Stati Uniti e Russia: i misteri della guerra asimmetrica

Stragi con due padroni: terroristi e spie

Analogie della strage di Mosca con le stragi di stato italiane

Gli esperti di terrorismo del Viminale fanno un commento serio e lo condiscono con una storiella. «Abbiamo molti dubbi su quanto è successo a Mosca. Ci sorprende più di tutto l'inizio della vicenda, il fatto che tanti uomini armati, tra i quali personaggi ben conosciuti dalla polizia, abbiano potuto invadere un teatro della capitale e prendere centinaia di ostaggi».

La storiella. Il capo dei servizi segreti italiani tiene una lezione ai suoi 007. «Se un pomeriggio a Washington vedete seduti a un bar 20 kamikaze di Al Qaeda non prendete l'aereo. Se una sera a Mosca vedete passare un centinaio di terroristi Ceceni armati di tutto punto non andate al teatro». Il solito Pierino: «Ma come, capo, non dobbiamo avvertire subito nel primo caso la Casa bianca e nel secondo il Kremlino? Risposta: «Andiamo, Pierino, non fare il tonto. Quando noi facevamo le stragi di Stato mica americani e russi ci avvertivano».

L'11 settembre 2001 e il 23 ottobre 2002 sono stati frantumati i sistemi di sicurezza delle più grandi potenze militari del mondo. Se facciamo un parallelo con l'impresa di Alì Agca, l'attentatore del Papa, sembra molto strano quanto è avvenuto negli Usa e in Russia. I mandanti costrinsero il terrorista turco a girare per vari Paesi (Europa, Nord Africa, Asia) sempre in assoluto isolamento, per non destare sospetti, prima di entrare in Italia. Come è possibile che negli Stati Uniti e in Russia i terroristi possano agire in gruppi affollati eludendo ogni controllo, ogni misura di prevenzione?

Il "Grande fratello" non è affidabile? "Sigint" e "Humint"

I più collaudati centri strategici del pianeta - in prima fila l'Iiss di Londra - danno questa spiegazione: gli attacchi dei terroristi hanno caratteristiche asimmetriche rispetto ai sistemi di sicurezza delle grandi potenze che sono programmati per far fronte a minacce di carattere tradizionale. Il vero responsabile della vulnerabilità degli Usa e della Russia sarebbe il modello di sicurezza basato sul "Sigint". "Sigint" è l'acronimo di "Signal Intelligence", il sistema di spionaggio elettronico che ha ridotto a dimensioni insignificanti l'"Humint", l'infiltrazione di informatori nel campo avversario. L'"Humint" ha creato storie straordinarie con personaggi diventati leggendari a cominciare dal caucasico Richard Sorge, confezionato dal Kgb come un play boy filonazista, e poi con gli inglesi Kim Philby, Donald Maclean, Guy Burgess, tutti al servizio dei soviet. A bel Sorge, che aveva tra le sue amanti la moglie dell'ambasciatore tedesco a Tokio, al quale carpiva tutti i segreti dei rapporti tra il Giappone e la Germania nazista, si è ispirato il padre di James Bond, cambiandogli bandiera. A Philby è dedicato un film culto dello spionaggio, "Il terzo uomo"».

Il "Sigint" è figlio dell'età robotica. Consente di raccogliere, attraverso intercettazioni radio e satellitari, una enorme quantità di tempestive informazioni, che nessun esercito di agenti abilissimi nella penetrazione potrebbe mai produrre. Sopra la crosta terrestre fra i 150 e i 36. OOO chilometri ci sono le antenne di Caino e Abele i due grandi fratelli robotici che da anni si fanno la guerra nello spazio. Uno lavora per l'impero americano e l'altro per quello russo. Fino a una quindicina di anni fa la famiglia del grande grande fratello russo si accresceva ogni anno di quattro fratellini, che gli facevano compagnia nello spazio, mentre il grande fratello americano vedeva crescere il suo clan di un solo fratellino l'anno ma dotato di una vita immortale.

Negli ultimi anni con investimenti di migliaia di miliardi il grande fratello americano è diventato più sofisticato di quello russo con la messa in opera del sistema di Echelon, una rete globale di satelliti e posti di ascolto che invia ai centri di Intelligence tre milioni di notizie al minuto carpite da e-mail, fax e chiamate sui cellulari.

La difficoltà di interpretare, valutare e trasformare in input operativi una tale massa di informazione, può aver contribuito ad annebbiare il "Sigint" statunitense di fronte all'attacco di Al Qaeda, ma è poco credibile che non vi siano ragioni più profonde dell'affondamento dell'intero sistema di sicurezza degli Stati Uniti.

