Un ordigno esplode alle 4:50 presso il Viminale a Roma

Come sempre, la bomba

L'ordigno è esploso, puntualmente, alle 4.50 di questa notte. Il luogo è particolarmente simbolico, il Viminale, anche se da lato di via Palermo proprio dove si erge il palazzo dei servizi segreti. Era una bomba dimostrativa dicono gli investigatori, insomma serviva a far vedere che "loro" sono sempre lì. Già, ma chi sono "loro"? Silvio Berlusconi non ha dubbi: la bomba è l'effetto di manifestazioni come quelle del Palavobis... Ieri era l'effetto delle giornate di Genova. Domani, chissà, sarà il prodotto dello sciopero generale, e così via. Come tante altre volte, anche ora, dunque, si utilizza la minaccia più terribile - la bomba, la strage di massa - per intimidire e frenare i sommovimenti sociali. Si arriva addirittura a temere la pacifica gente di Milano - bollata da Francesco Cossiga come il mandante morale dell'attentato - riunitasi solo per sostenere la legalità e la moralità pubblica. Segno dei tempi. Ovviamente l'operazione di Berlusconi è truffaldina e demagogica: strumentalizzazione allo stato puro, che consente al governo di riprendere in mano una situazione che sembrava sfuggita, con scioperi e contestazioni provenienti un po' dappertutto, anche dalle sue stesse fila. La reazione, scontata e pericolosa, è però anche la spia di una debolezza e di una difficoltà a padroneggiare l'attuale situazione. Per fortuna anche l'Ulivo se ne accorge e proprio sul rischio di strumentalizzazioni cerca di puntare il dito. Anche se non va nascosto che una situazione di "moderazione coatta" dei toni e del confronto politico non dispiacerà alle sue componenti più morbide verso il Polo. Immediati e netti anche i commenti delle varie anime del movimento, dall'Arci alla Fiom ai SinCobas ai Disobbedienti. In tutti prevale la stessa, sacrosanta, presa di posizione: non ci faremo intimidire.

Salvatore Cannavò
Roma, 26 febbraio 2002
da "Liberazione"