Elezioni amministrative del 26 maggio 2002

«Il voto dice che il vento sta cambiando»

Intervista a Piero Fassino

Fassino: «Sì, sono molto soddisfatto, non si vede?». Più di un mese a girare l'Italia in lungo e in largo per la prima campagna elettorale da segretario dei Ds. Più di cento manifestazioni in trenta giorni. Poi il pomeriggio di ieri passato in via Nazionale, la tensione dei primi momenti che si scioglie lentamente con l'arrivo dei dati di Genova, del nord, del centro, perfino del Mezzogiorno. Piero Fassino adesso finalmente sorride. Seduto sul divano del suo ufficio, circondato dalle foto che lo ritraggono con Clinton, con Arafat, con Giovanni Paolo II, con Kofi Annan, con Enrico Berlinguer, ripercorre le tappe di una giornata trascorsa ad analizzare numeri, a trarre valutazioni politiche, a leggere il futuro di un risultato elettorale che qualche mese fa non sembrava certo dietro l'angolo.

Segretario, aveva chiesto un voto per i candidati del centrosinistra. Ma aveva chiesto anche un voto che desse un segnale a Berlusconi...

Mi pare che gli elettori abbiano assecondato questa richiesta. Ci hanno fatto vincere in molte città e province votando sindaci e amministratori credibili e hanno anche dato un voto che rappresenta un segnale che Berlusconi farebbe un grave errore a sottovalutare. Dai risultati traiamo sicuramente ulteriore forza per rendere la nostra opposizione più efficace sin dall'impostazione del Dpef su cui si baserà la legge finanziaria 2002 e che dovrà rappresentare, secondo noi, una revisione della politica seguita fin qui dalla maggioranza.

Quali sono i dati politici più significativi del risultato elettorale?

Si registrano un ridimensionamento diffuso e generalizzato del centrodestra e una ripresa e una crescita altrettanto generalizzate del centrosinistra e dei Ds.

Un dato più evidente al nord che nel Mezzogiorno, non crede?

Anche nel Mezzogiorno si registrano risultati positivi. Ma partiamo dal settentrione. Nel nord c'è lo straordinario risultato di Genova con il bellissimo successo di Pericu. La crescita, però, si registra un po' dappertutto: in Liguria, dove vinciamo al primo turno a La Spezia e siamo vicinissimi alla maggioranza assoluta a Savona; in Piemonte, dove siamo in vantaggio a Cuneo e Alessandria, alla pari ad Asti, andiamo al ballottaggio a Vercelli, vinciamo in tutti i principali comuni del torinese; nei centri del milanese otteniamo una netta affermazione, a partire dallo straordinario successo di Sesto San Giovanni...

Risultati positivi anche nel nord-est. Se li aspettava?

Abbiamo ottenuto risultati positivi in quel nord-est che rappresenta la culla della Lega e il serbatoio elettorale principale del centrodestra. Andiamo al ballottaggio a Verona, a Gorizia, forse nella provincia di Treviso. Anche a Vicenza, malgrado la vittoria al primo turno del Carroccio, si registra un incremento del centrosinistra. Vorrei aggiungere che è molto confortante l'esito di Piacenza, mentre a Parma il risultato positivo del candidato del Polo viene molto ridimensionato dal voto di lista nel quale si registra un testa a testa. A Carrara andiamo al ballottaggio con il dato migliore, nonostante in quella città si siano presentate diverse liste di centrosinistra. Vinciamo, poi, molto bene a Pistoia e in altre città della Toscana. Il risultato è buono anche in Umbria e otteniamo un esito più che lusinghiero in provincia di Ancona.

Si aspettava la sconfitta di Reggio Calabria?

Il Mezzogiorno rappresentava per noi, obiettivamente, la situazione meno favorevole. Nel Sud registriamo, comunque, un quadro articolato. Ci sono risultati significativi come quelli di Brindisi, di Matera, di Vittoria, dove vinciamo al primo turno; quelli di Gela dove andiamo bene al ballottaggio. A Cosenza andremo primi al secondo turno, nonostante la Margherita avesse un candidato distinto da quello del centrosinistra. Siamo primi a Frosinone e otteniamo dati positivi nel Napoletano e in Sardegna. In questo contesto registriamo il risultato non positivo di Reggio Calabria sul quale ha pesato sicuramente la difficoltà a colmare il vuoto lasciato dall'improvvisa scomparsa di una personalità così popolare e prestigiosa come Italo Falcomatà.

Lei aveva chiesto un voto per il centrosinistra, ma anche un voto per i Ds. Soddisfatto anche per questo?

