Cento manifestazioni in cento città per smantellare la
separatezza tra Istituzioni e paese reale

Una Finanziaria che peggio non si può

Le proposte di Rifondazione Comunista.

Una iniziativa del nostro giornale è stata presentata ieri, nel corso di una conferenza stampa alla Camera dei deputati, da Sandro Curzi e Fausto Bertinotti, all'insegna del "Manuale di sopravvivenza alla Finanziaria" (sottitolo "non ne possiamo più") che accompagna oggi l'uscita del quotidiano.

«Il lettore si troverà queste quattro pagine - ha detto il direttore di "Liberazione" - che seguono un tentativo di informazione "altra", cominciato la settimana scorsa quando abbiamo pubblicato il testo integrale di Bush sulla guerra. Una traduzione senza commenti per dare ai lettori qualcosa su cui ragionare. Il tentativo del giornale è di coinvolgere i nostri lettori, fornendo informazioni semplici e chiare e ottenendo dal lettore osservazioni precise ed anche contestazioni. Questo supplemento - ha concluso Curzi - è uno sforzo in questa direzione».

«Noi vorremmo richiamare l'attenzione su una modalità di approccio a una questione importante come la Finanziaria - ha esordito il segretario del Prc - che abbia un qualche rilievo dal punto di vista democratico del Paese. Si parla molto della crisi delle istituzioni e della loro separatezza dalla società civile. Il nostro è un modesto concorso a mettere in discussione questa separatezza. Lo facciamo con un inserto di "Liberazione", ma anche come strumento di partecipazione che costruiamo nel Paese mentre il Parlamento discute la legge di bilancio dello Stato. La nostra proposta è di arrivare a fare "100 manifestazioni in 100 città", invitando a partecipare anche forze politiche diverse dalla nostra. Cominceremo da Bari e finiremo a Torino, dove ci conduce obbligatoriamente la vicenda della Fiat».

«La presentazione di questo inserto - ha precisato Bertinotti - è l'indicatore di contenuto di questo percorso di partecipazione democratica. Uno degli elementi importanti della democrazia è la leggibilità da parte degli "ultimi" dei grandi fatti. Se uno è in grado di scorrere queste pagine: un lavoratore di Arese piuttosto che di Mirafiori, un giovane che si appresta ad andare a Firenze, una donna che fa il suo doppio lavoro in casa e nella società, può trovare qui uno specchio del rapporto tra la realtà della propria esistenza e una politica che ne aggrava le sue condizioni».

Il ragionamento si snoda così, elenca poi con puntiglio: «Primo, l'analisi del paese, la fotografia di un paese malato. Non si tratta di una malattia qualsiasi, ma di una patologia di classe, che si evince dal fatto che in Italia la moneta e i prezzi sono europei mentre i salari, gli stipendi e le pensioni no. Il secondo spaccato è su come intervenire. Nella Finanziaria la risposta è aggravando la malattia e la disuguaglianza con tagli, sacrifici e regali. I regali sono per i ceti possidenti, i tagli e i sacrifici per i ceti popolari. Ma la manovra interviene anche sullo spostamento del confine tra economia legale e quella illegale, incorporando pezzi di economia illegale e facendola diventare legale. I condoni sono una delle manifestazioni più evidenti di questo slittamento dei confini. Contemporaneamente si fanno dei tagli e si chiedono sacrifici. Inviterei a guardare con attenzione il capitolo di chi ci guadagna e di chi ci rimette: considerando una famiglia media si vede bene che gli sgravi fiscali non compensano i cittadini del minor trasferimento ai Comuni, della reintroduzione dei tickets e della perdita del potere d'acquisto di salari e pensioni».

«Va aggiunto - incalza Fausto Bertinotti - ciò che la Finanziaria non fa e che produce l'aggravamento della malattia: non interviene sull'allargamento della domanda. Un altro esempio di quello che non fa è la Fiat. Il rischio della precipitazione inuna crisi sociale è ormai alle porte. Si rende necessario un intervento strutturale che sganci la Fiat dall'americanizzazione della produzione automobilistica e introduca la partecipazione del pubblico. Non ci sono altre ipotesi. Infine, in tema di redistribuzione, avanziamo quattro proposte: l'adeguamento automatico delle retribuzioni e delle pensioni all'inflazione reale; l'introduzione del salario sociale; il blocco e la riforma delle tariffe per i consumi sociali; un tetto massimo alle retribuzioni, in particolare quelle pubbliche, che per ragioni etiche stabilisca che in un ventaglio che va da 1 a 10, oltre non ci possa andare nessuno. Parte da qui - ha concluso il segretario - la ricostruzione di un tessuto di partecipazione e di democrazia nel Paese, per rimettere la politica in un rapporto diretto con l'esperienza della gente comune».

Gemma Contin
Roma, 1 novembre 2002
da "Liberazione"