visto che solo un miracolo avrebbe potuto invertire la tendenza.

Vittoria quasi annunciata, considerando i risultati del primo turno, anche se, forse per scaramanzia, in queste tre settimane nessuno tra i sostenitori di Inacio Da Silva, ha osato ricordarlo. «E' un momento storico, il popolo ha avuto finalmente il coraggio di eleggere un operaio, spazzando via i pregiudizi. Lula incarna il cambiamento, sociale ma anche una trasformazione culturale, gli esclusi ora potranno far sentire la loro voce» ha detto entusiasta Cassia de Oliveira, membro fondatore del Partito dei lavoratori, mentre tra scoppi di petardi, fuochi d'artificio e spettacoli di piazza, festeggiava nel centro di Rio de Janeiro. Lui, l'eroe della nottata, invece si godeva il bagno di folla nella sua amata città, San Paolo, dove è stato acclamato fino all'alba da centomila persone nella celebreAvenida Paulista: «Agora è Lula» (Ora è Lula) hanno scandito per ore e ore i suoi seguaci. Tra di loro anche folte schiere di giovanissimi che a ritmo di rap hanno salutato a modo loro la svolta epocale che ha conosciuto la propria nazione.

In quel momento centinaia di migliaia di persone invadevano le strade delle città di tutto il paese. Una notte popolare di luci e danze, priva però della stucchevole dimensione turistica del carnevale.

Ora però comincia una fase difficile. Lula e il Pt avranno sufficiente forza politica per realizzare il suo programma di rottura? Ancora ieri ha ricordato le priorità delle sue politiche, avvertendo la comunità finanziaria internazionale: «In Brasile c'è gente che ha fame e che ha bisogno di mangiare tre volte al giorno. Noi abbiamo il dovere di costruire un paese giusto e solidale». Tuttavia il pragmatismo con cui ha affrontato la campagna elettorale, riuscendo a convincere anche settori di società storicamente ostili alla sinistra gli ha consentito di mettere in cassaforte la vittoria. Adesso bisognerà verificare quante pressioni interne verranno esercitate sul prossimo governo e quanti compromessi sarà costretto ad accettare. Senza contare quelle che di sicuro verranno dall'estero, Casa Bianca e Fondo monetario in primis. Questo Lula lo sa benissimo: «La corsa elettorale è stata dura, ma il difficile è appena iniziato», ha lucidamente ammesso a seggi appena chiusi. Staremo a vedere quel che accadrà dopo il periodo di transizione dei poteri tra i due presidenti che terminerà il primo gennaio 2003. A quel punto si conosceranno i nomi che comporranno il futuro esecutivo e le linee guida della sua azione politica. il Pt, che è uscito rafforzato dallo scrutinio, non ha comunque realizzato l'"en plein" che sperava e avrà bisogno di tessere domplicati legami per governare.

Ieri la borsa di San Paulo non ha registrato nessuna ondata di panico e, al contrario, ha chiuso la giornata all'insegna della stabilità, con un attivo dello 0,55 per cento. Una tregua dei mercati o un'inversione di tendenza nei rapporti di forza tra politica e finanza?

Per il momento il Brasile si stringe attorno all'operaio presidente, soddisfatto di non essersi affidato al presidente operaio di turno.

Daniele Zaccaria
Roma, 29 ottobre 2002
da "Liberazione"