La Costituzione italiana dopo le riforme approvate dal Senato il 16 novembre 2005

Riforma costituzionale. La riforma buia

Note, ascoltando la seduta parlamentare

"Cupio dissolvi"
(San Paolo, lettera ai Filippesi 1.23-24)

Photo by Bella Ciaoinfo

Una Costituzione rappresenta i principi e i valori fondamentali di uno stato, è il fondamento che dovrebbe tutelarne il carattere e la storia per lunghissimi periodi di tempo.

La Costituzione americana è in vigore da 200 anni, ma nessuno dei partiti che si sono alternati al potere si è mai permesso di scalfirla minimamente.

La nostra Costituzione è in vigore dal 1949, cioè ha 56 anni.

E la prima cosa che fece D’Alema, nel 1998, dopo la sua presa di potere senza elezione, fu di smantellarla; non aveva nemmeno i numeri di una forte maggioranza e dovette avvilirsi per questo in continui voti di scambio con la destra e in progressive concessioni che costituirono altrettanti punti di forza per l’avversario.

Da D’Alema parte dunque il processo di smantellamento della Costituzione che arriva a questo spregevole voto di oggi sulla Riforma Costituzionale, fortemente voluto dalla Lega, un processo che non attacca tanto e singole leggi quanto gli stessi principi e valori della nostra democrazia, per un tentativo di golpe istituzionale.

Con l’attuale riforma, il 50% delle leggi costituzionale sarà cambiato, nella distruzione di ogni sistema di equilibrio, bilanciamento e garanzia.

Ci sono troppi punti in comune tra questo golpe istituzionale e la famigerata bicamerale di D’Alema: enorme rafforzamento dei poteri del premier che acquisce ruolo totalitario, riduzione dei poteri parlamentari, subordinazione della Magistratura alla politica, subordinazione della Corte Costituzionale, riduzione dei diritti democratici attivi dei cittadini.... Il fatto gravissimo è che D’Alema ha aperto inconsultamente tutte le derive successiva della destra, e cio’ che non è riuscito a lui trova adesso piena realizzazione nel programma leghista che Berlusconi adempie puntualmente in sintonia con quello della P2, che disegnava cio’ che egli ha fatto punto per punto.

Purtroppo il centro, laico o clericale, ha seguito con un pecorismo opportunistico queste svolte regressive che si coniugano in modo eccellente col piano di Gelli, un piano di presa di potere attraverso gli stessi strumenti democratici. E’ questa deriva, già presente in D’Alema, è questo patto scellerato che ormai lega sostanzialmente tra loro tutte le componenti della maggioranza e gran parte dell’opposizione che ci fa temere per le sorti di questo paese.

La cosa più grave è che la Costituzione, il massimo documento legislativo che doveva essere certezza e garanzia per tutti, sia diventato, grazie allo scellerato amore per il potere, a destra come a sinistra, una banderuola precaria che produrrà gravi danni futuri, con Costituzioni variabili che cambiano a ogni governo, Costituzioni di parte che seguono gli interessi del momento, Costituzioni personali.

Una Costituzione, per sua stessa importanza, deve emergere dai valori più sacri e durevoli di un paese. Questa riforma, invece, nasce dal ricatto fatto ad un governo vacillante da una minoranza politica localista, secessionista, fondamentalmente ostile ai valori democratici e agli interessi italiani, e che non si riconosce in nessuno dei principi della repubblica. Ai suoi ricatti il Centro ha ceduto in modo turpe, e lo stesso ha fatto la Destra nazionalista, che ha rinnegato persino il primo dei suoi principi ideologici, quello dello stato centralizzato.

Questa dunque non sarà la Costituzione degli Italiani, ma solo la Costituzione della Lega, una fazione che non si riconosce nemmeno come italiana. Hanno vinto i barbari.

I valori e i principi di questa riforma golpista non saranno quelli nazionali e tanto meno quelli universali, ma rifletteranno le pulsioni egoistiche di una minoranza retrograda e incivile, che si manifesta con pretese tribali.

