L'esclusione di Marco Ferrando dalle liste del PRC

Arrecare danni a Rifondazione o sconfiggere le destre?

“Quando si vogliono ricoprire incarichi elettivi Istituzionali, la posizione che deve essere rappresentata è quella del partito e non la propria singola e personale posizione”

Daniele Ratti

Photo by R. Cerri

In questi giorni si sta discutendo molto, dentro e fuori al partito, della esclusione di Ferrando dalle liste di Rifondazione; esclusione causata dalle sue dichiarazioni al Corriere della Sera su Nassiriya.

Premesso che in Rifondazione la libertà di espressione è garantita in tutti i modi e le forme possibili, compresa la formazioni di correnti, ma appare del tutto evidente che quando si vogliono ricoprire incarichi elettivi Istituzionali, la posizione che deve essere rappresentata è quella del partito e non la propria singola e personale posizione.
Questo era ed è noto a Ferrando ed alla sua corrente interna, peraltro divisa sulla sua precedente candidatura. Stupisce anche l’atteggiamento di chi nel partito ricorda sempre l’ortodossia metodologica comunista, e poi non la applica.
Vorrei anche ricordare la maleducazione politica di quelle compagne e di quei compagni aderenti alla corrente di Ferrando che al Comitato Politico Federale della Brianza del 15 febbraio, dopo avere espresso liberamente le proprie ragioni, durante le conclusioni si sono alzati e hanno abbandonato la sala senza ascoltarne le argomentazioni.

Non voglio dilungarmi sulla straordinaria importanza della campagna elettorale in corso per il nostro paese per la possibilità di sconfiggere le destre e tentare di governare l’Italia con un programma unitario e alternativo dell’Unione; questa condizione politica ci è chiesta dal nostro popolo, da tutta la sinistra. Ora si può non essere d’accordo e ci si batte nel partito per contrastare la linea politica, quello che non si può fare è arrecare volutamente danno e discredito a Rifondazione. La esclusione di Ferrando dalle liste sono ben poca cosa rispetto al nocumento che le sue dichiarazioni e comportamenti, ci hanno arrecato.

Nel merito, le sue dichiarazioni e la partecipazione a manifestazioni in cui si bruciano bandiere (quella del 18 febbraio a Roma), sono legittime sul piano personale, ma sono incompatibili con la posizione del Partito, e io aggiungo, intollerabili sul piano umano.

Forse è ora che in Rifondazione tutti capiscano che la politica non è un giochino su cui misurare le proprie postazioni interne, e che sulla linea politica decisa dal partito si andrà fino in fondo per trasformare la politica in Italia e costruire la Sinistra Europea di alternativa.

Invito quindi tutto il partito a concentrarsi sulla campagna elettorale e sostenere tutti i nostri candidati per raccogliere il massimo di consensi per Rifondazione Comunista, condizione indispensabile per garantire l’applicazione del programma di governo dell’Unione.

Daniele Ratti (Segretario della Federazione Brianza del PRC)
Monza, 20 febbraio 2006