Finanziaria 2003

Enti locali e cittadini uniti contro i tagli della Finanziaria

Con la finanziaria presentata dal governo Berlusconi gli Enti locali subiscono un attacco durissimo. I provvedimenti principali sono noti: si riducono i trasferimenti dello Stato, mentre le risorse della compartecipazione all'Irpef si contraggono automaticamente per effetto del calo della pressione fiscale e si blocca l'addizionale Irpef. Contemporaneamente, si vincolano gli Enti locali a non superare, per quanto riguarda il disavanzo, il livello raggiunto nel 2001 integrato dal tasso di inflazione programmata (e quindi molto inferiore rispetto a quello reale). Nel caso questi vincoli non venissero rispettati gli Enti locali sarebbero soggetti al blocco delle assunzioni, al divieto di ricorso all'indebitamento per mutui, al taglio delle spese in beni e servizi. La finanziaria, quindi, si muove secondo due direttrici: il federalismo fiscale, da un lato, e il rispetto del patto di stabilità interno, dall'altro. Si tratta di orientamenti che già ispiravano le finanziarie precedenti e che oggi, tuttavia, vengono assunti ricorrendo a misure estreme che comportano, da un lato, il drastico ridimensionamento delle risorse disponibili e, dall'altro, la limitazione sostanziale dell'autonomia gestionale degli Enti locali.

Gli effetti della manovra sono facilmente immaginabili: incremento dei tributi locali (ICI, ecc.), taglio delle spese, esternalizzazioni e privatizzazioni. Se si considerano le difficoltà che già gravano sui bilanci per effetto della finanziaria dell'anno scorso e gli effetti che sono stati prodotti dalla stessa si può ben capire come con quest'ulteriore manovra si sia giunti ormai al limite. In pratica, quello che è in gioco è la possibilità di garantire agli Enti locali l'esercizio di una funzione socialmente rilevante. La partita è quindi decisiva e per questo è necessario promuovere una forte ed incisiva opposizione. Fermo restando che la questione delle risorse destinate agli Enti locali per essere affrontata in modo organico richiederebbe una vera e propria riforma della fiscalità generale, anche in attuazione delle nuove norme costituzionali, è tuttavia possibile da subito promuovere una iniziativa.

Gli obiettivi di tale iniziativa possono essere, da un lato, la restituzione agli Enti locali di una effettiva capacità di spesa con: l'incremento dei trasferimenti, il recupero della quota di compartecipazione Irpef perduta per effetto della riduzione della pressione fiscale, l'aumento delle risorse destinate a innovazione tecnologica, fondo per gli investimenti, unioni dei comuni, la copertura degli oneri aggiuntivi derivanti dai rinnovi contrattuali e l'eliminazione dei vincoli alle assunzioni negli Enti locali, con particolare riguardo alle disposizioni tese a favorire l'estensione del precariato e della flessibilità. Per quanto riguarda l'applicazione dell'addizionale Irpef, il ripristino dell'autonomia decisionale degli Enti locali va sostenuta ma a condizione che questa si intrecci a una sua applicazione ispirata esplicitamente a criteri di progressività. Dall'altro lato, vanno quantomeno ridotti i vincoli del patto di stabilità interno, incrementando la soglia di disavanzo consentita e sottraendo dal calcolo dello stesso le spese di rilevante impatto sociale. Inoltre, vanno eliminate le penalizzazioni previste per gli Enti locali non rispettosi dei vincoli, quali: il taglio di beni e servizi, le limitazioni in tema di personale, il divieto di indebitamento per gli investimenti.

Su questi obiettivi è possibile sviluppare una forte iniziativa, a maggior ragione nel momento in cui il mondo delle autonomie locali si sta mobilitando. In diverse realtà vi sono state iniziative organizzate dagli amministratori locali e le tematiche della finanziaria hanno coinvolto molte assemblee elettive. Questa mobilitazione è certamente positiva e, tuttavia, non è ancora sufficiente. Essa, infatti, resta episodica, confinata ad un ambito il più delle volte squisitamente istituzionale e non si intravede ancora uno sbocco generale. Su questi limiti è importante intervenire. In particolare, è necessario che i pronunciamenti contro la finanziaria si estendano. E' anche essenziale che tale mobilitazione si intrecci con quella dei cittadini, siano essi utenti dei servizi, che lavoratori impegnati nella gestione degli stessi.

Questa connessione fra assemblee elettive e cittadinanza è l'elemento decisivo per far uscire questa battaglia dai limiti angusti di uno scontro fra livelli istituzionali. Per questo vorremmo che le deliberazioni delle assemblee elettive fossero assunte a conclusione di un confronto aperto fra cittadini, associazioni, organizzazioni sindacali. Non solo, è necessario che questa connessione si realizzi anche attraverso adeguate forme di mobilitazione. In tal senso, la proposta avanzata dalla Rete del nuovo municipio di una giornata di "disubbidienza" alla finanziaria, che preveda iniziative coinvolgenti i cittadini, in particolare sul tema degli effetti della stessa sui servizi pubblici locali, costituisce un'indicazione importante. Infine, è necessario che da subito si pensi ad un'iniziativa nazionale specifica, coinvolgendo amministratori e forze sociali.

Gianluigi Pegolo
Roma, 23 ottobre 2002
da "Liberazione"