Elezioni politiche 2006

«Dolorosa l’esclusione, ma Ferrando ha violato un patto di lealtà politica»

La segreteria di Rifondazione ritira all’unanimità la candidatura di Marco Ferrando. Intervista a Francesco Ferrara

La segreteria di Rifondazione ha deciso all’unanimità: ritiro della candidatura di Marco Ferrando e sostituzione come capolista al Senato in Abruzzo con Lidia Menapace (candidata anche in Friuli Venezia Giulia). «Una decisione dolorosa», per Fausto Bertinotti, ma ferma, come spiega Francesco Ferrara membro della segreteria e responsabile organizzativo del partito che rigetta le accuse di mancato rispetto della democrazia interna al partito come quelle di eterodirezione da parte del centrosinistra nella vicenda.

Cosa significa la vostra decisione?

Abbiamo inteso ribadire tre questioni di fondo. Primo: non è in discussione l’autonomia del partito, la nostra iniziativa e tutto il nostro impegno è per far vivere il programma dell’Unione sottoscritto. Siamo attaccati ogni giorno da giornali e persino dagli alleati perché abbiamo spostato a sinistra il programma. Dovrebbe essere confortante per tutti sul piano dell’autonomia del partito e dovrebbe far scattare un comune senso di reazione. Secondo: abbiamo salvaguardato la rappresentanza politica di tutto il partito e Ferrando è venuto meno proprio su questo punto. Ci siamo dovuti difendere da prese di posizione che il nostro partito non ha. Abbiamo risposto a lui e a tutti i militanti che ci chiedevano se quelle erano le posizioni del partito, non ai ministri guerrafondai. Terzo: il caso Ferrando se così vogliamo dire, dimostra il nostro rigore nel difendere il diritto e gli spazi di dissenso e la chiarezza della democrazia interna. Ferrando dice di rappresentare il 41% del partito su alcune posizioni, in realtà sulle stesse è stato fatto nel 2005 un congresso dove ha raccolto il 6,7% dei consensi. E poi c’è una premessa senza la quale non si capisce nulla di quello che è successo.

Ovvero?

La candidatura di Ferrando è stata proposta dalla segreteria e dal Comitato politico nazionale del partito con l’opposizione della sua stessa area (10 su 17 di Progetto comunista contrari nel Cpn, N. d. R.). Potevamo non candidarlo di fronte a un contrasto così esplicito e crediamo che questa scelta debba esserci riconosciuta, con la stessa correttezza con cui abbiamo sempre riconosciuto a Ferrando la nostra stima e lealtà per la sua persona e battaglia politica. Pur non essendo la rappresentanza parlamentare un organismo dirigente abbiamo preferito dare un segnale del pluralismo interno a Rifondazione aprendo le candidature alle minoranze. Una scelta discussa in direzione e nel Cpn dove è stato anche chiesto ai compagni della minoranza di aderire a un codice di comportamento per rappresentare una sorta di reciproco vincolo: divergiamo sulla linea politica, ma chi si candida come capolista rappresenti comunque l’insieme del partito. Questo è il punto fondamentale. Su questi presupposti hanno accettato la candidatura e sono state aperte le liste alle minoranze.

Cosa significa “incompatibilità” delle dichiarazioni di Ferrando?

Comprendiamo l’esistenza di un utilizzo delle sue affermazioni per accendere l’ennesima polemica, ma c’è stata quanto meno una sua oggettiva responsabilità. La giustificazione dell’agguato a Nassiyria e la messa in discussione dell’esistenza dello Stato israeliano hanno leso l’identità e la fisionomia del nostro partito. Su questi temi, sulla nonviolenza e su un processo di pace in Medio Oriente fondato sul principio “due Stati due popoli” si è svolto un congresso. Le dichiarazioni di Ferrando hanno rotto il vincolo deciso nel Cpn e nella Direzione.

Ma come rispondete alle accuse di procedure fuori dalle regole mosse dalleminoranze?

Ferrando non si è messo fuori dallo statuto del partito. Lo statuto non c’entra nulla e infatti non ci siamo rivolti al collegio nazionale di garanzia. Ferrando conserva il suo sacrosanto diritto al dissenso come l’ha sempre avuto, qui è in discussione la lealtà politica convenuta sulle candidature. Il problema è politico ed è responsabilità della segreteria nazionale, istanza massima ed esecutiva degli organismi, prendere decisioni politiche. Abbiamo portato la decisione alla consultazione del Cpn. Su 259 membri, 154 hanno condiviso la scelta, 87 si sono espressi contro, 1 si è astenuto e 17 non sono stati raggiungibili. Mi sembra si possa definire una consultazione ampia e qualificata.

Claudio Jampaglia
Roma, 17 febbraio 2006
da "Liberazione"