Nasce una nuova rivista di discussione politica

Da “Proposta” a “Progetto comunista”.

Un primo bilancio di un'impresa in corso

PropostaNel momento in cui questa rivista cessa le pubblicazioni con l'attuale testata per partecipare a un nuovo progetto editoriale che si propone di riprenderne e svilupparne l'esperienza, vale senza dubbio la pena fermarsi un momento a riflettere sui dieci anni che ci stanno alle spalle e fare un primo sommario bilancio della nostra esperienza. Partendo da una chiara consapevolezza: non di un necrologio per qualcosa che muore, si tratta, ma di un necessario momento di autoriflessione di qualcosa che è vivo e che cambia, nel momento cruciale di un passaggio che segna uno sviluppo e un avanzamento.

"Proposta" (o per dir meglio "Proposta per la rifondazione comunista", come non casualmente recita per esteso la testata) nacque nell'estate del 1993 ad uno snodo importante della vicenda della rifondazione comunista in Italia. Il Prc viveva allora una situazione paradossale, che tornerà altre volte nella sua storia. Il partito, nato per iniziativa di coloro che nel Pci avevano rifiutato la sua trasformazione in Pds, aveva saputo diventare molto di più della casa di quanti intendevano continuare la tradizione del "glorioso" partito di Togliatti e di Berlinguer (la qual cosa sarebbe stata impresa di reduci senza futuro). Per un verso, il Prc era diventato il luogo di aggregazione di quanti, con riferimenti e percorsi diversi alle spalle, volevano rinnovare l'impresa di costruire una forza comunista in Italia in quanto convinti dell'attualità e della necessità di un'alternativa al capitalismo; di quanti insomma guardavano al futuro piuttosto che al passato. Per un altro verso, esso aveva saputo diventare punto di riferimento di un settore tutt'altro che trascurabile dei lavoratori e delle masse popolari di questo paese, come dimostravano anche i buoni risultati elettorali.

Ciò era avvenuto, tuttavia, più per l'impegno generoso di molti suoi militanti, per la collocazione all'opposizione rispetto ai governi borghesi del "Caf" prima e poi, dopo l'esplosione di Tangentopoli, a quel centrosinistra a guida Amato e Ciampi che ebbe nel Pds e nelle burocrazie sindacali (Cgil in testa) i pilastri decisivi, che non per l'adeguatezza della sua proposta politica e del suo gruppo dirigente.

Qui sta in effetti il paradosso: mentre otteneva inattesi successi elettorali (nelle amministrative della primavera del 1993 divenne il primo partito della sinistra a Milano e a Torino) e continuava ad attrarre vecchi e nuovi militanti motivati dal proposito di ricostruire un'organizzazione, un agire e un pensiero comunisti in grado di fare i conti con il presente, il gruppo dirigente viveva una crisi lacerante le cui poste in gioco erano il controllo del partito e i modi del suo "rientro nei giochi" della "grande" politica istituzionale, ossia i modi di una nuova stagione di collaborazione di classe. Di qui il potenziale, e in parte già reale, conflitto frontale fra questi gruppi dirigenti e le motivazioni e le attese della parte migliore della base attiva del partito e di buona parte del suo recente elettorato. Proprio in quei mesi lo scontro al vertice portava alle dimissioni da segretario di Sergio Garavini e alla designazione da parte di Armando Cossutta di Fausto Bertinotti, da poco iscritto al partito, come futuro segretario destinato a gestire una linea di "unità della sinistra", teorizzata da Lucio Magri, che aveva lo scopo di portare il Prc nell'alleanza progressista.

Ecco, "Proposta" nacque allora - del tutto fuori dagli scontri di potere del gruppo dirigente, ma non certo fuori del dibattito che si era acceso sulla linea e sulle prospettive del partito - con l'intenzione di raccogliere e unire attorno a una proposta alternativa quella sinistra, presente nella base e ai livelli intermedi del partito, che non condivideva la linea che andava emergendo, che aspirava a dare corpo a una vera rifondazione comunista, che era sempre più insofferente dell'assenza di un dibattito aperto e degli incomprensibili scontri ai vertici del partito, ma che non aveva ancora trovato i modi, e forse la necessaria chiarezza, per entrare in campo ed esprimere una proposta alternativa di linea e di strategia.