Dopo anni in Italia si è avuta la certezza che le stragi neofasciste avevano una corsia libera non solo per l'impotenza dei nostri servizi di sicurezza, ma anche per la copertura di settori deviati del controspionaggio. C'era addirittura una guerra all'interno dei nostri servizi tra i filo-arabi e i filoamericani, con vari motivi: forse il principale era il petrolio.

L'America s'interroga sull'11 settembre

Quanto è avvenuto negli Stati Uniti e in Russia può essere letto alla luce della nostra recente storia con una motivata diffidenza verso le verità ufficiali. Il primo dubbio è questo: ci sono state delle complicità con i terroristi? Su questo tema negli Stati Uniti si discute. L'analisi molto documentata di Naafez Mossadeq Ahmed nel libro Guerra alla libertà apre degli interrogativi seri sul comportamento dei vertici militari e dello stesso presidente Bush. Perché i quattro aerei dei dirottatori cambiarono rotta sotto gli occhi indifferenti dei radar? Perché non furono fatti decollare immediatamente i caccia per accertare il motivo del cambio di rotta? Perché gli ispettori dell'Fbi che ebbero il sospetto che gli uomini di Al Qaeda stavano progettando un attacco di kamikaze e avvertirono i superiori, si sentirono rispondere che se avessero reso pubblico quell'allarme avrebbero passato dei guai? Perché il presidente Bush in visita ad una scuola continuò ad accarezzare bambini mentre i kamikaze si schiantavano sulle torri?

La paura di Mosca

In Russia l'unica cosa rimasta integra ed efficace dopo il crollo del regime sovietico è la struttura dello spionaggio, che ha cambiato nome - non si chiama più Kgb ma Fsb - ed ha condotto una campagna di pubbliche relazioni senza precedenti per far credere di aver preso le distanze dalle atrocità dell'era Stalin, ma di fatto non ha subito un profondo processo di ristrutturazione. Nel 1989 dal Vladimir Krjuckov annunciò «un'era completamente nuova» e propose ai servizi segreti occidentali una leale collaborazione nella lotta contro il terrorismo. Dette l'esempio permettendo che un gruppo di dirottatori armeni lasciasse il territorio russo senza spargimento di sangue. L'aereo volò in Israele e Krjuckov chiese aiuto ai servizi segreti israeliani per risolvere la crisi senza compromettere l'incolumità dei passeggeri. Il che avvenne.

Un altro segnale dato da Krjukov all'occidente fu l'abolizione del quinto dottorato del Kgb che si occupava degli intellettuali dissidenti. Creò, invece, un nuovo dottorato per il coordinamento della lotta contro il terrorismo interno.
L'affidabilità delle strutture dello spionaggio è dimostrata dal fatto che spesso gli uomini del Kgb hanno avuto un ruolo determinante nella leadership politica che ha guidato la lunga transizione verso il nuovo regime. Basta ricordare Jurij Andropov che dopo aver diretto il Kgb è diventato presidente della Repubblica e il primo ministro e mediatore con l'Irak Primakov. Lo stesso Putin proviene dalla stessa fabbrica di cervelli: era capo del Kgb in Germania.

All'attuale Fsb manca l'apporto importantissimo dei servizi segreti dell'ex Germania comunista, ma non è questo che può spiegare il mistero dell'occupazione da parte di un piccolo esercito ceceno del teatro Dubrovka, a Mosca, nel cuore della Russia. Era un progetto ben studiato, che richiedeva un apparato logistico a Mosca: i terroristi, sembra, avevano preso in gestione da tempo il bar del teatro.
Dato per scontato che il "Sigint" russo - soprattutto le intercettazioni terrestri - in cui russi sono stati sempre maestri - abbia funzionato male, la ragione del flop dei servizi segreti russi va certamente oltre.
Può darsi che nella guerra di potere all'interno dei servizi segreti una fazione abbia deciso di servirsi del terrorismo ceceno per raggiungere obiettivi che ovviamente non conosciamo.
La strage nel teatro col gas assassino era proprio necessaria in assoluto, o era necessaria a una strategia di gruppi interni ai servizi segreti? Perché Putin non ha affidato a qualche personalità internazionale il compito di trattare con i terroristi? Temeva di indebolirsi, di dare una carta buona ai suoi avversari interni?

Oggi Putin dà la colpa di tutto al terrorismo internazionale e la paura di attentati è subito rilanciata in tutta l'Europa, italia compresa (col solito superatlantico Martino trombettiere). Eppure è chiaro come la luce del sole che il terrorismo ceceno ha radici in una situazione endemica locale e ha poco, o niente, a che vedere con Al Qaeda.

Annibale Paloscia
Roma, 30 ottobre 2002
da "Liberazione"