Nel contesto di un generalizzato risultato positivo del centrosinistra spicca il buon andamento dei Ds. Ovunque registrano una crescita sia in percentuale che in dato assoluto. Se si prendono i dati delle dieci province in cui si votava per i consigli provinciali i Ds registrano un incremento tra il due e mezzo e il tre per cento rispetto alle politiche dell'anno scorso. Straordinario è l'esito del nostro partito in Liguria, dove partivamo già da percentuali alte che incrementiamo ulteriormente di quatrro-cinque punti a Genova e in tutti i Comuni. Credo che sia stata premiata l'azione di questi mesi, la linea che ci siamo dati a Pesaro, il rilancio di una iniziativa forse meno visibile sui media ma efficace nel ricostruire una rete di canali di comunicazione con la società attraverso le iniziative che abbiamo assunto su tutti i temi: dal lavoro, alla sanità, al fisco, all'infanzia, alla scuola, alle pensioni, alle questioni internazionali.

Giovanni Berlinguer dice che si tratta di un risultato ottenuto da tutti i Ds, dalla maggioranza e dalla minoranza. È d'accordo?

Certamente, è stato un successo di tutti i Democratici di sinistra. Il partito si è mobilitato in ogni federazione, in ogni regionale, ogni componente politico-culturale dei Ds ha dato il suo contributo. Lo abbiamo fatto con grande determinazione e con spirito unitario. A partire, credo lo si possa dire, dalla segreteria nazionale che non si è risparmiata e ha lavorato ventre a terra per rilanciare l'azione della Quercia. Ringrazio tutti i nostri dirigenti e i nostri militanti. E ringrazio gli elettori che ci hanno rinnovato una fiducia della quale avevamo bisogno.

Quanto hanno pesato sul risultato positivo le mobilitazioni sindacali e i girotondi?

Credo che. oltre alla nostra iniziativa di partito, abbia pesato anche il rapporto, non subalterno ma di confronto aperto e di convergenza, che siamo stati capaci di costruire con i movimenti. Così come ha pesato la mobilitazione sindacale contro la modifica dell'articolo 18 che ha visto i Ds impegnati pienamente.

E quanto ha pesato l'immagine di un Ulivo che stringe alleanza con Rifondazione e Di Pietro?

Ha pesato senz'altro positivamente. Abbiamo lavorato perché l'Ulivo fosse unito, perché questa unità si allargasse ovunque possibile ad altre forze, come Rifondazione, Italia dei valori, movimenti e liste civiche. Tutto questo ha pagato positivamente.

Un segnale anche per il futuro, non crede?

Dal voto bisogna trarre alcune lezioni che dobbiamo essere capaci di cogliere immediatamente. La prima è che c'è nella società un ampio spazio di recupero di consenso e di fiducia nei confronti del centrosinistra. Non è scontato che il centrodestra - che pure mantiene consensi larghi e diffusi - sia egemone sul piano culturale. I consensi del centrodestra possono essere intaccati, erosi e ridimensionati. Secondo: ha pagato la scelta dell'unità e questo deve portarci a essere conseguenti. Fin dal coordinamento dell'Ulivo di oggi dobbiamo discutere di come far decollare la fase costituente della federazione dell'Ulivo, di come si rafforza e si consolida la convergenza tra questa e le altre forze politiche di opposizione, di come andare ai portavoce unici in Parlamento, di come si accelera la elaborazione di un programma comune e si prepara così la convenzione del centrosinistra messa in programma per l'autunno.

Il voto rilancia la scelta del partito della sinistra riformista?

Il voto ci dice che fattore decisivo per un centrosinistra unito e forte è una sinistra riformista più forte. Il risultato elettorale ci dice che il centrosinistra cresce ovunque e che, assieme, crescono i Ds. E cresce la sinistra riformista, come dimostra l'esito positivo del voto anche in quelle città - come Verona, Gorizia, Cuneo, Legnano - dove abbiamo sperimentato liste fondate sull'alleanza tra Ds, Sdi, Comunisti italiani e altre forze della sinistra riformista. Ma il voto ci dice anche che abbiamo ottenuto risultati positivi non solo perché i nostri candidati si sono rivelati più credibili di quelli del centrodestra, ma perché ci siamo sforzati in ogni città di avanzare programmi seri. Questo ci deve indurre, anche sul piano nazionale, a mettere in campo un'opposizione capace di accompagnare sempre ogni “no” a una proposta perché questo ci rende più credibili e fa crescere un'alternativa reale al centrodestra.

Ninni Andriolo
Roma, 28 maggio 2002
da "L'Unità on line"