"Proposta" nasceva per colmare questa lacuna. Nasceva per l'iniziativa di alcuni compagni che condividevano una comune militanza trotskista (alla quale erano giunti in tempi e per strade diverse), ma fin dall'inizio coinvolse anche compagni (alcuni dei quali ricoprivano cariche dirigenti nel partito a livello nazionale e periferico) che avevano alle spalle altri percorsi, nel Pci o nella nuova sinistra, ma che condividevano la convinzione che una vera rifondazione comunista non potesse prescindere da un bilancio degli esiti fallimentari del passato e dovesse dunque recuperare la migliore tradizione marxista rivoluzionaria come solida base per un "nuovo inizio". In questo senso "Proposta" fu, da subito, l'area del Prc che per prima realizzò quel passo, in quegli anni tanto spesso invocato ma poco praticato, del superamento nel confronto delle vecchie appartenenze e della fusione di compagni e compagne, con provenienze ed esperienze diverse, in un progetto rifondativo che guardava al futuro.

Il primo numero della rivista uscì, con una veste molto spartana e un po' avventurosamente (all'ultimo momento fu necessario cambiare città e tipografia...), nel settembre 1993 e fu diffuso alla manifestazione nazionale del partito che si svolse il 25 del mese a Roma: la prima tiratura (meno di 1000 copie) andò completamente esaurita e fu necessario farne subito una seconda.

Emblematici della traiettoria successiva della rivista, più del pur promettente esordio sotto il profilo delle vendite (in dieci anni di vita la rivista ha quasi sempre contato su bilanci in attivo, e ciò non è usuale nel panorama della stampa di sinistra), erano i contenuti di quel primo numero. L'editoriale, come spesso in seguito affidato a Marco Ferrando (il compagno già allora più noto, anche perché unico componente della nostra area nella direzione del partito), interveniva nel merito della "proposta Magri" di unità delle sinistre, che sarebbe stata di lì a poco al centro del secondo congresso nazionale del partito. Il numero pubblicava poi un documento, richiamato in evidenza in copertina, il cui titolo ben riassume il programma e la battaglia che la rivista avrebbe portato avanti nei successivi dieci anni e che suonava già come un annuncio dello sbocco attuale: "No al polo progressista. Per l'autonomia del progetto comunista. Per un'alternativa di sistema". E il sottotitolo completava: "Per un nuovo corso del partito". Vi si leggeva questo passaggio: "Dall'inizio della nostra impresa, il Prc si è trovato di fronte ad un nodo di fondo, di identità e prospettiva: e cioè se essere una forza transitoria di pressione sulla sinistra italiana in direzione di una sua ricomposizione unitaria, totale o parziale, comunque articolata, oppure se porsi come forza alternativa a questa sinistra, cioè come partito che si candida a forza maggioritaria ed egemone del movimento operaio, in alternativa al Pds e ad altre formazioni democratico-progressiste. Tutte le contraddizioni e ambiguità politiche che si sono accumulate nel partito, sui vari terreni dell'agire politico, dall'ambito sindacale all'ambito istituzionale, sono riconducibili, in ultima analisi, a quel nodo irrisolto". Si indicavano poi gli assi di una proposta congressuale volta a sciogliere quel nodo e ad unire tutta la sinistra del partito disponibile ad assumersi la responsabilità di avanzare un proposta chiara e alternativa a quella maggioritaria del "polo progressista": il radicamento del partito come forza di classe, lo spostamento del suo baricentro dalle istituzioni alla costruzione dell'opposizione sociale e politica, la svolta verso un partito più organizzato e al tempo stesso più democratico, la definizione di una linea politica di coerente indipendenza di classe, l'avvio del processo di rifondazione programmatica, la definizione di una chiara opzione anticapitalistica e rivoluzionaria, l'avvio della ricostruzione di un progetto comunista internazionale.

La verifica della vitalità di quella proposta sarebbe giunta di lì a pochi mesi nel congresso (il congresso che avrebbe designato il compagno Fausto Bertinotti alla segreteria). Nelle Tesi alternative (primo firmatario Marco Ferrando) si riconobbe una parte significativa di quella sinistra, presente alla base e nei quadri intermedi del partito, che fu una delle novità, e per qualcuno l'autentica sorpresa, di quel congresso. Di più. Il successo di quella battaglia politica aperta spinse altri dirigenti di vertice della "sinistra" di allora (Bacciardi, Ferrero) a scegliere la strada di una differenziazione palese nel dibattito del partito.

Il tutto culminò nella presentazione nell'assise nazionale di una "seconda mozione", in cui le diverse sinistre interne convergevano nell'opposizione alla proposta del gruppo dirigente (la mozione Bertinotti-Cossutta) di confluenza del Prc nel polo progressista. La seconda mozione raccolse a sorpresa il voto del 20% dei delegati, con un peso molto maggiore, come notò allora "il manifesto", fra i giovani, le donne e gli operai.

