La discussione sul referendum deve divenire occasione di un vero confronto consapevole: uno spazio
pubblico in cui si riconosca e si esprima il peso e la gravità delle questioni in gioco. Il
referendum infatti, per quanto non riguardi direttamente la prima parte della Costituzione in termini
di principi fondativi e diritti basilari dei cittadini, in realtà affronta le questioni che
li condizionano: le questioni dei poteri e delle forme di governo e della stessa struttura
dello Repubblica, istituzioni e vita civile; si tocca quindi il cuore della espressione della democrazia,
delle autonomie dei soggetti sociali e delle diverse istituzioni nelle relazioni con il popolo.
Per vincere si ritiene infatti essenziale motivare e mobilitare per il “no” proprio
chi ritiene fondamentale il federalismo e la ricostruzione democratica dal basso espressa dall’autonomia
sociale e dalle istituzioni di base, municipali in primo luogo.
E’ importante che su questo punto non ci siano equivoci: non si vota “no” per avere
più centralismo ma proprio, al contrario, per liberare una prospettiva di autonomia e di federalismo
reale che in parte si sta già praticando nelle esperienze di partecipazione e di democrazia
locale. Ricordando che il federalismo è una antica battaglia della sinistra, del pensiero
libertario, liberale democratico e del solidarismo cristiano e che è affermato nella Costituzione
come valorizzazione delle autonomie, prima di tutto dei Comuni.
Non si può contare su un voto “in negativo”, difensivo, di reazione, che
può perdere e comunque vincendo non costruisce futuro migliore:
Perciò il voto va motivato e sostenuto da percorsi vivi in campo in quella direzione di costruzione di autonomia e nuova democrazia, da quei progetti e quelle speranze.
Per questo la Rete del Nuovo Municipio propone un contributo al referendum che muove da ciò che è proprio
della esperienza e del messaggio che la Rete può fornire: un percorso in atto di uscita dalla
crisi attuale della democrazia a partire da forme di democrazia partecipativa (espressione di autonomia
e responsabilità sociale) come rigenerazione della autonomia delle istituzioni di base sino
a ridefinire forme e funzioni delle istituzioni in generale, dai comuni allo stato. Un percorso dal
basso che costituisce la base di un federalismo reale, democratico e solidale.
Questo percorso è praticato da centinaia di Comuni, molte Provincie e Regioni che collaborano
nella Rete insieme a soggetti dei movimenti, associazioni come Arci, Attac, Lilliput, Distretti di
Economie Solidali, laboratori universitari di ricerca.
Il “Federalismo municipale solidale” è stato proprio il tema dell’ultima
assemblea nazionale di Bari della Rete del nov. 2005, coorganizzata con la Regione Puglia, il Comune
di Bari, ed in collaborazione con molti altri enti e soggetti. Ai materiali di questa assemblea si
rimanda sul sito della Rete).
In questo spazio civile del municipalismo (nei comuni e ora esteso come principio negli altri enti
di scala maggiore), in questo spazio pubblico nella Rete e più diffusamente nel Paese, si
esprimono esperienze fondamentali su due poli che sono anche i due cuori della Carta del Nuovo
Municipio:
Un primo punto fermo è posto da queste pratiche: il federalismo delle autonomie non si decide per legge ma è fondato (e poi normato in legge o in politiche) sul riconoscimento delle pratiche sociali ed amministrative, sui tracciati della autonomia reale che si sperimenta sul campo. Il federalismo si costruisce “dal basso” nei territori e non si devolve per legge dall’alto e contro le autonomie di base.
Invece proprio in questa direzione opposta (dall’alto, autoritaria, contro le autonomie di
base) si è espressa la politica che in questi anni ha condotto alla modificazione della
Costituzione del centro/destra anticipandone i contenuti nel governo e nel processo di trasformazione
regressiva della cultura civile.
Ed infatti i soggetti ed i percorsi della democrazia di base e della autonomia municipale sono
divenuti il nemico principale, il bersaglio fondamentale delle politiche autoritarie e centralista
del berlusconismo e quindi della stessa “devolution” che di questi politiche è il
coerente prodotto. Attraverso una riduzione dell’autonomia del ruolo del cittadino e mediante
una riduzione del ruolo delle autonomie istituzionali di base.
Si possono indicare le basi politiche e culturali da tempo in atto che precedono e che esprimono in coerenza questa modifica delle regole costituzionali del centro-destra.
