Dario Fo rinuncia: ora c'è il rischio che tanti cittadini delusi ripiombino nell'astensionismo.
Nessun miracolo a Milano

Lo aveva anticipato l'altra sera nell'affollatissima assemblea alla Camera del lavoro: "Se i Ds non ci stanno io non posso correre. Anche con loro sarebbe una gara impossibile, lo so, ma la farei pur tuttavia per la nostra città. Decidano". Così Dario Fo. Grandi applausi, ma tanta e poi tanta amarezza in sala. Intanto i Ds, riuniti alla stessa ora con il segretario nazionale, ma divisi esattamente a metà su quella candidatura, decidevano di non decidere adottando la tattica di un apparente logoramento. In verità il messaggio, quello vero, lo esplicitava qualche ora dopo il loro segretario provinciale: "Non posso non considerare che un'eventuale candidatura Fo, in questo momento, porterebbe a una rottura dell'unità della coalizione". I sogni così svaniscono all'alba. Fo non fa unità, Fo si faccia pertanto da parte. Grazie; è stato bello, teniamoci in contatto. E il Nobel capocomico si fa da parte spinto fuori scena dalle "tatticuzze delle piccole oligarchie" di un Ulivo soglia Caporetto. Ora la scena è vuota. Chi uscirà dalle quinte? Chissà, forse qualche ministro inviato dal centrosinistra per perdere a Milano? Forse qualche professore già speditoci da Venezia per fare lo sgambetto al Nobel? Forse qualche "cireneo" centrista che porterebbe la croce non solo verso la sconfitta, ma al tracollo campale? Ed è, mi domando, su queste tipologie di candidati che si dovrebbe ricomporre quell'unità di coalizione che Fo avrebbe incrinato?

Ma vi state accorgendo, amici e compagni del centrosinistra, che con il vostro veto state sospingendo fuori scena non solo un candidato eccellente, ma quanti stavano rientrando dall'astensione verso il voto e che mai e poi mai oggi sarebbero disponibili a votare i candidati delle tre tipologie sopra elencate? Voi, amici e compagni, avete interrotto un sogno e dovete assumere la gravissima responsabilità che ne deriva. La sinistra dei Ds di converso sostiene:

"Dopo Fo non può che esserci un candidato di sinistra". E va bene. Ma chi e con chi mi domando, perché quel veto richiederebbe nella sua logica un candidato del centro del centrosinistra e non della sinistra dello stesso centrosinistra. Può darsi' allora che perso per perso i Ds dopo aver bruciato un candidato fortissimo di sinistra ora ripieghino su un candidato molto ma molto più debole della sinistra stessa. In pratica così i Ds direbbero: meglio perdere dentro la nostra corsa al centro che dimostrare che una corsa a sinistra abbia più consensi come sarebbe avvenuto con Fo; ma se la corsa a sinistra di fatto si impone tatticamente, avanti allora con il famoso cireneo, ma che sia di sinistra e, travolto, tale da dimostrare che è meglio inseguire il centro a Milano e altrove. Magari scaricando la responsabilità della sconfitta su Rifondazione.

Se le cose stanno così 'noi dobbiamo, noi di Rifondazione, parlare con tutti, 'ragionare con tutti, non chiudere le porte a chicchessia. Però attenzione. E' difficile ritrovarci subito attorno allo stesso tavolo e riparlarci tranquillamente come se fossimo a un mese fa. E' ancora difficile, almeno per noi, non cercare di tenerci stretti quanti, usciti dall'astensione, oggi; delusissimi, stanno tendendo a rientrarvi. E' infine difficile non criticare quanti hanno, via via, sostenuto prima un candidato inesistente, poi raffreddato l'aggregazione delle Stelline, cercando successivamente di impadronirsene paracadutandovi i famosi professori, infine bruciato Fo per inseguire il centro in una coazione a ripetere di dieci anni di sconfitte. Ragioniamo con tutti, sia chiaro, perché noi siamo per davvero unitari, masi sappia che ad oggi non è più in campo una sola corsa, ci sono più possibilità, il campo è cambiato da qualche giorno e non per colpa nostra. C'è infine un'ultima cosa del tutto inaccettabile. E' del tutto inaccettabile che dallo stesso pulpito da cui si è scomunicato Dario Fo arrivi adesso un farisaico appello all'unità e si lanci un grave monito alle responsabilità che, noi Rifondazione, assumeremmo dovessimo accedere a un percorso non unitario. Non so ancora cosa faremo, dobbiamo riflettere, e non da soli, ma, alto là con le bolle e le scomuniche perché quel pulpito, almeno per noi e non solo per noi, oggi ha perso molta credibilità.

Bruno Casati
Segretario della Federazione di Milano
Milano, 7 dicembre 2000