Si stenta a chiamare partito una fazione come la Lega, che nel suo DNA è contraria alla coesione del paese, all’unità nazionale, alla parità di opportunità, al solidarismo e alla democrazia. Ma proprio a questa fazione anti-italiana è stata affidata la dissoluzione della Costituzione e, con essa, la distruzione della repubblica democratica parlamentare.

Questa riforma fortemente ci disgusta in tutte le sue parti:

Il disagio della maggioranza che, obtorto collo, voterà per tale riforma è inutile e spregevole. Mostra come il piccolo interesse personalistico sia ormai superiore ad ogni criterio di legittimità e come la parola ‘politica, cura del bene comunè sia ormai piegata al più bieco affarismo privato. Eppure hanno giurato fedeltà a questa repubblica! Eppure sono i nostri servitori nello stato!

L’Italia non diventa uno stato federale ma si daranno alle Regioni poteri che non sono dati neppure agli stati di un sistema federale. Basti pensare alla sanità, alla scuola, alla sicurezza...che richiederebbero regole comuni, finio comuni, piani nazionali.

Vero paradosso, poi, un governo che, mentre annienta il suo stesso centralismo con la devoluzione, tiene pero’ in pugno l’arma delle finanze, mette le mani nelle tasche degli enti locali per derubarli anche del già promesso, calpesta la loro autonomia, con un centralismo che, mentre esce dalla porta, rientra trionfante dalla finestra. Uno stato a base regionale in cui, pero’, le finanze delle regioni sono taglieggiate progressivamente dal potere centrale, con un doppio carico sulle spalle del cittadino, un doppio onere di responsabilità sulle regioni, e un doppio affare finanziario per Roma. Così che forse dovremo vedere insorgere proprio quella Lega che ora brinda trionfante. Perchè a cosa serve il potere di fare, se non hai le finanze per fare?

Che qui perisca non solo la coerenza del sistema ma ogni garanzia di decenza mi sembra innegabile. Siamo o nella schizofrenia o in un piano diabolico di bassa furbizia.

Come in ogni grande opera berlusconiana, anche qui, poi, nessuno ha stimato i costi dell’operazione che rischiano di diventare intollerabili per l’intero paese. E questo quando oggi uno stato di necessità economica imporrebbe la contrazione degli enti inutili e non la moltiplicazione e l’invenzione di nuove forme parassitarie che si aggiungerebbero alla pletora di quelle già esistenti. Chiara è invece la moltiplicazione parallela dei costi che graverebbero sulle nostre spalle rendendo tutto ancora più invivibile. Proprio oggi la Germania rimette in discussione il proprio sistema federale, perchè troppo costoso. E la Spagna paventa il secessionismo dei baschi come dalla Catalogna, per i quali non ci sarà mai secessione soddisfacente, come avverrà sicuramente per i padani. I costi della devoluzione sono stimati in 7 miliardi di euro, ma tenerla in piedi significherà per le regioni un peso suppletivo di 50 miliardi di euro!!!! (stime fatte dall’Università Cattolica di Milano). Una somma enorme, la cui dilapidazione è oggi più che uno spreco, un crimine!

E’ vero che il titolo V della Costituzione non è mai stato attuato, ma ci sono validi motivi per questo: avrebbe portato alla crisi endemica delle regioni più piccole incapaci di essere autosufficienti (si pensi solo alla sanità o alla sicurezza in una regione povera come la Calabria e con due milioni di abitanti e sotto il controllo della n’drangheta!), avrebbe portato allo scontro tra regioni ricche e povere, o tra Nord e Sud, avrebbe aperto contenziosi infiniti tra le competenze delle regioni e quelle dello stato; avrebbe porta a dissoluzione il paese.....

Non esiste in tutta l’Europa nessun paese che abbia, non dico fatto, ma mai pensato un sistema simile!