Ma quello schieramento composito che la nostra iniziativa aveva coagulato in quel congresso non aveva la chiarezza e la coerenza politica necessarie per reggere nella successiva fase politica. E i marxisti rivoluzionari non avevano ancora la forza sufficiente per diventare il punto di riferimento che le attese suscitate dal risultato congressuale nella base del partito e l'esigenza di rendere visibile una coerente e chiara proposta alternativa avrebbero reso necessario. Peraltro, la sconfitta nel 1994 della coalizione progressista e l'ascesa di Berlusconi al governo del paese avevano momentaneamente allontanato il rischio di un coinvolgimento governativo del Prc e attenuato nel partito l'allarme per questa prospettiva, mentre veniva sentita come prioritaria la battaglia contro le destre. I dirigenti centristi che in sede di congresso nazionale, sulla base della spinta reale che veniva dal basso, si erano differenziati dal gruppo dirigente riformista confluendo nella seconda mozione, colsero l'occasione della rottura del Prc con il polo progressista (al momento della costituzione del governo Dini e della scissione dei "comunisti unitari" di Magri Castellina e Pettinari) per ricollocarsi nella maggioranza bertinottiana (il compagno Ferrero entrò allora nella segreteria nazionale) con l'illusione, che contribuirono ad alimentare in tanti compagni, di condizionarla e spostarla a sinistra. Un errore di valutazione e di metodo che rivelava l'inadeguatezza di fondo degli approcci politici che li guidavano e che erano, in modi differenti, tutti lontani dal marxismo rivoluzionario.

Per i compagni che mantennero allora il riferimento a questa rivista fu un periodo di isolamento negli organismi dirigenti del partito. Ma non nella sua base. Lo sforzo paziente di dialogo e di chiarificazione politica continuava a dare risultati, forse poco visibili nelle istanze ufficiali del partito ma tuttavia reali e fecondi per l'avvenire. Il più importante di questi, stimolato direttamente da questa rivista, fu la costituzione dell'Associazione marxista rivoluzionaria Proposta, che si costituì nel luglio 1996.

Nel frattempo, l'alleanza elettorale con l'Ulivo (gli accordi di "desistenza"), la vittoria elettorale del centrosinistra e la costituzione del governo Prodi, sostenuto dal Prc, avevano fatto maturare una situazione del tutto nuova nel partito. Il disorientamento e l'opposizione alle scelte di collaborazione di classe del gruppo dirigente si traducevano anche in nuove differenziazioni a sinistra nei gruppi dirigenti. In vista del terzo congresso, l'area legata a Bacciardi sceglieva la strada di un documento di opposizione, disponibile a tal fine a ricercare l'unità con i compagni che facevano riferimento a "Proposta" che l'opposizione alla maggioranza riformista del partito non l'avevano mai interrotta. Fra mille incertezze e distinguo, anche l'area di "Bandiera rossa" si univa alla coalizione delle opposizioni. Il terzo congresso - concepito dal gruppo dirigente per benedire con un plebiscito l'alleanza con l'Ulivo e che a tal fine si svolgeva con regole nuove che assegnavano direttamente al voto dei testi nei circoli la determinazione della linea e della maggioranza dirigente - segnò invece l'affermazione al di delle previsioni e delle attese di una consistente minoranza di sinistra, unita nell'opposizione alle scelte di linea del gruppo dirigente riformista, ma divisa sulle proposte di strategia da contrapporre ad esse. In realtà il pur buono 15,4% dei consensi congressuali raccolti sottostimava il peso di questa sinistra nel quadro attivo del partito. Ma ancora una volta la sua disomogeneità e la mancata chiarezza sulle prospettive di fondo avrebbero dissolto successivamente una parte non indifferente delle sue potenzialità.

Dopo quel congresso, su iniziativa dei compagni di "Proposta" che si proponevano di determinare un quadro favorevole al confronto e all'azione comuni e di far progredire la chiarificazione politica interna alla sinistra, nel luglio del 1997 nasce a Napoli Progetto comunista come area organizzata plurale delle riviste, delle associazioni e dei militanti della sinistra del Prc. Tuttavia, fin da quel primo incontro (che si svolse presso i Cantieri navali partenopei, occupati dai lavoratori), pesò la presenza di opzioni politiche molto diverse e divergenti riguardo al senso e alla collocazione del nuovo soggetto: iniziativa di pressione sulla maggioranza o costruzione di una proposta marxista rivoluzionaria alternativa alla stessa; collegamento tattico per rafforzare la possibilità di incidere nei gruppi dirigenti o aggregazione di forze militanti per una prospettiva rivoluzionaria; impegno prioritario a radicarsi nel partito o ponte per scelte che già guardavano all'esterno...

