Un bilancio del 2003 e ciò che ci attende per il 2004

2004, un anno di grandi impegni e di grandi responsabilità

C'è bisogno di una forza viva come Rifondazione Comunista

La strategia della guerra preventiva, che fa strame di qualsiasi nozione di diritto internazionale, nonché della nostra Costituzione, ha pesantemente segnato le vicende del mondo. I bombardamenti in Iraq, l'invasione delle forze militari angloamericane, l'occupazione militare non hanno fermato il terrorismo, non lo ha fermato neanche la cattura di Saddam Hussein. Nuove violenze, nuovo terrorismo, nuovi interventi militari: una spirale perversa e distruttiva che rischia di far precipitare il mondo intero in una sorta di guerra civile globale, in una vera e propria guerra di civiltà. Guerra e terrorismo vengono annunciate e propagandate come mezzi per risolvere ingiustizie e squilibri ma mentono ambedue e le conseguenze che provocano amplificano quegli squilibri e generano nuove e più profonde instabilità.

Così, in Medio Oriente, il governo Sharon decide di accelerare la costruzione del muro della separazione, che entra nelle carni vive della Palestina e vuole perpetrare l'occupazione militare e l'apartheid.

L'anno della crisi

Non siamo più definiti "catastrofisti" quando dipingiamo le tinte fosche di una crisi economica che divora le sue medesime basi materiali di esistenza. E' la condizione sociale del Paese a precipitare e a rappresentare il declino del suo apparato produttivo. Un "moloch" ha guidato le politiche padronali e del governo in questi anni: si chiama riduzione del costo e dei diritti del lavoro. La precarietà è divenuta non più condizione particolare di strati sociali marginalizzati dalla crisi economica. Si è fatta condizione generale di esistenza.

Questo governo ha avuto l'ossessione di rendere legale l'economia illegale attraverso le sanatorie, a partire dai capitali illegalmente esportati e dai condoni. E' stata favorita la speculazione e la rendita finanziaria. Le conseguenze sono davanti agli occhi di tutti: il caso della Parmalat è clamoroso ma non isolato. Così, un padrone può far debiti per l'importo di una intera finanziaria e ammettere di essersi preso mille miliardi di lire conservati in chissà quale paradiso fiscale. E' questo il capitalismo reale.

Abbiamo denunciato una situazione intollerabile per un Paese civile: abbiamo retribuzioni rapportate alle vecchie lire e prezzi, invece, che corrono in euro. E il governo ha varato una manovra economica che ancora insegue, estremizzandole ulteriormente, quelle medesime politiche di tagli. Con l'eliminazione della pensione di anzianità e l'abbassamento del livello di copertura delle pensioni si pensa allo smantellamento della previdenza pubblica: un altro colpo mortale per i lavoratori.

La fine del riformismo

L'illusione di poter governare le politiche neoliberiste, temperandone gli effetti è fallita. E' il fallimento del centro sinistra mondiale, quello degli anni di Clinton e delle socialdemocrazie europee. I più avveduti esponenti delle forze che si definiscono oggi riformiste ne sono coscienti e si interrogano criticamente su quell'esperienza. E' una ricerca importante a cui non ci sentiamo indifferenti.

La crisi, infatti, interroga anche noi e le forze della sinistra radicale che, pure, hanno avuto un approccio critico con la globalizzazione e, in alcuni casi, un vero e proprio conflitto con il centro sinistra.

C'è una oggettiva maturità dell'alternativa, ovvero una esigenza sociale diffusa, ma, ancora, una immaturità soggettiva delle forze candidate a esserne la leva nella società e nelle istituzioni.

Idee, programmi, progetti per uscire da oltre un decennio di politiche neoliberiste: ripartire dai nodi dell'irrisolta questione salariale, generalizzare i diritti, partendo da quelli del lavoro, una nuova idea di spazio pubblico nell'economia, preservare il carattere pubblico e il diritto all'accesso adeguato per tutti ai beni comuni: sono questi punti fondamentali per una nuova politica economica e sociale.

La grande forza del movimento e del popolo della pace

Il 2003, anche un anno straordinario. Guerra e terrorismo potevano annichilire la politica, distruggendo, oltre alle persone e alle cose, anche la possibilità di porsi in alternativa ad esse. La loro logica, che è la logica della violenza, vuole imporre a schierarsi: chi non è con me è dalla parte del mio avversario, dicono entrambi.

