Dopo il risultato elettorale del 28 - 29 maggio 2006

Il voto del Prc, luci e ombre tra territori e proiezioni nazionali

Benissimo Torino, la Toscana, Pavia, Gubbio, Cava dei Tirreni; bene Imperia, Reggio Calabria e Lecco; discreto Roma e Napoli; male Milano, la Sicilia

Il voto per Rifondazione è un’altalena. Ogni città e provincia ha una storia a sé, l’alleanza o meno con l’Unione ha i suoi vantaggi e prezzi non riducibili al saliscendi delle percentuali di voto. Un dato generalizzato a tutta l’Italia, se ce n’era bisogno, dice che dove c’è radicamento e movimento sul territorio il Prc ha sempre qualcosa da dire in più, anche in un’elezione amministrativa che tradizionalmente non premia Rifondazione come le politiche o nelle europee. Perciò le comparazioni proposte saranno tutte con l’ultimo voto amministrativo, per pesare proprio i territori e provare ad attribuire un peso più ponderato al voto locale di Rifondazione rispetto a quello nazionale di 50 giorni fa.

Grandi città

Fatte le premesse, il quadro è una vera altalena di risultati esaltanti e di flop. Ma andiamo con ordine partendo dalle grandi città e dalle province. E non si può iniziare che da Torino, dove l’accordo con Chiamparino paga dopo cinque anni d’opposizione e Rifondazione va oltre il raddoppio dei consensi (dal 3,5% al 7,8%), più del massimo risultato alle politiche, e conquista 4 consiglieri senza premio di maggioranza. Viene riconfermato l’uscente Castronovo, seguono un giovane comunista di 25 anni, una ricercatrice precaria e il leader dei cassintegrati Fiat, indipendente della Fiom. La sinistra alternativa sotto la Mole. Gianni Favaro, segretario provinciale: «Portiamo a casa un risultato politico di cinque anni e anche nei quartieri siamo andati bene, con un presidente di circoscrizione e l’Unione che li conquista tutti, non era mai successo».

Vanno bene anche Roma e Napoli, con meno esaltazione. Nella capitale Rifondazione guadagna un punto dalle scorse amministrative (5,5%) e ne lascia due rispetto alle ultime politiche: tre consiglieri perché non scatta il premio di maggioranza. «Un risultato abbastanza positivo per le difficoltà inevitabili che il progetto Ulivo sommato alla forza del sindaco impongono a tutta l’Unione», commenta Chicca Perugia, deputata. La lista Arcobaleno che incalzava Rifondazione a sinistra si ferma allo 0,7%, mentre Verdi e Pdci sono in crescita. Scenario che si ripete a Napoli, con Rifondazione in crescita al 4,8% rispetto al 2001, anche se la speranza era di avvicinarsi ai dati delle politiche. Nelle circoscrizioni cittadine il Prc è al 6,5%. Il balzo lo fanno anche Pdci e Verdi al 4,9% e 4,8%. Molta più sinistra, con il solito problema del voto al simbolo. I Comunisti italiani hanno goduto dell’allineamento con Rosa Russo Jervolino regalato dal sorteggio (stessa cosa a Mantova). Comunque Rifondazione cresce.

