Primarie civiche - Lombardia 2012

Di Stefano, l’economista etico, la «sorpresa» della sinistra. Il candidato più «radicale» che vuole il reddito di cittadinanza.

Con lui si è schierata da subito la Federazione della Sinistra, oltre a un arcipelago di sigle più o meno radicali. Ma anche in Sel Di Stefano va fortissimo.

Andrea di Stefano a Monza il 10 dicembre 2012

Andrea di Stefano a Monza il 10 dicembre 2012

Photo by Romeo Cerri

La felpa blu con la scritta Obama, la barba lunga (che ora ha tagliato), i capelli arruffati, gli occhialini da miope. Un look da studente fuori sede. Eppure, quella sera, che trionfo. Trenta-applausi-trenta in dieci minuti scarsi d’intervento. Un apoteosi per uno sconosciuto o quasi come lui. Era il 20 novembre e i candidati del centrosinistra lombardo erano ancora quattro (c’era anche il socialista Roberto Biscardini). Quella sera Andrea Di Stefano vinse e convinse. Quarantotto anni, giornalista (è direttore della rivista Valori, promossa da Banca Etica), una compagna, due figli (un maschio e una femmina, Leone e Mimosa). Di Stefano fino a quel giorno era per tutti «il professor Di Stefano», pur non essendo mai stato in cattedra in vita sua.

Era (ed è) piuttosto un esperto di economia e finanza etica, diventato noto, si fa per dire, grazie alla vetrina quotidiana offerta da Radio Popolare, da dove il «professore » ogni mattina almanaccava con piglio autorevole di argomenti tradizionalmente ammazza-audience e il conduttore Gianmarco Bachi lo canzonava per la sua seriosità. Un cult. Ora però l’ex professor Di Stefano ci ha preso gusto. Con quel tono grave e compassato può permettersi di dire quasi tutto. Che per esempio la regione dovrà garantire un reddito di cittadinanza a tutti quelli che perdono lavoro. O che Brescia è peggio di Taranto in fatto di qualità ambientale e che gli inceneritori sono il problema, «altro che soluzione ». Questioni che però conosce davvero.

Andrea di Stefano a Monza il 10 dicembre 2012

Andrea di Stefano a Monza il 10 dicembre 2012

Photo by Romeo Cerri

Da cronista girava per discariche e cave quando la «mafia dei rifiuti» non era ancora un tema di moda. E poi conosce i numeri, non improvvisa. Un vero secchione. Sorride poco, non è un piacione ma piace. Con lui si è schierata da subito la Federazione della Sinistra, oltre a un arcipelago di sigle più o meno radicali. Ma anche in Sel Di Stefano va fortissimo. I militanti stanno quasi tutti con lui, i dirigenti pure ma non lo possono dire perché Ambrosoli è comunque il nome forte e il candidato favorito. Il compromesso è che il partito di Vendola non esprimerà indicazioni di voto ufficiali con la scusa delle primarie «civiche ». Con gli altri sfidanti i rapporti sono più che cordiali. Ambrosoli ha detto che gli affiderebbe un assessorato, Kustermann pure.

Sulla sanità privata però sono state scintille con «Umberto», mentre con «Alessandra» il duello s’è spostato sul tema dei rifiuti e della raccolta differenziata. È un ambientalista convinto, d’altra parte. Va ripetendo che «ci vuole una rivoluzione culturale perché il consumo responsabile è una necessità e anche i lavoratori dei ceti popolari devono capire il valore etico degli acquisti». Vuole azzerare il consumo di suolo e sostiene che «tutte le opere pubbliche approvate e non cantierizzate devono essere riviste in chiave di sostenibilità ambientale». Eppure non è uno snob. Gli piace cucinare il pesce, ama Neil Young e i Joy Division, adora ciaspolare in montagna, ma anche le isole del Mediterraneo. Con gli altri candidati ha incontrato ieri a Bergamo la Fiom e i metalmeccanici locali. «Smettiamola di dire che gli operai non esistono più. Non possiamo rinunciare ad avere un ruolo importante nel settore manifatturiero di cui siamo il secondo Paese in Europa », ha scritto subito dopo l’incontro su Facebook. Oggi inizierà invece la giornata elettorale con una visita agli studenti dell’Hajech, il liceo artistico «in okkupazione ».

Andrea Senesi
Milano, 11 dicembre 2012
da “Corriere della Sera