Dopo l'astensione della sul bilancio della Regione lombardia.

In Lombardia il Polo si autoaffonda

Formigoni costretto ad aprire la «verifica». Di fatto è crisi. Irreversivile e profonda, per l'opposizione di centro sinistra che punta alle elezioni anticipate

La Casa delle libertà comincia a crollare dalla Lombardia, cioè dalle sue fondamenta. Nella Regione più pesante, l'unica con il Veneto governata al Nord dal Polo, da ieri il centrodestra è ufficialmente in crisi. Il presidente Roberto Formigoni preferisce chiamarla «verifica di maggioranza». La Lega, che sul «caso Cé» ha tirato la corda fino alle estreme conseguenze, la definisce «crisi» a tutto tondo. Profonda e irreversibile, aggiunge l'opposizione del centro sinistra che accarezza il sogno di elezioni regionali anticipate, accorpate alle politiche e a ridosso delle comunali a Milano. Per capire come butterà al Pirellone ci vorrà almeno un mese. Se finirà con un rimpastone di giunta, la soluzione sarà comunque friabile e posticcia. Insidiata fino alle elezioni politiche dal bisogno di visibilità della Lega; esposta, dopo, ai contraccolpi di una probabile sconfitta del Polo.

Il governatore Formigoni (Fi) ha dichiarato aperta la «verifica» ieri alle 16,30, dopo che la Lega si era astenuta prima su un emendamento della maggioranza poi su tutti gli articoli dell'assestamento del bilancio 2005. Tutti bocciati perchè l'astensione, che al Pirellone equivale a votare contro, e si è sommata ai no del centro sinistra. Tra la bocciatura mattutina dell'emendamento e quella pomeridiana di ben sei articoli del bilancio la seduta è stata sospesa per quattro ore. Tempo occupato in un inutile giro di telefonate tra Formigoni, Bossi e Berlusconi.La Lega ha tenuto ferma la sua proposta impossibile, avanzata lunedì sera giusto per farsi dire di no e precostituirsi l'alibi per non votare l'assestamento di bilancio che aveva approvato in giunta: Roberto Maroni superassessore, non solo alla sanità per rimpiazzare Alessandro Cé «licenziato» da Formigoni ma anche alla famiglia, al posto di Giancarlo Abelli (Fi), fedelissino del governatore e pedina importante nella sanità. La proposta osé, subito respinta sia da Forza Italia che da An e Udc, è servita ieri alla Lega per dire: «Abbiamo agito con assoluta trasparenza, nessuna imboscata da parte nostra». Affondata la maggioranza, ha riacquistato la parola anche il leghista Cé, il «pistolero» che con un'intervista a fine agosto aveva aperto le ostilità contro il governatore. «Se Formigoni è presidente della Lombardia lo deve ai voti della Lega», ha tenuto a sottolineare Cé, «se vuole governa deve confrontarsi con noi». Non si è trattato di «intemperanza caratteriale», ha aggiunto, «noi abbiamo sollevato un problema politico reale e Formigoni si è trincerato dietro una presunta legittimità personale a governare». In sintesi: se l'è cercata. La ricostruizione leghista omette di menzionare il mandante di tutta la faccenda: Silvio Berlusconi, voglioso di dare una regolatina al «terzista» Formigoni, che in combutta con la banda Casini-Follini-Tabacci lavora per fargli le scarpe. Il cav ha dato l'input alla Lega e il gioco sembra essergli scappato di mano.

Fi, An, Udc e persino la Lega auspicano una «rapida soluzione» della crisi; An propone di consegnare la patata bollente a un «tavolo» dei segretari della Cdl.La riunione di oggi del consiglio regionale, con all'ordine del giorno il «caso Cé», ovviamente è stata disdettata. Idem quella di domani che avrebbe dovuto occuparsi del Documento di programmazione economico-finanziaria. L'opposizione, per un bel pezzo, non avrà più a disposizione l'aula del Pirellone per lavorare i fianchi la presunta maggioranza. Deve «ringraziare» il centro destra che ha fatto tutto da solo per autoaffondarsi. Però non può restare in attesa che il Polo cuocia nel suo brodo. Batterà un colpo domani con una manifestazione organizzata da tutti i partiti dell'Unione.

«Incalziamoli dall'esterno, non aspettiamo che facciano le valigie da soli», è la parola d'ordine di Rifondazione, condivisa dai suoi tre consiglieri al Pirellone (Agostinelli, Squassina, Muhlbauer). I Verdi sottolineano le lotte intestine al centro destra per l'occupazione delle poltrone il nulla di positivo fatto in sei mesi dalla giunta Formigoni. Il segretario regionale dei Ds Luciano Pizzetti, riconosciuto a Formigoni il «merito» d'aver preso atto della crisi, spera che non finisca «a tarallucci e vino». La Margherita si sbraccia ad escludere «qualsiasi appoggio esterno» al governatore in difficoltà. Segno che qualcuno ci sta facendo un pensierino. Ad esempio Roberto Caputo, ex socialista, ex Forza Italia e da poco traghettato nella Margherita: «Formigoni prenda atto che è prigioniero della Lega e che non gode del completo appoggio di Berlusconi. Proponga in aula un programma tecnico istituizionale che gli permetta di trovare una soluzione politica che faccia uscire la Lombradia dall'attuale ingovernabilità».

Manuela Cartosio
Milano, 5 ottobre 2005
da "Il Manifesto"