Le note dolenti, invece, cominciano a Milano con Rifondazione al 4,2% e 25mila voti, aveva il 6,1% nel 2001 (dimezza i voti rispetto alle ultime politiche): perso un consigliere su tre. Altro scenario pesante alle regionali siciliane, dove la lista Uniti per la Sicilia con Prc, Pdci, le liste civiche di Primavera siciliana, Verdi, Italia dei Valori e lo Sdi si attesta al 5,2%, riuscendo a superare lo sbarramento della più brutta legge regionale italiana, ma Rifondazione non prende nemmeno un consigliere. E’ l’effetto del sistema delle preferenze: «Abbiamo dato anima e corpo alla lista, con un lavoro nelle nove province per un programma comune e candidature sostenibili, ma è andata male - commenta Gaetano Bellavia, responsabile organizzativo del Prc - lista unita oscura il simbolo e le preferenze non sono cosa nostra e così noi apparentemente scompariamo». L’anomalia siciliana è tale che diversi candidati moderati rastrellano 15mila preferenze. Rifondazione alle ultime regionali era al 2,4% mentre al Senato aveva regalato un ottimo 5,3. (È la prima volta Rifondazione non elegge neppure un «parlamentare». Nella scorsa legislatura ne aveva eletti tre e sei in quella precedente. Rimangono fuori anche i Verdi e il Pcdi. Nel futuro parlamento siciliano la sinistra radicale non ci sarà e non ci saranno neppure rappresentanti della società civile candidati nella lista di Rita Borsellino. Questi ultimi hanno ottenuto il 4,9 per cento e sono stati quindi penalizzati, per appena duemila voti, dalla legge elettorale che prevede lo sbarramento del 5 per cento. NdR).

Province e Sud.

Luci e ombre nei grandi centri e in Sicilia. L’analisi del voto per le provinciali lo conferma, con qualche indicazione in più. Si votava più al Nord-Est e Nord-Ovest ma anche in due province a Sud con Reggio Calabria dove l’Unione conquista la presidenza al primo turno e Rifondazione mantiene il 4,6% ottenendo un consigliere in più e a Campobasso con la riconferma dell’Unione e del consigliere di Rifondazione in leggero calo (dal 5% al 3,8%). A Ravenna col 70% per l’Unione, Rifondazione lascia mezzo punto e conferma due consiglieri col 5,9%. Stesso scenario a Mantova, dove con un punto in meno (4,4%) Rifondazione perde un consigliere. A Treviso con l’Unione al 30%, il Prc migliora di un soffio e mantiene un consigliere con il 2,8%. Spostandosi verso Occidente, a Pavia, nonostante la Cdl si riconfermi al primo turno, Rifondazione fa un ottimo 6,6%, il doppio dei voti di Verdi-Pdci e Di Pietro uniti, conquistando due nuovi consiglieri. Risultato simile a Imperia dove i voti sono il 5,6% e il consigliere è uno solo. Infine Lucca, dove il successo arriva al 7,5% con un terzo consigliere. In sostanza, il voto provinciale non risulta così polarizzato sul dato nazionale e racconta un partito in buona crescita ad Ovest e più statico ad Est, mentre al Sud va bene Reggio Calabria con moderazione.

Una sensazione confermata da Rocco Tassone, segretario regionale del Prc, che parla di «luci e ombre» per la Calabria rossa: deludente rispetto alle politiche nelle grandi città, in crescita nei piccoli centri. In sostanza l’onda lunga dell’Unione per Rifondazione è corta. L’esempio è Cosenza che riconquista un consigliere ma fallisce la sfida del sindaco alternativo. Anche a Corigliano e Rossano dove l’Unione conquista il ballottaggio i dati sono mediocri, mentre Rifondazione va bene in tutti i piccoli comuni con liste civiche unitarie e una ventina di consiglieri comunali. Dove sfonda l’Unione è Crotone col 78% e il Prc in aumento al 3,4%, mentre a Catanzaro il ballottaggio vede Rifondazione in calo (come a Termoli). In tutta la Calabria si vede un effetto “ministro Bianchi” per il Pdci.

Anche in Puglia Unione al 70% a Barletta, ma Rifondazione è senza consiglieri. Un leggero calo a Bisceglie (feudo Pdci che dal 15 passa al 7%) dove vince il centrodestra; calo anche a Molfetta. A Francavilla Fontana, Galatina e Gallipoli conquista un consigliere con percentuali attorno al 5%, mentre a Ruvo sale al 4,4% come a Grottaglie dove partiva dal 10%. A Melfi in Basilicata vince al primo turno il centrodestra con il voto di Rifondazione fuso in liste civiche e anche in Campania continua il chiaroscuro. A Benevento, strappata al centrodestra, Verdi e Prc uniti sono al 2,1%; a Caserta la lista dei “radicali” va al ballottaggio contro la Cdl, ma si perde il sindaco a Marcianise e Capua. Nel salernitano il Prc registra un 6,3% a Cava dei Tirreni, 4% a Nocera Superiore, mentre il ciclone De Luca nel ballottaggio fratricida del capoluogo lascia al Prc un 2,4% contro il 6,7% di cinque anni fa.

