Dal sindacato al partito per guidare la più grande federazione d'Italia

Sfida a Milano, in movimento

Parla Augusto Rocchi, nuovo segretario provinciale di Rifondazione

«La sfida nella città, che lanciamo con i movimenti al centrosinistra, è quella di costruire da subito un programma, di opposizione, di alternativa per strappare Palazzo Marino alle destre». Lo sfidante è Augusto Rocchi, da mercoledì notte segretario provinciale di Rifondazione comunista a Milano. La sua è la più grande federazione d'Italia: 4050 iscritti, 98 circoli e una media elettorale intorno all'8%. Sono questi i numeri che dovrà "governare" l'ex sindacalista quasi cinquantenne. Metalmeccanico e bancario, in gioventù, Rocchi nel '76 si licenzia - e lascia per la prima volta la Cgil - per andare a dirigere la Fgci milanese. Seguirà una stagione di incarichi tra i giovani del Pci e un ritorno alla Fiom della Brianza all'inizio degli anni '80 fino alla vicesegreteria della Camera del Lavoro meneghina che ha lasciato solo per guidare il Prc. Della sua storia, ama ricordare la lunga battaglia contro la chiusura della Innocenti Maserati, la costruzione dell'Area dei comunisti - prima - e di "Cambiare rotta" poi, la protesta contro la guerra in Jugoslavia e in Afghanistan, l'opposizione al Patto per Milano firmato da Cisl e Uil sulla pelle dei lavoratori.

Non se l'aspettava Rocchi di ripetere il passaggio che ventisei anni fa lo portò dal sindacato al partito: «Per noi di estrazione proletaria - dice con orgoglio a Liberazione, sia l'uno che l'altro sono stati luoghi di emancipazione complessiva, di studio, di crescita umana e culturale».

Perché questo passaggio Rocchi?

Per le scelte di rinnovamento fatte all'ultimo congresso, per la scommessa sui movimenti, sia quelli contro la globalizzazione, sia quelli dei lavoratori. Ecco, ora vorrei portare la mia esperienza di organizzazione nella costruzione di questa strategia, per riaprire - sulla linea congressuale - un dialogo sulla crisi del centrosinistra. La mia designazione, in qualche modo, esemplifica il senso della linea che il partito s'è dato.

Tuttavia la tua elezione è avvenuta a maggioranza, 47 a 41 ed 8 astenuti ed alcuni compagni che non hanno partecipato al voto, e dopo una lunga discussione (il Comitato Politico ha respinto le proposte di nuova segreteria, del nuovo presidente del Comitato Politico e del nuovo tesoriere). Su che basi è stata ottenuta?

47 a 41 è certo un segno della complessità del partito milanese. Di tutto ciò va dato atto al gruppo dirigente uscente e al lavoro svolto finora. Sulla base del dibattito congressuale, ieri, è scaturita una maggioranza che ha scompaginato le storie precedenti. E lo spartiacque è stato costituito dalle tesi. Ora bisognerà governare con un'apertura a questo pluralismo interno e con una forte capacità di iniziativa.

Milano capitale del lavoro atipico, della precarietà, dell'aria irrespirabile. La sfida di cui parlavi all'inizio si annuncia durissima...

Sì, ragioneremo soprattutto di un nuovo welfare municipale, di qualità dello sviluppo, di lotta alle esclusioni.

Quali saranno i primissimi impegni della nuova federazione?

Ce ne sono due di portata generale: il primo è quello della campagna referendaria nell'ambito della quale, il 17 giugno, verrà in città Fausto Bertinotti. Con lui saremo al call center della Fiat di Arese, in piazza S. Babila per il banchetto delle firme e nel popolarissimo quartiere della Barona per un dibattito sul futuro della sinistra con Cesare Salvi. Il secondo impegno in agenda è la nostra festa provinciale di Liberazione, che tradizionalemente si svolge al Palavobis di Lampugnano - quest'anno dal 20 giugno al 15 luglio - e rappresenta per tutta la città un importante momento di dibattito politico e di produzione culturale.

Checchino Antonini
Milano, 31 maggio 2002
da "Liberazione"