Finanziaria 2007

Zipponi: «Rendere trasparente ciò che accade nel palazzo»

Nasce un gruppo di contatto per informare sulle battaglie del Prc nella Finanziaria. «Sul Tfr un ragalo a Confindustria»

Non piace a Rifondazione l’accordo sul Tfr raggiunto tra governo e parti sociali. Ora la partita passa all’esame del Parlamento che inizia a discutere della Finanziaria. Ieri il commissario Ue Almunia manda messaggi avvertendo che quanto accadrà sarà monitorizzato e valutato. Una ennesima presa di posizione che tiene il governo Prodi sotto pressione.
Ma è proprio in sede parlamentare che Rifondazione chiede interventi capaci di dare segnali concreti a quel blocco che ha votato Unione e che venga confermato l’iniziale carattere redistributivo della manovra che rischia ogni giorno che passa di essere vanificato.
Per capire meglio cosa è successo e cosa ci si aspetta dal dibattito in aula abbiamo sentito Maurizio Zipponi deputato e responsabile del dipartimento lavoro del Prc.
«Un incredibile regalo politico alla Confindustria grazie a larghi settori della maggioranza che si sono commossi di fronte alle preghiere degli imprenditori». Maurizio Zipponi, deputato del Prc, non ha dubbi: la revisione del provvedimento sul Tfr non ha senso.

Cosa è accaduto su questa vicenda del Tfr?

La proposta era la seguente: la metà di tutta la liquidazione che il lavoratore decide di non dare alla pensione integrativa, maturata nella liquidazione futura, viene versata alla Tesoreria dello Stato attraverso l’Inps. In questo modo il lavoratore rimane titolare e la liquidazione viene rivalutata oltre il tasso di inflazione. La parte positiva è che gli imprenditori non si finanziano più con i soldi dei lavoratori ma queste risorse servono a fare le opere pubbliche. Questa modalità aveva un vantaggio ulteriore consistente nel fatto che le liquidazioni consegnate allo Stato erano una garanzia contro il fallimento delle piccole e medie aziende che ricade comunque sul lavoratore. Il costo di questa operazione per gli imprenditori equivale a un ventesimo di quanto ricevono dal cuneo fiscale.

Come è cambiato il quadro?

Dopo la proposta del governo è intervenuta Confindustria che è intervenuta come partito politico trasversale dentro il Parlamento. Una situazione paradossale: Confindustria ruba il Colosseo e indica lo Stato come il ladro. Larghi settori della maggioranza si commuovono. Settori, questo va detto, che non hanno nemmeno fatto di conto e non sanno di cosa stanno parlando. Hanno solo pensato a rispondere subito a questo partito trasversale. Ne viene fuori un accordo stupido che, oltre a non avere una logica economica in se, riproduce e amplifica il più grande dei difetti della industria italiana, quello di essere piccola e frammentata.

A protestare è stato soprattutto il nordest...

Va detto che il nordest è un modello che ha fallito contro la competizione internazionale. E’ per questo che urla. Oggi i modelli che vincono sono i modelli di industrie consorziate, più grandi, perché hanno più capacità di investimenti e quindi di innovazione e ricerca. Mettere lì il fatto che chi sta sotto i 50 ha un costo inferiore rispetto a quelli che stanno sopra è semplicemente stupido. Tutti gli esperti, tutti gli economisti sanno benissimo che nel nanismo delle imprese sta proprio il problema dell’industria italiana.

Le medie e grandi imprese a questo punto protesteranno?

Le organizazioni sindacali che notoriamente promuovono i fondi pensione sono più presenti nelle aziende sopra i 50 dipendenti. E quindi è lì che le adesioni ai fondi sono state, e saranno, più forti. E’ in quella fascia che lo Stato prenderà poco di “tfr” inoptato. E’ chiaro che in questo modo ci sarà un problema di copertura sostanziale.

Questo quadro consegna a noi un motivo in più per propagandare di non scegliere i fondi...

Motivo in più per dire che esiste il rischio enorme di un assalto alla diligenza, ovvero un assalto ai soldi dei lavoratori, prede di grandi speculaizoni sul Tfr. Ognuno, a partire dalle grandi organizzazioni sindacali avrà il compito e il dovere di difendere i lavoratori dalle enormi speculazioni che si apriranno.

Sulla finanziaria, alla fine, il quadro che esce è quello di un grande caos. Tu che dici?

Sto girando l’Italia in lungo e in largo per provare a capire cosa pensano i compagni e le compagne. Il sentimento prevalente è di grande confusione. Proprio per questo abbiamo deciso di creare un gruppo di contatto tra ciò che accade in Parlamento, le posizioni e le battaglie politiche di Rifondazione in Parlamento e la base del partito. Occorre rendere esplicito e trasparente ciò che accade dentro il palazzo, altrimenti non ne veniamo fuori. Il primo elemento è creare chiarezza di posizioni. Questo gruppo di contatto non solo renderà noto argomento per argomento ciò che Rifondazione sta ottenendo sulla finanziaria, ma anche il compito di raccogliere le domande e fornire le risposte. Gli argomenti sui quali è in atto un enorme braccio di ferro sono i seguenti: i ticket sanitari, che per noi è il primo grande elemento di battaglia politica. Il secondo riguarda la scuola l’università e la ricerca; il terzo, la precarietà, con percorsi di conferma non solo nella scuola ma anche negli enti locali; il quarto riguarda le missioni militari; il quinto il sistema dei trasporti pubblici; il sesto, il diritto di cittadinanza e il permesso di soggiorno, partendo dal criterio che l’immigrato è una risorsa e non una questione di ordine pubblico. Infine, stiamo resistendo a una accelerazione delle privatizzazioni delle grandi imprese statali.

Quale è il nodo politico per Rifondazione in questo momento secondo te?

Mentre questa battaglia è in atto, è in atto anche una operazione politica attorno a Rifondazione, con attori ben individuati: Corriere della sera, Confindustria, etc. Vogliono far rompere il legame di Rifodazione con il proprio blocco sociale e a quel punto trasformare l’Unione in un grande partito democristiano, facendo saltare contemporaneamente il programma dell’Unione e Prodi. Un modo per batterlo è agire su due fronti, uno la battaglia sulla finanziaria e due la mobilitazione, a partire dalla manifestazione del 4 novembre a Roma. Il lavoro è per noi un tema forte. Il 26 ottobre, voglio ricordare che si troveranno a Roma i migliori giuslavoristi italiani per mettere mano, insieme a Rifondazione, a una riscrittura di tutte le norme che regolano i lavoro per un superamento non solo della 30 ma anche della Treu.

Fabio Sebastiani
Roma, 21 ottobre 2006
da "Liberazione"