Quattro ‘saggi ‘ in una baita a mangiar polenta hanno prodotto questo mostro giuridico! Francesco D’Onofrio (UDC); l’ignoto ai più Andrea Pastore (Forza Italia); l’esagitato fascista Domenico Nania (AN); l’energumeno e scomposto Roberto Calderoli (Lega), le cui doti di giurista vivamente vi raccomando. Insomma 4 costituzionalisti doc. Sono loro i padri questa riforma che scempierà il paese! La Costituzione della polenta!

Se pure volessimo guardare agli USA, vedremmo che proprio il federalismo ha incrementato la sperequazione tra ricchi e poveri, le sperequazione tra stati, ha ristretto lo stato sociale, ha messo in concorrenza gli stati tra loro per ridurre al minimo le spese collettive, ha creato infiniti problemi nella redistribuzione equa delle risorse.. e non si capisce perchè partiti come AN o l’UDC possano e debbano accettare tutto questo!

Se ognuno dovrà farcela con quello che ha, avremo poveri più poveri e ricchi più ricchi.

Si noti che da ora la formazione della legge diverrà più arbitraria, perchè si toglie il sistema bicamerale che doveva rallentarne l’iter, permettendo una migliore correzione, si è tolto al presidente della repubblica il potere di rimandare la legge alle camere per ripensarla o togliere elementi anticostituzionali, si è tolto alla Corte Costituzionale il suo ulteriore esame di legittimità, e infine si è resa subalterna la Magistratura alla politica così da fermare la legge stessa semmai minacciasse un potente.

Tutto questo mostra una pesante deriva totalitaria. Come ha detto Nando Dalla Chiesa “Mi preoccupa l’idea di un potere assoluto, della cultura brianzola al potere, di uno stato aziendalista. E’ la natura mercantile di questa Costituzione che mi atterrisce”. Il senatore CE’ (Lega) aveva detto: “La legge Gasparri che tutela le televisioni del Presidente non passa, se non passa la devoluzione”. Siamo nel gorgo di un ricatto!

La nostra prima Costituzione nacque dalla resistenza la nazifascismo, da un patto di tutte le forze democratiche, per un ritorno alla libertà e al diritto, nell’amore per questo paese. Questa Costituzione nasce da un patto scellerato tra una maggioranza in fibrillazione in accanimento di potere e una fazione localistica e autarchica che odia questo paese.

Dice Nando Dalla Chiesa: ”Un uomo solo al comando? L’aumento del totalitarismo di uno solo? L’aumento della disgregazione dello stato? E’ questo che vogliamo?” E se in questa disgregazione ci mettiamo le forze ugualmente anti-italiane dei leghisti a nord e della criminalità organizzata a sud possiamo avere idea del nostri futuro.

Si torna a un’Italia di feudi e feudatari, dove fondi padani e regioni a governo mafioso si fronteggeranno. Ma il grottesco non è ancora finito: regioni potranno unirsi insieme formando macroregioni oppure potranno spezzarsi in più parti, ma anche singoli comuni potranno staccarsi dalla propria regione per accorparsi ad altre. Proviamo pensare ai comuni della Sardegna o di parti della Sicilia o della Locride che chiedono di essere accorpati a regioni più ricche come la Lombardia, o a regioni meglio amministrate come l’Emilia, e avremo un’idea del caos che ci aspetta.

E tutto questo prodotto da un governo senza consenso, che occupa abusivamente il potere ricattato da una fazione minoritaria e barbara che pretende di imporsi a tutti per segnare con arroganza il nostro destino. Ma più sconcia ancora una destra nazionale e un centro cattolico che si assoggettano a questo ricatto per viltà personale e attaccamento alle poltrone.

Qui non abbiamo una Costituzione, ma un atto di arbitrio, un golpe istituzionale.

Non questo volevamo. Volevamo una democrazia parlamentare, una democrazia partecipata, una democrazia che desse pari opportunità a tutti e che realizzasse la parità di tutti davanti alla legge! Volevamo un paese civile! Non questo.

Viviana Vivarelli
Castel San Pietro, 17 novembre 2005
da "Bellaciaio"