Ma il popolo della pace, che si è innestato sopra l'onda lunga del movimento dei movimenti, ha saputo mantenere la propria autonomia politica e culturale, così come il movimento no global o "altromondista" ha mantenuto la sua straordinaria capacità di tenuta e di influenza.

Grazie a quella capacità di autonomia, siamo in grado di sviluppare una grande iniziativa per il ritiro dei contingenti militari dall'Iraq, a cominciare da quello italiano.

Possiamo raccogliere migliaia di firme in tutta Italia in calce all'appello che grandi personalità del mondo del volontariato, dell'informazione, della cultura hanno lanciato per chiedere il ritiro dei militari.

Dalle viscere di conflitti che la spirale guerra/terrorismo vorrebbe rendere senza via d'uscita, sale qualche speranza. L'accordo di Ginevra per la pace tra Israele e Palestina, firmata da due coraggiosi esponenti di quei popoli, che mettono in gioco la loro credibilità e la loro stessa vita raccoglie questa speranza. Contribuire a dargli una prospettiva è il nostro impegno.

La ripresa del conflitto sociale

I lavoratori hanno ripreso la parola: i metalmeccanici, guidati dalla FIOM, Il popolo dei sindacati confederali, l'esplosione della protesta dei lavoratori del trasporto locale, una vera protesta civile contro un governo selvaggio, come dice un nostro bel manifesto.

Accanto a queste, le importanti iniziative di lotta dei sindacati di base, le iniziative della rete per il reddito sociale, le lotte dei lavoratori dei call center e delle altre mille forme della precarietà.

Nuovi movimenti si sono affacciati, basti pensare a quello straordinario di Scanzano contro le scorie nucleari.

Un nuovo movimento operaio è in campo e chiede, allo stesso tempo, più salario, più diritti, più democrazia. Queste cose stanno tutte assieme. L'autonomia di un nuovo sindacato si costruisce sulla democrazia dei lavoratori: una testa, un voto sulle piattaforme e sugli accordi.

Cacciare via il governo Berlusconi

E' il migliore augurio per il 2004. Questo è un governo pericoloso per le politiche che propone in campo economico e sociale, per la regressione che determina nella cultura del Paese e nelle politiche di accoglienza (basti pensare alla Bossi Fini e alle proposte sulle tossicodipendenze, alla legge sulla procreazione assistita), per l'involuzione in campo democratico e del pluralismo (la legge Gasparri, la censura, l'attacco all'autonomia della magistratura).

Ci sarebbe bisogno di una qualificazione dell'opposizione ben al di là di quanto fin'ora realizzato. Un'opposizione, almeno in una parte consistente del centro sinistra, incerta sulla pace, timida sul terreno sociale, confusa su quella delle politiche economiche, balbettante addirittura quando si debbono affrontare i nodi dello scontro di classe (la questione salariale, per esempio).

Eppure, in rapporto con il movimento e il conflitto sociale, se le opposizioni, assieme, si mettessero in sintonia con il sentimento diffuso del popolo italiano, la crisi del governo delle destre e la sua sconfitta sarebbero alla portata.

Il Partito

E' stato un 2003 denso di appuntamenti e di impegni. Un 2003 che ha visto l'impegno generoso per i referendum sociali. Abbiamo perso ma abbiamo raccolto oltre 10 milioni e mezzo di consensi e realizzato uno schieramento politico e sociale importante. In certe fasi, ci sono sconfitte che annunciano una nuova stagione di lotte e nuove avanzate. Il ringraziamento ai nostri compagni è veramente sincero per quanto hanno fatto.

Il nuovo anno si aprirà con il Forum sociale mondiale in India. In Europa, il 10 e 11 gennaio a Berlino avremo un primo momento importante per la costruzione del soggetto politico della sinistra di alternativa, poi ci sarà il grande appuntamento della mobilitazione internazionale per la pace, i nuovi appuntamenti del conflitto sociale, quindi, di filata le elezioni amministrative e quelle europee.

Un anno di grandi impegni e di grandi responsabilità.

Il senso più profondo della nostra iniziativa, su scala locale, nazionale e internazionale è lo sviluppo del movimento e la costruzione di un ambito politico che ne consenta l'avanzata.

Per questo c'è bisogno di una forza viva come Rifondazione Comunista che vogliamo costruire sempre più forte e radicata. A partire da subito, dal lancio di una grande campagna di mobilitazione per il tesseramento a questa forza indispensabile in Italia e in Europa per battere le destre e costruire un'alternativa di società.

Fausto Bertinotti
Roma, 31 dicembre 2004
da "Liberazione"