Milano, 7 marzo 2009, teatro Carcano: il Prc presenta il programma elettorale della Sinistra Europea

La sinistra nel cuore del conflitto sociale.

Interivsta ad Alexis Tsipras, segretario di Synaspismòs

Siete ormai il terzo partito a livello locale e avete una forte presa sui giovani, di fatto state rompendo il bipolarismo tra Pasok e Nuova Democrazia. Mica male...

E' vero che in poco tempo siamo riusciti a cambiare il quadro politico. Fino a poco tempo fa la sinistra non era sulla scena della vita politica del paese. Era virtuale. Una promessa. Ma da un anno siamo riusciti a muovere le acque stagnanti della politica greca. Purtroppo c'è un'alleanza tra media e forze politiche contro di noi. Anche se non sembra incidere sulla nostra popolarità. Perché quello che diciamo non è congiunturale. Noi parliamo di cause sociali e siamo stati capaci di attivare le nuove generazioni, quelle del precariato e della "vita a 700 euro", insieme agli studenti universitari e delle scuole medie, protagonisti delle lotte più recenti.

In Grecia in questi anni si è parlato di "sinistra alternativa". Sono questi giovani e il rapporto con i movimenti la nuova sinistra?

Synaspismòs è un partito di una sinistra giovane e contemporanea che non ha paura di cercare la sua identità e indagarla. E farlo non rispetto al passato ma oggi, lì dove succedono le nuove lotte e le contraddizioni. Nel cuore del conflitto sociale. Sappiamo che non basta più fare riferimento alle lotte del passato e prendere dagli armadi le bandiere della lotta per poi fare due cortei e rimetterle via. Vogliamo una sinistra pericolosa non per il suo passato ma per le lotte che abbiamo di fronte.

E invece il Kke è l'esempio della politica del passato?

Il Kke ci attacca più della destra. Perché la nostra dinamica tra i giovani rende più debole la strategia d'egemonia del Kke. E' triste che un partito comunista con una grande storia di sacrifici e lotte, insista a non volere leggere il movimento sociale che si ribella e si schieri tra le forze più reazionarie del paese.

Per la politica italiana tu sei un bambino...

La cosa importante è che le nostre parole e soprattutto le rivendicazioni siano quelle dei giovani. Due anni fa eravamo a fianco degli studenti contro la riforma del diritto di studio. Tra i nostri primi obiettivi c'è la lotta alla precarizzazione e per l'autonomia dei trentenni che vivono ancora con i genitori in una stanza. Ora, i sondaggi ci danno al 10% e l'intenzione di voto tra i 18-24 anni sale al 20%.

E quale rapporto col Pasok?

A parole il Pasok si smarca, ma sui temi economici e sociali, quelli determinanti, ha un atteggiamento comune alla destra. Su come affrontare la crisi, su cosa sia la sicurezza per i cittadini, sui rapporti con la Nato, la guerra, nei fatti, non c'è differenza. Viene accreditato come primo partito, ma come Nuova democrazia avrà meno voti del passato. Perché il sistema bipolare è molto indebolito e nessuno potrà governare da solo. Anche per questo ci attaccano, dicono che rendiamo ingovernabile il paese. Ma succede perché c'è un governo incapace di rispondere alla gente spaventata dalla crisi economica. Il grande pericolo è che questa paura provochi una svolta a destra o per lo meno conservatrice. L'unica risposta possibile è rafforzare i movimenti, le lotte e la sinistra.

Ma governereste col Pasok?

Noi proponiamo un altro modello di sviluppo. Se ci sono altri d'accordo con la necessità di un cambiamento a sinistra della società greca, siamo pronti. Però constatiamo che la leadership del Pasok non è su questa strada. Credono ancora al neoliberismo.

Sia voi che la Die Linke siete in crescita, da noi invece la sinistra esce da una stagione difficile...

Fino a qualche anno fa l'Italia era un modello per noi. Eravate in grado di organizzare le manifestazioni di massa interne ed internazionali più interessanti. E per noi è un problema capire come la partecipazione al governo del paese abbia consumato la partecipazione a sinistra. Crediamo di aver imparato che la sinistra se non ha la possibilità di un legame forte con la società o di rappresentare il proprio blocco sociale è quasi impossibile che esca indenne da una partecipazione a una forma di governo.

Quindi se i giovani vi chiedessero di governare per un salario sociale e il diritto allo studio per tutti... lo fareste?

Dipende dai rapporti di forza e dalla capacità, per chi ci chiedesse di andare al governo, di rovesciare lo stesso governo il giorno dopo.

Claudio Jampaglia
Milano, 7 marzo 2009
da “Liberazione ” dell'08/03/2009