Roma, 14 settembre 2002

In piazza San Giovanni i politici sono coi «girotondi». Chi più, chi meno

fausto bertinotti, unità

Stavolta i politici stanno alla finestra, e la finestra e la platea sotto il palco. Sono lì Fassino, Bertinotti, Rutelli, Pecorario Scanio e tutto il centrosinistra. Per ascoltare Moretti e i girotondisti che si alternano sul palco. Alcuni non sono abituati e si muovono un po' spaesati. Altri, invece, si rilassano: per una volta parlare non è compito loro. Tutti, comunque, d'accordo: i girotondi hanno una funzione importante per la crescita del centrosinistra. E coloro che la pensano così solo in parte, magari, mandano a dire che quella di San Giovanni è «una grande manifestazione, molto bella e colorata» e il discorso di Moretti gli è sembrato «bello e efficace nella comunicazione, sereno, pacato ed equilibrato nell'impostazione politica». Parola di Massimo D'Alema.

Ma la maggior parte dei politici è lì, con il popolo dei girotondi. Ci sono i massimalisti alla Pecoraro Scanio che si sente a casa e si definisce un «movimentista» e «parte di questo movimento». «I movimenti - spiega il leader dei Verdi - sono la politica. I partiti devono stare nei movimenti. La piazza, è chiaro, non basta, perchè noi siamo sempre quelli che riempiono le piazze ma non riempiono le urne. È il momento di cambiare questa tendenza, certo. Ma dai girotondi deve partire lì l'impulso per avviare lo strumento che può davvero cambiare le cose: il referendum». Altro massimalista eccellente è sicuramente Sergio Bertinotti che ascolta Moretti proprio sotto il palco. Anche il leader di Rifondazione sembra a proprio agio, e invece del «movimento» preferisce parlare dei movimenti «che, insieme, devono elaborare una piattaforma comune sui temi centrali, innanzitutto la guerra». Ma per Bertinotti «la politica senza i movimenti non esiste». E poi c'è Giovanni Berlinguer, leader del "correntone" Ds, secondo il quale i girotondi sono la «dimostrazione che l'Ulivo deve aprirsi ai movimenti e alla società civile» e definisce la manifestazione di San Giovanni «un incoraggiamento a andare avanti».

Ci sono poi i “battitori liberi” alla Sergio Cofferati, il più applaudito, secondo il quale i girotondi «devono essere considerati come uno stimolo e non devono rappresentarsi in politica. Nessuno di questi movimenti vuole diventare partito» dice Sergio Cofferati. Ed è meglio così, aggiunge, perchè non è quella la loro funzione. Infine ci sono i girotondisti più cauti, come il segretario dei Ds, Piero Fassino, forse il più richiesto dai giornalisti. «I movimenti sono importanti - chiarisce subito il leader dei democratici di sinistra - ma devono essere saldati dai partiti. Il valore dei movimenti è importante ma importante deve essere anche quello dei partiti». E la manifestazione di San Giovanni è «una sollecitazione al centrosinistra a tradurre la nostra opposizione in una proposta politica che sia vivibile come alternativa al centrodestra, ed è quello che stiamo facendo». Quando Moretti pronuncia poi il nome di Francesco Rutelli, non tutti i girotondini sembrano entusiasti. Ma il leader dell'Ulivo è lì, anche lui per ascoltare. «Il nostro popolo oggi ha raccolto qui un invito saggio da parte di associazioni ed esponenti della società civile che si sono impegnati, e mi auguro continuino a farlo, per una vera e propria rifondazione dell'Ulivo» dice Rutelli. «Una rifondazione che deve partire dal basso e coinvolgere non solo i girotondi ma anche altri settori della società civile». Infine c'è Pierluigi Castagnetti, leader della Margherita, secondo il quale i girotondi non diventeranno un movimento. «Sarebbe un errore, di partiti in Italia ce ne sono già tanti e molti di quelli che sono in questa piazza un partito già ce l'hanno. Questa è un' altra Italia, non la ingabbiamo».

Quest'altra Italia senza politici applaude insomma la società civile che sale sul palco. Moretti fa l'appello dei politici presenti. Bertinotti e Berlinguer sono i più applauditi. Dopo Cofferati, naturalmente.

Antonio Iovane
Roma, 14 settembre 2002
da "L'Unità"