Intervista con Patrizia Sentinelli: il 14 settembre, il Prc ci sarà

Manifestazione del 14 settembre a Roma, Rifondazione: «Portiamo l'autunno tra i girotondi»

Girotondo del 14 settembre: c'è posta anche per noi. Parecchi lettori hanno scritto a Liberazione per annunciare la loro adesione all'appuntamento di Piazza del Popolo e, sulla pagina delle lettere di oggi, spicca quella di Cesare Salvi e Aldo Tortorella che con la presenza a Roma di "Socialismo 2000" e dell'Associazione per il rinnovamento della sinistra intendono «rilanciare la più complessiva battaglia democratica anche sul terreno sociale, su quello della libertà d'informazione e contro il rischio di una nuova guerra». Ma la loro non è l'unica lettera in circolo.
Dalle colonne del prossimo numero del settimanale Carta, Gigi Sullo scrive a Nanni Moretti per invitarlo al prossimo social forum europeo di novembre, la "Porto Alegre d'Europa". Il direttore di Carta, che invita la galassia no-global a partecipare il 14 settembre, è convinto che «il soprassalto morale» dei girotondi «abbia molto a che fare» con le ragioni di chi è stato a Genova e sarà a Firenze per il Fse. Prima ancora, a metà agosto, c'è stato uno scambio di missive tra il presidente dell'Arci, Benetollo - che chiedeva di aprire il confronto - e il leader dei girotondi fiorentini, "Pancho" Pardi che aveva evidenziato come, su temi scottanti - la Bossi-Fini o l'attacco all'Iraq - sia ancora lontana una posizione comune tra i soggetti in questione.

Insomma, i riflettori sono tutti accesi sull'appuntamento di Piazza del Popolo, e Rifondazione che cosa farà? Lo abbiamo chiesto a Patrizia Sentinelli della segreteria nazionale del Prc.

«Rifondazione comunista ci sarà - esordisce - rispettando lo spirito di una convocazione in cui avvertiamo un bisogno, una spinta per un'opposizione radicale che vada oltre l'appiattimento di certe pratiche uliviste. Però, per ricostruire questa opposizione efficace, occorre cogliere il dato sociale e non bisogna oscurare le responsabilità dirette del centrosinistra rispetto all'omologazione su temi "di destra" come la privatizzazione della scuola o la flessibilità del lavoro.

Stai dicendo che bisogna portare "l'autunno", l'autunno caldo, tra i girotondi?

Sì, dico che va ricostruito un nesso forte tra l'opposizione alle destre e al loro governo e la questione principale, quella sociale.

I promotori insistono nel chiedere l'adesione dei partiti ma chiedono di non portare bandiere in piazza.

La nostra esperienza nel movimento dei movimenti ci insegna che, di fronte alla crisi della politica, va ripensato senza alcuna contrapposizione, il rapporto tra movimenti e partiti: in quella crisi vanno ritessuti i fili sociali così da ricostruire un protagonismo consapevole e destinato a durare. Noi suggeriamo una continuità di iniziativa che leghi la piazza del 14 con le scadenze d'autunno. Penso allo sciopero generale o alla battaglia referendaria (che dopo la raccolta delle firme è appena all'inizio) che saranno anche gli assi centrali della manifestazione promossa dal Prc per il 28 settembre. Va colto un fatto, che Berlusconi non rappresenta un'anomalia ma la punta avanzata di una modernità senza progresso e scissa da ogni riferimento all'equità sociale. Infatti, il suo carattere autoritario è analogo a quello che produce la guerra permanente e l'eclissi di democrazia portata dalle forme del neoliberismo.

Dai girotondi all'alternativa la strada è ancora lunga?

E' all'inizio: noi cogliamo l'istanza democratica che si sta manifestando, saremo in piazza sulla base di una piattaforma attenta ai temi della giustizia -senza assecondare spinte giustizialiste - ma la pensiamo legata alla costruzione di un'alternativa fondata sulla lotta alla guerra e al neoliberismo. Dunque, quell'istanza democratica ha il dovere di interrogarsi sulla natura sociale della crisi democratica e porsi il problema vivere dentro un'ipotesi alterativa.

A novembre, a proposito di alternativa, ci sarà il forum sociale europeo di Firenze.

Allora potrà essere l'occasione, per questo movimento, di dimostrare se avrà voglia di "farsi attraversare" e criticare le idee di rigidità economica, l'attaccamento al patto di stabilità oppure stare lì a dare suggerimenti all'Ulivo o a tirare i leader per la giacchetta.

C'è un po' di freddezza per i girotondi da parte di alcuni settori di centrosinistra.

Perché dimostrano la volontà di non essere disturbati, come a dire "noi siamo la leadership più affidabile, non ci può essere confusione di ruoli tra base e vertice". E questi settori, anche in questa occasione, dimostrano di non essere in grado nemmeno di collegarsi ai sussulti democratici della società.

Su tutti i movimenti, comunque, pesa l'anatema lanciato sulla legittimità della piazza. Ultimo in ordine di tempo, il presidente del Senato, Pera.

Ecco, questo aspetto delle destre è davvero preoccupante perché ne svela il volto autoritario. Si demonizza la piazza perché non influenzi le decisioni di chi vuole governare senza controlli. E' un attacco alla convivenza perché, quando si separa la politica dalle istanze sociali e civili, si valorizza una tecnocrazia a-democratica o, addirittura autoritaria. E così arrivano gli attacchi della repressione.

Checchino Antonini
Roma, 30 agosto 2002
da "Liberazione"