Nazi pericolosi ma sottovalutati

Chi organizza le bande di assassini?

La morte di Davide Cesare, un giovane del centro sociale O.R.So di Milano, è frutto di una nuova stagione delle aggressioni fasciste

Sappiamo che cosa significa quando sono in circolazione bande di neofascisti con in tasca i coltelli e da qualche tempo anche col rottweiler al guinzaglio. Quelli vanno in giro per fare aggressioni e per ammazzare qualcuno. Come è successo domenica notte a Milano: una provocazione subito seguita dalle coltellate che hanno ucciso Davide Cesare.

Li conosciamo da molto tempo. Negli anni Settanta avevano preso di mira i "compagni" che facevano la diffusione dei giornali di sinistra o che andavano di notte ad attaccare manifesti. Usavano coltelli e spranghe. Poi sono diventati naziskin, teste rasate, e si sono mimetizzati nelle tifoserie del calcio, per far credere che non sono organizzati.

Negli ultimi quindici anni si sono rimotivati soprattutto col razzismo, con l'odio contro gli immigrati: un'aggressione ogni venticinque ore, dicono le statistiche dei raid xenofobi. Ricordiamo negli anni Novanta almeno due omicidi: quello di un ragazzo del Bangladesh che vendeva fiori ad Ariccia - fu massacrato di botte da una banda di neonazisti - e quello di un immigrato nordafricano che fu gettato nel Po da un gruppo di ultrà neri di una delle squadre di Torino. Delitti di gruppo, come quello di Milano. La loro reale natura è quella di atti criminali compiuti da organizzazioni neonaziste, di cui non è stata fatta dagli apparati di sicurezza una sufficiente mappatura. L'azione contro di esse sarà debole finché si darà credito alla tesi che non sono gruppi organizzati, prontamente diffusa anche dopo l'assassinio di Davide.

I segni della pericosa ripresa di vitalità del fenomeno neonazista sono stati preannunciati da vari fatti di assoluta evidenza: l'intensità delle aggressioni, le consonanze col localismo più gretto e intollerante, le provocazioni antisemite. Il ministro Pisanu ha detto che bisogna reprimere le violenze senza guardare al colore politico. In linea astratta questa posizione sarebbe giusta, ma nel concreto bisogna anche valutare quali stimoli e quali coperture sul terreno politico alimentano l'attivismo dei neonazisti.

Il 13 ottobre a Roma un gruppo di neonazisti che si mimetizzava tra gli ultrà di una squadra di calcio pestò a sangue un immigrato marocchino riducendolo in fin di vita. Pochi giorni dopo un immigrato tunisino fu preso a fucilate a Castel Volturno (miracolosamente fu solo ferito) da una ronda di "giustizieri della notte". Bisogna bendarsi per non vedere il rapporto di questi crimini con la politica, visto che fa parte del governo un partito xenofobo. Uno dei dirigenti di quel partito - che è la Lega - l'europarlamentare Mario Borghezio ha partecipato alle manifestazioni dei neofascisti di Forza Nuova, li ha chiamati "camerati": mentre sbraitava in piazza Santi Apostoli contro gli immigrati che «imbastardiscono il nostro sangue», da sotto al palco una voce urlava: «Ai forni, ai forni».

Una nuova stagione

Altroché se c'entra la politica, con la nuova stagione del neonazismo! Le campagne di intolleranza e la disinformazione sull'islamismo sono state un terreno fertilissimo per le violenze della destra radicale. E' stato dimenticato troppo presto quello che è successo a Verona l'11 gennaio: l'aggressione di un gruppo di Forza Nuova contro il presidente dell' Unione dei musulmani d'Italia che stava partecipando ad un dibattito organizzato dalla Tv Serenissima. Una brutale sopraffazione offerta come vincolo di militanza al partito trasversale dei predicatori di intolleranza.

Altroché se c'entra la politica! E c'entra anche con l'antisemitismo. Basta vedere la sintonia tra le scritte contro l'"ebreo Mieli" sulla facciata della Rai di Milano e gli intrighi per impedire la sua nomina a presidente della Rai. E' stato detto frettolosamente che quelle scritte erano opera di imbecilli. Era, invece, evidente che c'era una regia. I neonazisti, agendo su vari fronti, vogliono dire una cosa molto chiara e anche molto brutale: la nostra presenza colpisce gli immigrati, gli islamici, gli ebrei, i no global.

Mentre nel mondo sta succedendo qualcosa di terribile, la guerra, i nazi vogliono fare la loro parte: provocazioni, assassinii. Sarebbe un grave errore sottovalutarli. Abbiamo ogni giorno bollettini di attività investigative riguardanti le Br e i gruppi anarchici insurrezionalisti, o motivate da vaghi sospetti di rapporti con Bin Laden su immigrati islamici, e perfino su cittadini iracheni per il solo fatto che vivono in Italia invece di starsene nel loro Paese in attesa della superbomba di Bush. Precisavano i giornali di ieri che i carabinieri stanno controllando anche i cittadini italiani amici di cittadini iracheni. Tutto questo lavoro investigativo, sia quello utile sia quello superfluo, è frutto di direttive in parte coordinate dal Viminale e in parte assunte autonomamente dai carabinieri.

Nel passato è stato fatto l'errore di sottovalutare le organizzazioni neonaziste e poi si sono subite le stragi rimaste in gran parte impunite. Ancora tre anni dopo la strage di piazza Fontana un' analisi del Viminale sull'eversione diceva: "Una delle particolari caratteristiche dell'estrema destra è l'esibizionismo che si traduce in una esagerata ostentazione di aggressività ed efficienza, e ciò ha prodotto l'effetto di alimentare le opinioni ricorrenti di una grave pericolosità per le istituzioni democratiche, opinioni che vengono raccolte e diffuse dagli opposti settori per evidenti fini di parte". In quel tempo c'era una carenza di cultura investigativa sull'eversione di destra, commentò quindici anni dopo il capo della polizia Parisi. Se è tornato il dubbio sulla capacità dei neonazisti di organizzarsi, sarebbe bene rimuoverlo con una chiara direttiva.

Annibale Paloscia
Milano, 18 marzo 2003
da "Liberazione"