Questo forte dibattito non impedì alla sinistra di assumere delle iniziative comuni di forte impatto, come l'appello ai dirigenti e ai parlamentari del Prc perché non votassero il "pacchetto Treu", appello che fu sottoscritto da più di 1800 fra dirigenti nazionali e periferici e attivisti sindacali del partito. Ma già pochi mesi dopo, di fronte agli sviluppi nel quadro politico e nel partito, le contraddizioni di questa sinistra composita portarono a scelte divaricanti. Da un lato, quando il Prc ricucì i rapporti con Prodi dopo la crisi di governo dell'autunno '97, i compagni Bacciardi, Mazzei e Quaresima decisero repentinamente la rottura, portando un'area non maggioritaria ma certamente rilevante di compagne e compagni, soprattutto toscani e romani, ad uscire dal Prc (e poi a disperdere forze preziose in un progetto politico confuso e antileninista). Dall'altro, l'area di "Bandiera rossa" boicottò di fatto lo sforzo di costruire una vera opposizione rivoluzionaria rifiutando di sviluppare un quadro comune di dibattito e di iniziativa, limitandosi a mantenere in vita forme di collegamento negli organismi dirigenti. Nell'ottobre 1998, al momento del ritiro dell'appoggio a Prodi e della scissione cossuttiana, questi compagni scelsero di buon grado di rientrare nella maggioranza di cui da allora rappresentano una delle componenti più convinte e fedeli.

Ancora una volta toccò ai compagni e alle compagne che si riconoscevano in questa rivista e nell'associazione Proposta il peso maggiore del rilancio e della conduzione della battaglia per una prospettiva rivoluzionaria. Questa volta, però, le opzioni politiche strategiche ispirate dai marxisti rivoluzionari formavano la spina dorsale della proposta alternativa presentata al successivo, quarto, congresso del partito. Il sorprendente risultato della sinistra in quel congresso (la seconda mozione sfiorò il 16% dei consensi) mostrava, dopo le esperienze devastanti e rivelatrici del sostegno al governo Prodi e della scissione, che una parte importante del partito si attendeva che il Prc fondasse il rilancio della sua battaglia d'opposizione e la definizione delle sue prospettive su un serio ripensamento e su nuove basi, e ovviamente su un diverso modo d'essere e d'agire come partito.

Da quell'importante risultato congressuale prese avvio anche la rifondazione, su una base finalmente più chiara e coerente, della sinistra del partito. Nel luglio 1999 nell'incontro nazionale di Bellaria nasceva il "nuovo" Progetto comunista come area programmatica marxista rivoluzionaria del Prc. Non più solo un'aggregazione congressuale degli oppositori della politica del gruppo dirigente maggioritario ma una tendenza che si poneva consapevolmente il fine della rifondazione comunista rivoluzionaria e che si proponeva pertanto non solo di coordinare il lavoro e l'iniziativa dei compagni per farla pesare nel partito ma anche di condurre con continuità una riflessione e una discussione interne volte a far emergere la massima chiarezza e omogeneità attorno a un progetto apertamente rivoluzionario.

A questo proposito, due questioni, fra le altre, sono state al centro dell'attenzione, del dibattito e dell'iniziativa dei compagni dell'area programmatica in questi ultimi tre anni. La prima questione si è posta sul terreno nazionale e non era una novità: la questione dell'autonomia del partito dal centrosinistra, della sua natura di opposizione di classe a ogni governo borghese, contro il riproporsi di una linea di avvicinamento al centrosinistra che avrebbe dovuto sfociare in una alleanza organica per le politiche del 2001. Prova generale di questa ipotesi furono i 14 accordi per le regionali del 2000. Nel quadro di una mobilitazione contro questa eventualità Progetto comunista realizzò anche la sua prima iniziativa pubblica al teatro Colosseo di Roma il 23 gennaio del 2000, a cui parteciparono più di 500 compagni da tutta Italia. Fu poi il crollo elettorale del centrosinistra, la sua crisi interna e la sconfitta del 21 aprile 2001 ad allentare (solo temporaneamente e solo sul piano del governo nazionale) quel nodo che incombe tuttora irrisolto sul presente e sul futuro del Prc ponendo una pesantissima ipoteca non solo sulla sua capacità di costruire una autentica alternativa al centrosinistra ma anche sulla stessa sopravvivenza di una forza di opposizione di classe in questo paese.

