Un bilancio della presenza di Rifondazione Comunista nelle ultime iniziative

Un percorso in movimento

La vitalità del PRC è nella sua presenza significativa nel movimento dei movimenti

La manifestazione del 15 febbraio può segnare con forza la realizzazione di un altro passo in avanti compiuto dal movimento dei movimenti e con esso dal Partito della Rifondazione comunista. Nei giorni precedenti avevamo avvertito e segnalato un clima che cresceva con l'avvicinarsi della manifestazione, ma anche questa volta le nostre previsioni sono state superate dalla realtà. D'altra parte non siamo affatto assuefatti dalle modalità "travolgenti" che il movimento è capace di trasmettere. Il 15 febbraio Roma ha vissuto una delle giornate più importanti della sua storia. Oltre tre milioni di uomini e donne, giovani e anziani, sono arrivate da ogni parte d'Italia, con ogni mezzo per gridare forte e senza ambiguità il loro secco no alla guerra. Per gridare che un nuovo mondo possibile deve essere un mondo di pace. Milioni di persone, un "popolo" che, con quella manifestazione, ha voluto e vuole continuare ad essere protagonista della storia per cambiarne il corso. La presenza di Rifondazione comunista è stata assai significativa. E' stata una presenza significativa nella fase della preparazione, nella definizione dell'appello con il quale la manifestazione è stata convocata, nella capacità, non semplice, di allargare quanto più possibile il consenso e la partecipazione anche a settori tradizionalmente lontani sempre ribadendo, insieme a tutto il movimento, la fermezza del no alla guerra con quello che è diventato lo slogan e la sintesi della sua posizione: "senza se e senza ma". Ma la presenza di Rifondazione si è realizzata anche attraverso la sua visibilità lungo il corteo, in piazza San Giovanni, agli arrivi dei treni e dei pullman. Le nostre bandiere, le nostre compagne e i nostri compagni, erano tantissimi, e non soltanto nello spezzone di Rifondazione ma in ogni angolo del corteo e della città.

Tutto questo ci segnala ancora una volta la vitalità del nostro partito. Ma sicuramente una vitalità che segna una novità rispetto al passato. Un anno fa avviando la campagna congressuale parlammo della necessità dell'autoriforma, di un processo di innovazione del nostro modo di lavorare. Parlammo dell'esigenza di una rimessa in gioco delle nostre forme organizzative e di una costante verifica del rapporto tra il nostro "fare politica" e i risultati ottenuti. La riuscita della manifestazione ci dà, quindi, la possibilità di questa verifica e ci parla appunto di una indiscussa vitalità del partito e dei suoi circoli. Ancora una verifica positiva e una scommessa vinta dopo l'esperienza dello straordinario successo della raccolta della firme per i referendum. Le firme, Roma e prima Firenze, ma anche le innumerevoli feste di Liberazione e del tesseramento, possono essere accomunate da alcuni tratti ricorrenti. E' infatti evidente che la vitalità del partito si mostra in tutta la sua forza in occasione della costruzione di specifici "eventi". Per evento però va inteso sia il grande evento, che appunto è la partecipazione alla manifestazione nazionale sia, a livello territoriale, una festa di quartiere, una cena per il tesseramento, una raccolta di firme davanti ad un posto di lavoro o in un caseggiato. L'altro elemento imprescindibile è senz'altro la presenza di fattori stimolanti, di motivazioni radicate che muovono le nostre compagne e i nostri compagni a mettere a disposizione il proprio tempo, le proprie energie, la propria fantasia per la riuscita delle iniziative. Motivazioni che nascono nel sentirsi parte di questo movimento che sempre più mostra la sua capacità di essere forza incisiva e determinante del cambiamento e soprattutto la sua natura tutt'altro che minoritaria.

Quindi capacità di lavorare per campagne ben definite con la possibilità di verifica immediata dei risultati, campagne capaci di incidere nel corso delle cose, campagne con una forte motivazione soggettiva. Ecco dunque il salto di qualità che il nostro partito sta realizzando. Questa è la modalità sulla quale abbiamo scommesso e scommettiamo: le scelte politiche che di volta in volta definiscono le forme organizzative più adatte e non il contrario. Pensiamo infatti che altre forme siano autocelebrative e autoreferenziali e che, mostrando la propria stanchezza, poco si adattino a questa fase politica di enorme vitalità.

Tutto ciò è politicamente di estrema importanza anche alla luce dell'agenda che si va delineando. La mobilitazione contro la guerra non è affatto conclusa come del resto in queste ore è evidente dalle notizie che ci giungono sulle azioni di disobbedienza contro il trasporto di materiale bellico. La campagna referendaria sta partendo. Il suo esito è tutt'altro che scontato sia in un senso che nell'altro. La mobilitazione per il Si che i nostri circoli sapranno mettere in atto sarà decisiva. La capacità dell'azione di Rifondazione comunista e dei suoi circoli si mostrerà essenziale nelle forme e nelle azioni che il movimento, nel quale il nostro partito - è sempre bene ricordarlo - è presente fin dagli albori, deciderà più opportune per impedire la guerra. Così come la sua presenza capillare e la sua forza organizzativa è essenziale per la vittoria dei referendum. Una vittoria possibile che segnerebbe per la prima volta un avanzamento della situazione dei lavoratori dopo vent'anni di sconfitte e arretramenti.

Milziade Caprili
Roma, 2 marzo 2003
da "Liberazione"