E’ questo progetto che spiega la natura delle modificazioni costituzionali proposte:
Questo quadro di modifiche costituzionale è anche contradditorio ed inefficiente (potremmo
estendere alla riforma l’espressione usata da Calderoli per definire la nuova legge elettorale),
in ordine alle cose già sopra dette e altre rilevate da molti costituzionalisti: l’esclusività pretesa
e insieme contraddetta delle attribuzioni alle Regioni, il Senato delle Regioni che delle regioni
non è, il federalismo che è solo proclamato e non c’è, l’autonomia
fiscale non trattata, il pasticcio delle diverse modalità di formazione delle diverse leggi
(di competenza regionale, mista, statale, ecc.
Ma questo imbroglio inefficiente ed ideologico non è tuttavia per questo meno pericoloso,
rappresenta comunque quel lucido progetto implicito reazionario che si è detto e va quindi
respinto con determinazione.
Questa legge costituzionale rappresenta il tradimento della Costituzione nata dalla resistenza :
il tarlo autoritario ed il falso federalismo, cui si deve dire NO per ricominciare il discorso partendo
dal federalismo della costituzione data e dal suo sviluppo come avanzamento che nuove pratiche e
nuove domande richiedono.
Per questo oltre al “no” nel referendum alla devolution ed alla “democrazia” autoritaria
va detto un “sì” ad altre forme di federalismo dal basso che vivono nei territori
insieme ad altre forme di costruzione di nuova democrazia partecipativa.
L’alternativa a questo stato di cose trova radici quindi in un nuovo modello di democrazia
partecipativa come fondazione di autonomia istituzionale degli enti locali:questo è essenzialmente
il “federalismo municipale solidale”.
Che prima di tutto è autonomia dei soggetti sociali, possibilità di espressione,
di iniziativa, di progetto; che diviene fondazione di spazio pubblico quando si rapporta alle istituzioni
di base e interagisce con la rappresentanza sviluppando elementi di “democrazia diretta” partecipativa,
consensuale e/o generata dai conflitti (un “nuovo paradigma della democrazia”); e quando
assume contenuti solidali, relazionali, di nuova cittadinanza, di responsabilità sui beni
pubblici e territorio, su altre economie: “una neopolitica” quindi.
In questo si riconosce in un modello del federalismo che si può definire (con Pino Gangemi
che richiama Silvio Trentin) “federalismo per partecipare”, che sviluppa democrazia radicale
come fondamento di ogni autonomia; contapposto ad un “federalismo per decidere” (basato
su modalità formali, contrattuali, mercantili) espresso da alcuni teorici della destra
e che è anche in parte alla base della devolution.
Si tratta di un approccio al federalismo che quindi è fondato sulla partecipazione e sulla
interazione; e muove dallo spazio municipale, dall’istituzione di base; e di lì nasce
la generazione di rapporti della stessa natura (interattiva, partecipativa, espressioni di responsabilità e
iniziative, di cittadinanza attiva) in più ampi contesti e più alti livelli.
Già le reti di cooperazione intercomunale esprimono un municipalismo di area vasta con capacità di
gestire elementi di locale strategico: il municipalismo è cioè multidimensionale, è federalismo
tra locali.
Questo principio viene ora proposto nella sua estensione agli enti locali di scala superiore.
E’ in atto nella Rete una relazione tra Province che definisce la figura della “Provincia
dei Comuni” fondata su modalità di “copianificazione” coi Comuni, di potenziamento
dei processi locali e di partecipazione diretta degli attori a politiche di scala maggiore.
Lo stesso ruolo delle Regioni va reinterpretato come alternativo al ruolo loro assegnato dalla “devolution”.
Per un ruolo di indirizzo, di produzione di scenari condivisi per la cooperazione sulle gradi poste
in gioco. La Rete del Nuovo Municipio ha ora dato luogo in tal senso ad una Conferenza delle Regioni
(7 regioni coinvolte), E studia con la regione Toscana un legge per la partecipazione in ambito regionale.
Questo induce una riflessione generale sulla stessa funzioni del governo nazionale e sulle collaborazioni
tra aree territoriali nazionali e transnazionali.
Il federalismo municipale e solidale non è solo una proposta ed una pratica dei processi democratici e federali; è contestualmente progetto che sostanzia la partecipazione, progetti e politiche su fronti che nascono nei comuni e nelle reti locali sul welfare, sulla cittadinanza , sui servizi e innanzitutto sul territorio e sui beni pubblici.
“…Di fatto e sempre più programmaticamente: