La Lega Nord punta a superare i confini del Nord e diventare una forza di destra nazionale

Lega Nord, l’estrema destra ora parla «padano»

Una svolta di tipo “nazionalista” con la quale la Lega si era già presentata alle europee

Marine Le Pen e Mario Borghezio

Marine Le Pen e Mario Borghezio

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L’estrema destra in Italia si sta ridisegnando. Un processo in realtà in atto da tempo. L’esito delle ultime europee ha però impresso un’accelerazione decisa e cambiato il corso delle cose. L’elemento di forte novità consiste nell’ultima mutazione della Lega Nord che nei fatti sta sostituendo le altre destre (da Forza Italia a Fratelli d’Italia) nello storico ruolo di garanti per la galassia neofascista nei termini di coperture istituzionali, sdoganamenti e alleanze elettorali.

Sotto la guida di Matteo Salvini la Lega ha ripreso vigore invertendo un trend pesantemente negativo.

Centrale da questo punto di vista è stata la decisa virata a destra, una sorta di torsione radicale che ha oscurato tutti gli altri progetti coltivati nella precedente gestione maroniana, dall’idea di una macroregione del Nord all’ipotesi dell’attuale sindaco di Verona, Flavio Tosi, incentrata su un nuovo partito tipo Csu bavarese, regionalista e conservatore, da collocare nell’ambito del centro-destra, superando in prospettiva la stessa Lega.

La svolta è consistita, in primo luogo, nel recupero pieno di tutti i temi di impianto razzista che avevano caratterizzato il partito al tempo del congresso di Assago. In quell’occasione, era il 2002, si assunsero ufficialmente da parte di Umberto Bossi tutti i tratti tipici di una formazione di estrema destra, dal rifiuto della «società multirazziale» alla «difesa della cristianità minacciata dall’invasione extracomunitaria». La «Padania», in quel contesto, quasi diveniva “una cittadella assediata” entro cui arroccarsi. In compenso ai migranti si addebitava la responsabilità di ogni male, dalla crescita della criminalità al dilagare delle droghe e della prostituzione, fino al diffondersi di malattie vecchie e nuove.

La lettura di tipo apocalittico, si vedano le conclusioni di quel congresso, si sostanziava in un atto di accusa finale nei confronti dei «poteri forti» e delle lobby finanziarie intente a manovrare, secondo una visione complottista, i flussi migratori per sradicare le tradizioni culturali e religiose di interi territori, in primis delle regioni nordiche. Nel rideclinare da parte di Salvini queste ossessioni razziste si è però provveduto a cambiare i destinatari del messaggio, non più circoscritti ai «padani» ma comprendenti l’insieme degli italiani.

Una svolta di tipo “nazionalista” con la quale la Lega si è presentata alle europee, ribadita, pur con qualche articolazione, al recentissimo congresso straordinario di luglio a Padova. In ciò un elemento di indubbia novità. Per la prima volta nella sua storia la Lega ha tenuto e organizzato in una campagna elettorale iniziative nelle regioni del centro-sud. In prima fila lo stesso segretario. Anche il taglio degli slogan è mutato per indicare il nuovo corso: «Basta tasse, basta immigrati, no Euro, prima gli italiani!». La traduzione in pratica delle posizioni del Front national francese con il quale il partito di Salvini ha stretto un’alleanza in occasione del voto. Da qui il superamento del secessionismo (vedremo fino a che punto) che ha fortemente impattato nel mondo dell’estrema destra, che incapace di presentare proprie liste è rifluito in larga parte in quelle della Lega. È stato il caso di Casa Pound, che ha sostenuto apertamente nel centro Italia la candidatura di Mario Borghezio, poi eletto con poco più di 5mila preferenze.

L’azione della Lega nei prossimi mesi si incentrerà sul rilancio dei “forconi” da porre, questa volta, sotto le sue ali. Diversi sono stati gli annunci in questa direzione. L’idea è quella di una rivolta fiscale, da Nord a Sud, anche come leva per la costituzione di nuovi soggetti associativi e politici locali da federare alla Lega stessa, magari, come preannunciato, con nel simbolo l’Alberto da Giussano. Già si parla di “leghisti” siciliani, calabresi o della Tuscia. In questo quadro il deposito in Cassazione a fine giugno di 3 milioni di firme in calce alla richiesta di 5 referendum accompagnerebbe su scala nazionale questa campagna. A far da traino nella raccolta delle sottoscrizioni è stata indubbiamente la cancellazione della “legge Fornero”, anche per richiedere lo stop ai concorsi aperti agli immigrati e la soppressione di due leggi invise ai fascisti, la legge Merlin e soprattutto la legge Mancino con il reato di istigazione all’odio razziale, etnico e religioso.

A finire nell’orbita della Lega è anche Forza nuova, attraverso un percorso diverso. Il partito di Roberto Fiore è in forte difficoltà. Tutti gli obiettivi prefissati sono stati mancati, anche in modo clamoroso, dalle politiche del febbraio 2013 (0,26%) alla non presentazione alle europee di maggio data l’incapacità di raccogliere le firme. L’idea di contendere da destra, in particolare sui temi dell’immigrazione e dell’uscita dall’euro, consensi alla Lega, si è risolta in una débacle. Da qui un’emorragia, ancora in corso, specie al nord, di quadri e militanti proprio verso Salvini, con la chiusura spesso di sezioni storiche. Non indifferenti, in questo scenario, anche l’accumularsi di debiti e le accuse a Fiore di gestione verticistica. Per tutti l’approdo si sta sostanziando nell’adesione all’associazione Patriae, costituita da un ex esponente de La Destra, Alberto Arrighi, finanziata dalla stessa Lega, la cui funzione, al momento, sembrerebbe proprio quella di ospitare singoli militanti e realtà collettive provenienti dal neofascismo in crisi.

Il sostanziale fallimento di chi pensava di poter trapiantare in Italia esperienze come Alba dorata o Jobbik si sta nei fatti risolvendo guardando alla “nuova” Lega. Anche alcuni vecchi “arnesi” sembrerebbero interessati. Non a caso due tra i principali protagonisti della strategia della tensione, Stefano Delle Chiaie, l’ex capo di Avanguardia nazionale, e Mario Merlino, noto provocatore, nonché esperto in infiltrazioni, nel tentare di rieditare, pur solo in forma associativa, la vecchia sigla di An, hanno provveduto a omaggiare ostentatamente il “vecchio camerata” Borghezio.

Un panorama nuovo, quello che si sta delineando, destinato a incidere in profondità nell’estrema destra. La prima verifica sarà il 18 ottobre quando a Milano sfileranno in un corteo nazionale, promosso dalla Lega «Contro gli immigrati», tanto i leghisti quanto tutte le principali sigle del neofascismo.

Saverio Ferrari
Milano, 4 Settembre 2014
da “Il Manifesto”