Ti proponiamo di rompere col centro liberale e la borghesia italiana ...

Lettera aperta a Sergio Cofferati

Caro Cofferati,
se ci rivolgiamo a te, pubblicamente, è perché la fiducia che in te ripongono milioni di lavoratori e lavoratrici, ti carica di una grande responsabilità.
Ad essere sinceri - com’è nostro costume - noi comunisti non abbiamo condiviso e non condividiamo quella fiducia. Ti riteniamo responsabile, come sai, di una politica di concertazione con padronato e governi che per dieci anni ha colpito il lavoro, ha compresso i salari, ha punito la previdenza pubblica, ha accettato le privatizzazioni, ha ingrassato unicamente i profitti padronali.
Una politica fallimentare per i lavoratori e per i disoccupati, che ha concorso, a fianco dell’Ulivo e dei suoi governi (Prodi, D’Alema, Amato) a spianare la strada a Berlusconi.
Ma oggi prendiamo atto che proprio contro il governo Berlusconi si è aperta nel paese una stagione nuova.Riprendono le lotte, si affaccia una nuova generazione, si diffonde una domanda di svolta, carica anche di una forte critica ai vertici D.S., e ai gruppi dirigenti del centrosinistra. Tu sei stato e sei (è un fatto) il principale destinatario di quella domanda, di quella ricerca di un riferimento nuovo e alternativo.
Proprio per questo, allora, hai il dovere e l’onere della chiarezza.
Prima come segretario della CGIL poi come esponente politico, hai impugnato la bandiera dell’articolo 18, come conquista di civiltà, contro l’attacco di Berlusconi. Come puoi oggi dichiararti contrario ad un referendum che vuole estendere quella conquista a tutte le lavoratrici e i lavoratori? Affermi che il referendum non è l’”arma idonea” e che occorre puntare su una legge. Ma come puoi pensare che un governo Berlusconi - Bossi - Fini e un centro dell’Ulivo presidiato da Rutelli e Treu possano concordare una legge estensiva dell’articolo 18? E in ogni caso: se il referendum non è l’arma idonea, perché la direzione della CGIL ha evitato ed evita, da un anno e mezzo, la via maestra di una piattaforma generale, comprensiva di quel diritto, e di una lotta a oltranza che la sostenga? La scelta degli scioperi generali centellinati ogni sei mesi e senza obiettivi vertenziali si è forse rivelata “idonea”? La verità e che il movimento di lotta contro il governo è oggi a un’impasse. E che Berlusconi, scampato alla stretta, va rilanciando una nuova offensiva: sociale, politica, istituzionale.
Tanto più oggi allora, la tua responsabilità è grande. E non la puoi eludere.
Se, forte della tua popolarità, ti schiererai al nostro fianco nella battaglia del Sì all’estensione dell’articolo 18 potremmo insieme conseguire il quorum e con esso, una possibile vittoria per i lavoratori, carica di potenzialità positive per lo stesso rilancio delle lotte.
Se invece la tua popolarità sarà spesa, in un modo o nell’altro, contro il referendum, allora certo troverai il plauso del centro liberale dell’Ulivo ma rischierai di regalare la vittoria a Berlusconi e al padronato. E certo non potrai, a quel punto, scaricare su altri l’enorme responsabilità della Tua scelta e dei suoi effetti.
Questo è il bivio che ti sta di fronte.
Non è un bivio “referendario”, o “tattico”, è un bivio di fondo, che chiama in causa, in ultima analisi, la prospettiva politica, e non solo sindacale, che vuoi offrire al movimento operaio e ai nuovi movimenti.
Rivendichi l’accordo col centro, persegui l’incontro con Romano Prodi, porti a quell’incontro la dote della CGIL e delle tue innumerevoli relazioni con i movimenti. Ma a fianco del centro liberale, c’è forse un possibile futuro per le domande dei lavoratori e dei giovani che ti sostengono?
Prodi e Rutelli, Amato e D’Alema hanno rappresentato e rappresentano in questo paese - sgomitando tra loro - gli interessi del grande capitale. Certo si “oppongono” a Berlusconi, ma dal versante delle grandi imprese. Denunciano i suoi interessi di clan e familistici, ma in nome dell’interesse generale del capitalismo italiano. Gli rimproverano persino il fallimento sociale del suo governo: ma per il fatto di “aver accantonato la concertazione”, di “aver riacceso scioperi e conflitto”, di aver favorito insomma il cosiddetto... "massimalismo” della CGIL. In una parola: chiedono ai padroni di puntare nuovamente sul centrosinistra quale più affidabile garante dei loro interessi e della pace sociale, e ai lavoratori di fare nuovamente da utile sgabello.
Ti chiediamo: è questa la prospettiva “nuova” che vuoi offrire alla classe operaia e ai movimenti di massa? La verità è che a braccetto col centro liberale non solo non può esservi una alternativa reale nel futuro, ma neppure una lotta coerente nel presente: né per l’estensione dell’articolo 18 né su un piano ancor più impegnativo, per lo sciopero generale contro la guerra.
Per questo noi comunisti nel proporti innanzi tutto una lotta comune e coerente sull’articolo 18 e contro la guerra, ti proponiamo un’altra prospettiva politica generale.
Ti proponiamo di rompere col centro liberale e la borghesia italiana.
Di archiviare, realmente e definitivamente, la concertazione. Di costruire con noi la più ampia unità di lotta dei lavoratori, di tutti i movimenti, delle loro organizzazioni attorno a un comune programma di svolta: per cacciare insieme il governo Berlusconi, non nel 2006 ma ora: per realizzare insieme un’alternativa anticapitalistica quale unica vera alternativa. Perché nessuna alternativa vera potrà realizzarsi senza porre in discussione il potere della proprietà, senza realizzare il potere alternativo delle lavoratrici, dei lavoratori, della maggioranza della società.
A te dunque la scelta.
Sapendo che i comunisti svilupperanno comunque, tra le masse e nelle lotte, questa prospettiva generale:con te, se lo vorrai, senza di te, se ti defilerai o contro di te, se ti opporrai. E non saranno disposti a farsi arruolare una seconda volta in un governo padronale dell’Ulivo.

Progetto Comunista (sinistra marxista rivoluzionaria del Prc)
Roma, 7 febbraio 2003