Centro e Nord.

In Lazio, a Civitavecchia non va benissimo ma Rifondazione è determinante per il ballottaggio tra Unione e Cdl, con il centrosinistra in netto vantaggio. Stesso scenario a Pomezia. Attorno a Roma si va bene a Ciampino e molto meno a Genzano. A Terracina l’alleanza col Pdci non va oltre il 2,4%. Leggera flessione anche a Cassino, Anagni e Sora. Per trovare dei buoni risultati bisogna salire verso Umbria e Toscana. A Gubbio continua il fenomeno Orfeo Goracci che cerca la riconferma al ballottaggio contro il centrosinistra, con Rifondazione primo partito al 25,7% in crescita. Va bene a Città di Castello con un ballottaggio interno all’Unione e Rifondazione in segno molto positivo e va male ad Assisi sconfitta al primo turno da Forza Italia da sola e Rifondazione dal 7% al 3%. Votava, per fortuna, anche la Bassa Toscana, con l’Unione che si prende tutto e il Prc in spolvero: Arezzo all’8%, Siena al 6% e Grosseto al 5,2%. «Molto soddisfatto», il segretario regionale Niccolò Pecorini: «Era un risultato non scontato, qualcosa sull’Ulivo si è sempre perso nelle amministrative, invece questa volta anche sul territorio si conferma la nostra forza». Una vera controtendenza. Le sole ombre sono a Montevarchi con il raddoppio del Pdci che manda in leggera depressione il Prc e a San Sepolcro dove c’è un crollo dal 21% all’8% contro l’Ulivo.

In Abruzzo a Roseto, l’Unione stravince ma Rifondazione perde punti e due seggi, mentre è in crescita a Lanciano e Vasto. Ad Ancona situazione anomala con Rifondazione in corsa insieme a una lista civica contro il sindaco uscente dell’Ulivo (che aveva sostenuto): il Prc si mantiene al 7% e la lista di movimento aggiunge altri tre punti. Nel resto delle Marche a Fermo si riconferma il sindaco Cdl e Rifondazione perde qualcosa, stesso risultato a Falconara e meglio a San Benedetto del Tronto dove l’Unione strappa la poltrona al sindaco del centrodestra. A Ravenna città si conferma il leggero calo delle provinciali (a favore del Pdci) nonostante l’eccezionale successo dell’Unione e la conferma di due consiglieri; a Rimini si perde qualcosa e un consigliere (lo guadagna il Pdci), un piccolo malessere che si aggrava a Cento dove il Prc si dimezza rispetto al Pdci, mentre a Cesenatico contro l’Unione perde voti, che guadagna invece a Salsomaggiore.

Nel basso Veneto, Rifondazione perde quasi tre punti a Rovigo e a Belluno passa dal 9% al 5,2. Va meglio in Lombardia a Lecco con un buon 5,7% (e due consiglieri), mentre nei feudi della Lega si tiene a Varese (ma si raddoppiano i voti nelle circoscrizioni), mentre a Busto Arsizio si perde il consigliere. «La differenza la fanno i territori - commenta il segretario regionale Ezio Locatelli - dove si vive di una proiezione nazionale si fa fatica, dove esiste una società attiva e movimenti sul territorio, si migliora sempre». L’altalena è questa. E i risultati degli altri comuni al voto in Piemonte lo confermano: con flessioni a Chivasso e Cirié, e crescite a Pinerolo e San Mauro. E infine nel feudo rosso di Savona Rifondazione lascia qualcosa alla coalizione ma guadagna un consigliere in più.

Claudio Jampaglia
Roma, 31 maggio 2006
da "Liberazione"