Sindacato e politica

Dove vanno gli "orfani" di Cofferati?

Considerazioni sul documento di Claudio Sabbatini, Fulvio Perini, Gianni Rinaldini, Gian Paolo Patta, Paola Agnello

Da alcuni giorni varie indiscrezioni giornalistiche stanno informando dell'esistenza di un appello lanciato da cinque sindacalisti (Agnello, Patta, Perini, Rinaldini e Sabattini) che pone il problema del peso e della rappresentanza dei lavoratori all'interno della politica. I contorni di questa iniziativa sono ancora largamente indefiniti e per questo risulta interessante un articolo uscito ieri sul Corriere della Sera in cui il segretario confederale della Cgil Gian Paolo Patta, avanza una serie di riflessioni. In primo luogo emerge il fatto che gli interlocutori privilegiati dell'iniziativa stanno in primo luogo nella sinistra ds, nei Verdi e nei Comunisti italiani. Una iniziativa che nasce quindi nell'ambito di chi ha riposto molte aspettative sull'iniziativa politica di Cofferati e che adesso non si sente rappresentato dalle scelte dello stesso. Patta individua infatti una contraddizione tra l'azione di ripresa di conflittualità sociale operata da Cofferati e il suo collocarsi all'interno dell'Ulivo: una collocazione che non risponderebbe alla domanda politica che da quelle manifestazioni è emersa. L' appello pone quindi il problema della costruzione di una risposta politica alle lotte sociali che non individua l'Ulivo come il contenitore in cui far maturare questa risposta.

Qust'ultimo è un passaggio politicamente significativo che mtte il dito, una volta di più, sul a crisi di credibilità in cui versa l'Ulivo. Più problematico il ragionamento di Patta sul terreno dell'interlocuzione con Rifondazione Comunista che viene accusata di essere troppo interessata al movimento dei movimenti. Facciamo solo, in replica, due sempi. Senza Rifondazione Comunista non si sarebbero mai raccolte le firme necessarie a fare i refendum sull'estensione dello statuto dei lavoratori, così come nella vicenda Fiat non sarebbe nemmeno stata avanzata l'ipotesi della nazionalizzazione. Sono segnali di disinteresse al mondo del lavoro?

In secondo luogo, questa contrapposizione tra lavoratori e movimento no global ci sembra strana proprio a partire dall'esperienza concreta (basti vedere come si è collocata la Fiom in questi anni) e sbagliata per le prospettive. Vanno combattuti tentativi interclassisti di rappresentare tutto e tutti, non i processi di unificazione dei diversi soggetti sociali antagonisti.

Rina Gagliardi
Roma, 26 novembre 2002
da "Liberazione"