Il documento comune approvato all'iniziativa del 12 dicembre

Alla ricerca della politica perduta: è possibile una rete della sinistra alternativa in Italia e a Milano?

Milano, 12 dicembre, Camera del Lavoro

L'assemblea nella quale ci ritroviamo questa sera è uno dei tanti momenti di questo complesso passaggio storico in Italia e nel mondo. Da una parte, una cupa atmosfera di guerra che incombe non solo sul popolo iracheno, ma sull'intera umanità. Solo un episodio della guerra infinita, globale che i dominanti su scala mondiale hanno dichiarato unilateralmente. E' anche la guerra, a guida americana, del mondo occidentale contro il Sud del mondo, con il pretesto della lotta al terrorismo. L'aspetto brutale ed evidente dell'altra guerra di rapina e di oppressione che il mondo sviluppato da sempre conduce nei confronti delle periferie del mondo.

Dall'altra, l'opposizione a questo stato di cose. L'atmosfera di speranza e di salvezza del pianeta e della civiltà umana suscitato dal movimento contro la globalizzazione neoliberista che in questi anni segna il nuovo protagonismo della società civile mondiale. Un cammino contrassegnato da tante pietre miliari. Della protesta, da Seattle a Genova, ma soprattutto della elaborazione di proposte alternative al corso dominante, della globalizzazione della giustizia sociale, della solidarietà, della cultura, della politica rifondata e rinobilitata, della pace, della democrazia, della salvaguardia delle basi fondamentali della vita del pianeta. Le pietre miliari del Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre e, recentemente in Italia, del Forum Sociale Europeo di Firenze.

Unità e radicalità

Entro questo contesto, entro questo quadro di riferimento, operiamo in Italia. Da una parte, il tentativo della destra al governo di portare a fondo l'assalto neoliberista in tutti i campi. Dalla distruzione dello stato sociale, alla giustizia, alle politiche sociali, dalla scuola al controllo esclusivo dei mezzi di informazione di massa, alle privatizzazioni. Con una opposizione di centro-sinistra a dir poco insufficiente e inadeguata al compito di contenimento e di risposta efficaci.

Dall'altra, una generale attivizzazione e dinamicizzazione della società italiana. Di pezzi di società civile, di risveglio di energie del lavoro dipendente e sindacali, di giovani e meno giovani, di risveglio di energie politiche assopite e scoraggiate della sinistra storica. Insomma, una generale dinamicizzazione della società italiana, attraverso i girotondi, la difesa della giustizia uguale per tutti, la difesa dei diritti, gli scioperi generali e le lotte attuali contro la Fiat, la mobilitazione contro la guerra. Una mobilitazione intergenerazionale che urge e spinge, domanda alla sinistra politica risposte ineludibili.

In questo quadro, si sono attivate forze politiche e sociali che spingono verso una ridislocazione della sinistra. Molte ipotesi sono in campo. L'auspicio dei promotori di questa serata è che queste ipotesi in campo concorrano lealmente, si contaminino anche, ma che cerchino al contempo di non attivare dinamiche conflittuali, che potrebbero rivelarsi disastrose.

Per questo occorre saper essere radicali e unitari nel tempo stesso: radicali nei contenuti, nel merito del progetto da costruire, con approfondimenti e proposte che leghino i grandi valori etici e sociali che mobilitano con la politica quotidiana, con la necessità di sentire che le cose possono cambiare qui e ora. Pensare globalmente e agire sul terreno locale e nazionale oggi ha ancora più senso e valore perché pone al centro il nodo della partecipazione di queste nuove energie, di queste grandi domande.

Lo diciamo da questa città, nella quale più aspre sono le contraddizioni, più distanti le istituzioni dalla società, più violento il volto dell'egoismo e più arida la convivenza. Una città nella quale la sinistra soffre forse più che altrove le ferite della sua storia recente, la difficoltà di indicare le proposte che le diano un ruolo non di semplice opposizione, quasi di rincalzo alla politica dell'amministrazione. E che per questo ha bisogno di riprendere i fili che la leghino alla società partendo dalle cose da fare, dalle forme nuove nelle quali essa si organizza, in un processo continuo di mutamento economico e sociale.

Anche per questa ragione, per il punto dal quale la facciamo, la proposta di lavoro comune che avviamo oggi con questa iniziativa è ancora più importante. É ancora più significativa: una sfida per noi prima di tutto, una misura della nostra capacità di dare alla sinistra alternativa ragioni fondate, legittime, urgenti per essere il perno del cambiamento necessario.

Due coordinate

Occorre quindi - e ve lo proponiamo - un lavoro che abbia interlocutori nel tessuto sociale, un lavoro in cui concorrano forze politiche e di movimento, pezzi di società civile, di associazionismo, di sindacati storici e autorganizzati, energie intellettuali e morali che pongono molte istanze, tutte convergenti in due parametri di riferimento, due stelle polari di orientamento: no al neoliberismo, no alla guerra. Semplicemente, i parametri di riferimento di Porto Alegre. No alle privatizzazioni dell'acqua, dell'aria, del sapere, della democrazia, della giustiza. No alla guerra, alla barbarie contemporanea, che tutto espropria. Per una politica dei beni comuni irrinunciabili della società civile mondiale e italiana.