La seconda questione si pose invece sul terreno delle prospettive internazionali della rifondazione. Anche in questo ambito, il sentiero era stato aperto dai compagni di "Proposta". Fin dalla primavera del 1997, a partire dall'esperienza della piccola tendenza internazionale a cui l'associazione Proposta partecipava, l'Opposizione trotskista internazionale (Oti), essi avevano dato vita a un collegamento con forze marxiste rivoluzionarie di altri paesi (di cui le più importanti erano il Partido Obrero di Argentina e il Partito operaio rivoluzionario di Grecia) a partire da un appello "per la rifondazione della Quarta Internazionale" rivolto a tutte le forze marxiste rivoluzionarie e classiste, anche non di provenienza trotskista, che condividevano il senso di urgenza determinato dal vuoto di un soggetto internazionale comunista rivoluzionario politicamente degno di questo nome e organizzativamente credibile, in una situazione mondiale in cui si infittivano i segnali di una ripresa delle lotte dei lavoratori e dei movimenti sociali. Negli anni successivi questi collegamenti si erano consolidati portando alla costituzione del Movimento per la rifondazione della Quarta Internazionale (che terrà entro l'estate di quest'anno la sua prima conferenza internazionale per delegati).

Gli eventi internazionali degli anni successivi, e in special modo lo sviluppo del movimento noglobal ("Buone notizie da Seattle" titolò la prima pagina di "Proposta" del gennaio 2000), avrebbero posto la questione della natura internazionale di un qualsiasi progetto politico, e di un progetto di rifondazione comunista in modo particolare, all'attenzione di tutti, diventando presto un argomento di discussione, e di divisione, anche all'interno del Prc. Il seminario nazionale di Progetto comunista di Marina di Massa del luglio 2001 affrontò esplicitamente il tema decidendo che la proposta di lavorare da subito alla rifondazione dell'Internazionale rivoluzionaria, sulle basi programmatiche del marxismo rivoluzionario, sarebbe stata posta come punto importante nel documento per il quinto congresso del partito. Intanto il ruolo giocato dai compagni del Partido Obrero nella rivoluzione argentina, balzato all'attenzione generale dopo la rivolta del dicembre 2001, consentiva a molti compagni di conoscere concretamente il Movimento per la rifondazione della Quarta Internazionale e di comprendere meglio il senso della proposta di adesione ad esso che si discuteva in Progetto comunista. In questo quadro si giunge alla decisione a larghissima maggioranza assunta dal seminario nazionale dell'area programmatica, svoltosi a Marina di Massa nel luglio scorso, di dar vita a una nuova associazione marxista rivoluzionaria e di partecipare al Movimento per la rifondazione della Quarta Internazionale. Il resto è cronaca di questi ultimi mesi e settimane e se ne parla in altra parte della rivista.

Naturalmente anche molte altre sono state le battaglie importanti su piani diversi che hanno visto in questi dieci anni un ruolo di questa rivista e dei compagni che si riconoscevano in essa e che meriterebbero una riflessione, magari per individuarne limiti e inadeguatezze. Ma qui non c'è lo spazio neppure per ricordarne il titolo. I compagni che vogliono farsene un'idea o rinfrescare la memoria non devono far altro che scorrere gli indici dei 34 numeri usciti della rivista nelle pagine seguenti.

Ci limitiamo in chiusura a sottolineare un concetto. Questa rivista non è stata in questi anni solo un veicolo di idee e di proposte ma anche, fra molte altre cose (strumento di orientamento, di informazione, di formazione...), uno strumento di incontro e di organizzazione della sinistra del Prc. Questo ruolo, anzi è stato particolarmente importante nei primi anni. In questo senso questa rivista ha operato fin dall'inizio per superare se stessa, per lasciare il campo a qualcosa di meglio, di più ampio, di più efficace, di più maturo.

E' per questo che salutiamo senza conservatorismi il suo "farsi da parte" nel momento in cui qualcosa di meglio, di più ampio, di più efficace, di più maturo prende il suo posto.  Per questo passiamo volentieri il testimone al giornale "Progetto comunista", alla nuova rivista "Marxismo rivoluzionario" e agli altri strumenti di comunicazione a cui darà vita la nuova associazione. Ad essi va il nostro ... buon lavoro.


Tiziano Bagarolo
Roma, 13 febbraio 2003