Nel mondo unificato e omologato dal capitalismo tutto si tiene. Ancor più oggi, nell'epoca dell'interdipendenza vertiginosamente accelerata della globalizzazione neoliberista. Siamo pertanto consapevoli che esista un legame, un nesso tra articolo 18, legge Cirami, devolution, totale occupazione della Rai, le peggiori sortite berlusconiane, ecc. con i licenziamenti della Fiat, i campi di concentramento per i migranti, la privatizzazione del sapere e dell'educazione, il fallimento di Johannesburg, di Kyoto, l'irreversibile degrado del pianeta, la guerra permanente globale, vera sintesi dell'imbarbarimento di questo modello di sviluppo, di questo capitalismo, di questo neoliberismo.

Siamo consapevoli che esista un legame tra degrado del tessuto sociale e civile, del degrado ambientale, dell'aria, del traffico, e le subculture dell'indifferenza, se non proprio l'ostilità nei confronti dei più deboli, dei più indifesi di una città e di una provincia come quella di Milano, un tempo additata a culla della civiltà dell'accoglienza, del rispetto, della cultura.

Mobilitarsi solo per la giustizia o per le malefatte della destra. Indignarsi solo per Berlusconi è condizione necessaria, ma non sufficiente. Il tutto si tiene anche nell'indignazione e nella mobilitazione conseguente. Occorre indignarsi anche, e ancor più, per la riduzione dei lavoratori e delle lavoratrici a cose, per la distruzione della Costituzione italiana, a partire dall'articolo 11 (en passant, ricordiamolo, distruzione già attuata nella guerra dei Balcani), per la privatizzazione dell'acqua, per un modello di sviluppo che dilapida le risorse ambientali, che condanna al consumismo e allo spreco una parte della società, all'indigenza e al bisogno umilianti un'altra parte.

All'ordine del giorno c'è il riprendersi in mano la politica nella sua accezione nobile, per una rifondazione della rappresentanza, della democrazia rappresentativa. Come arena in cui l'intero storico-sociale abbia visibilità e cittadinanza. Una politica che eviti i due mostri speculari, da una parte la Scilla del politicismo esangue, non più vivificato dalla linfa della relazione efficace con la società, con i soggetti sociali che dovrebbe rappresentare, dall'altra la Cariddi dell'antipolitica, della delusione e dello scoraggiamento di molto popolo di sinistra, a causa della politique politicienne, dei ceti politici della sinistra storica, che in gran parte non dicono e fanno più cose di sinistra. Insomma, un lavoro che pone al centro politiche sociali, ambientali, culturali alternative al corso della destra dominante. E non come semplice correttivo di facciata, non come semplice temperamento delle politiche della destra.

Lo spirito di Porto Alegre

Per fare questo siamo consapevoli che queste grandi parole - contro la guerra contro il neoliberismo - vanno declinate, trasformate in pezzi di progetto, in pratica quotidiana, nella ricerca comune dei nuovi parametri, delle nuove coordinate che ci impongono i nuovi modi di produzione, le nuove forme dell'organizzazione del lavoro e della società.

Un lavoro che impari dallo "spirito di Porto Alegre", come inclusione e aggregazione di sempre più vaste masse di esseri umani, di soggetti, resi persuasi, conquistati dalla ragionevolezza e dalla legittimità storica, sociale ed etica delle proposte che la sinistra alternativa che vogliamo è in grado di mettere in campo. Questa è la ragione per cui ci ritroviamo questa sera.

Con l'iniziativa di questa sera vogliamo iniziare, non concludere un percorso. E per questa ragione il modo con il quale partiamo è importante. Abbiamo intenzione di proseguire in questo lavoro, in questa interlocuzione. Scegliendo il terreno della politica, una politica radicata nei movimenti sociali, aperta, ricca di cultura, di contenuti e di iniziativa, troveremo insieme le forme, i modi per definire il confronto e il suo svilupparsi. La "convergenza nella diversità" è un altro carattere distintivo dello "spirito di Porto Alegre". Abbiamo intenzione di consultarci periodicamente, di organizzare appuntamenti comuni, di associare altre forze, mantenendo l'autonomia e la peculiarità di ognuno. Animati dallo spirito del tempo. Tra viva preoccupazione per la guerra ormai in atto, per la pericolosità della destra e speranza fondata e concreta per le migliaia di persone, di giovani, di donne, di uomini che in varie forme oggi esprimono il bisogno profondo di un legittimo e sacrosanto cambiamento. Un altro mondo, un'altra Europa, un'altra Italia, un'altra Milano sono possibili.

Associazione Culturale Punto Rosso - Forum mondiale delle Alternative,
Partito della Rifondazione Comunista,
Miracolo a Milano,
Attac Milano,
Carta - Cantieri sociali,
Acea,
Associazione per il Rinnovamento della Sinistra,
Rete di Lilliput - Nodo di Milano,
Socialismo 2000,
S. in Cobas,
Convenzione per l'Alternativa,
Rivista Alternative,
Il Cantiere
Milano, 14 dicembre 2002
da "Liberazione"